domenica 15 marzo 2020
Wierer nel biathlon, Moioli nello snowboard e Brignone nello sci alpino: tre campionesse accomunate dall'orgoglio per le proprie radici
Trionfo. Dorothea Wierer

Trionfo. Dorothea Wierer - Ansa

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Dorothea, dopo Federica e Michela. Nei giorni in cui l’Italia è nella morsa del coronavirus, a scaldare il cuore ci hanno pensato tre “sorelle” azzurre delle nevi. Wierer nel biathlon, Brignone nello sci alpino e Moioli nello snowboard cross ci hanno regalato un tris incredibile mettendo in bacheca le Coppe del Mondo delle loro discipline. Sport spesso snobbati, di cui si parla sempre troppo poco, eppure non meno spettacolari e dignitosi di altri più remunerativi e mediatici. E non poteva chiudersi meglio per noi la stagione degli sport invernali, falcidiata come altri dalla pandemia in corso, con il volto bello e vincente di tre campionesse che ci rendono orgogliosi per le loro imprese. In un momento in cui nel nostro Paese è difficile parlare di sport la loro felicità mista ad amarezza per l’emergenza in corso è indice di una sensibilità non comune. Prima del campione c’è un grande uomo e una grande donna. E ci sono frangenti in cui è più evidente quanto ci siano cose più importanti nella vita, che valgono ben più di una medaglia. Una consapevolezza dimostrata dalle nostre tre fuoriclasse, così diverse ma così uguali nel riconoscere come la famiglia, gli affetti e la comunità vengono prima dei propri trionfi e sono alla base delle loro splendide carriere.

L’ultima regina a salire sul trono è stata l’irresistibile “Doro” Wierer, la 29enne altoatesina che ha vinto per il secondo anno di fila la Coppa del Mondo generale di biathlon, prima italiana degli sport invernali a vincere due Sfere di cristallo generali consecutive. Una stagione fantastica, segnata già dal bottino di medaglie (due ori e un argento) ai Mondiali nella sua Anterselva. Regina di uno sport che ormai ha appassionati in ogni angolo del pianeta, dalla Siberia al Nordamerica, la prima ad aver portato al poligono mascara, unghie smaltate e orecchini multicolor, non manca certo di personalità. E nei giorni prima delle gare aveva sbottato: «Sono un po’ delusa, è difficile rimanere concentrata in queste condizioni, stiamo passando tutti gran parte della giornata a vedere cosa succede in Italia e nel mondo, è difficile pensare allo sport». Scagliandosi contro la sua federazione: «Ha preso la decisione di farci correre quando tutto il mondo dello sport si è fermato, senza nemmeno chiedere il nostro parere. Evidentemente comanda il potere dei soldi e dei contratti, anziché la salute degli atleti». Con un messaggio di solidarietà per i nostri connazionali che aveva stampato anche sul paraocchi e sul caricatore della propria carabina: «Andrà tutto bene». Una carriera costruita e cementata anche tra le mura domestiche, dalla sua famiglia all’uomo con cui è sposata, di cui ha sempre ribadito: «Senza mio marito non ce l’avrei fatta».

Vincere, questa volta più che mai, per la propria gente e per gli affetti più cari. Una missione dichiarata anche da Federica Brignone, la prima italiana a vincere la Coppa del Mondo di sci alpino dopo l’annullamento delle finali in programma questo fine settimana in Svezia. Una conclusione anticipata che nulla toglie all’impresa della 29enne nata a Milano ma cresciuta in Valle d’Aosta, figlia d’arte di Ninna Quario, protagonista della Valanga Rosa negli anni Settanta e Ottanta. Nel corso dell’anno ha totalizzato 11 podi e ben 5 vittorie realizzando il record di punti per un’azzurra. Ha portato a casa anche due coppe di specialità, quella della combinata e quella del gigante in una stagione da favola al termine della quale ha sentito il bisogno di scrivere una lettera: «Cari italiani, io ce l’ho fatta in pista a superare le mie rivali, noi tutti insieme ce la faremo nella nostra vita di cittadini a battere un avversario temibilissimo, il coronavirus». E tanti ringraziamenti: «A cominciare dalla mia famiglia, che mi ha insegnato a vivere e non mi ha mai spinto a essere quella che sono. Davide, mio fratello, è stato fondamentale, credo fosse il solo, da sempre, a credere che io potessi vincere la coppa del mondo. E poi la squadra e le persone che lavorano per me con passione e dedizione dietro le quinte…».

E che dire allora di un’altra lettera, quella emozionante della regina azzurra dello snowboard cross, Michela Moioli, indirizzata a suo nonno, 84enne che sta lottando contro il coronavirus e a tutti i nonni provati da questa pandemia: «Mariti e mogli divisi, senza potersi abbracciare o salutare per un’ ultima volta. I nonni hanno vissuto le guerre, la fame e cose che noi neanche sappiamo. Sono come dei grandi alberi secolari: diamo per scontato che ci siano, ma poi, quando li tagliano, ci mancano. Lasciano un vuoto». Un trionfo dedicato a nonno Antonio e a tutti coloro che non vogliono arrendersi e continuano a sperare, firmato da ancora da una campionessa che il giorno dopo è riuscita a trattenere le lacrime: «Invito i miei connazionali a tenere duro, stavolta non mi commuovo perché noi siamo più forti».

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