mercoledì 17 luglio 2013
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Come un viaggio nel tempo, gli occhi di Shen Wei catturano la fantasia e affiorano ricordi di letture fanciullesche e personaggi fascinosi mentre racconta del suo lavoro di artista senza confini né di terre né di tecniche e del suo legame con l’Oriente e con l’Occidente: «Sono figlio di entrambi – osserva – e ho cercato di fondere gli insegnamenti ricevuti da questi due poco conciliabili emisferi». Un amalgama di forme estetiche che Shen Wei, cinese di nascita newyorkese di adozione, trasferisce nelle sue coreografie e che si fa filo narrativo avvolgente, impalpabile ragnatela di stilizzata bellezza e penetrante spiritualità.Strappato alle prove di Carmina Burana, lavoro commissionato due anni fa dal Teatro di San Carlo di Napoli e in scena al Massimo partenopeo dal 21 al 26 luglio, Shen Wei parla dell’opera di Carl Orff come di «una sfida, una grande operazione di opera-ballo in cui mi sono occupato dei movimenti dei cantanti, dei costumi, delle scene, dell’impianto visivo, ma soprattutto dei quaranta danzatori per cui ho creato assoli, duetti e parti d’insieme». Sul podio ci sarà lo spagnolo Jordi Bernàcer, per uno spettacolo che coinvolge tutte le forze artistiche del San Carlo: l’Orchestra, il Coro diretto da Salvatore Caputo, il Coro di Voci Bianche diretto da Stefania Rinaldi e il Corpo di Ballo diretto da Alessandra Panzavolta, con trentadue danzatori del Lirico e sette della Shen Wei Dance Arts, fondata dal coreografo cinese nel 2000. Le voci soliste sono il soprano Angela Nisi, il baritono Valdis Jansons e il controtenore Ilham Nazarov.Lei ha curato la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino 2008, riconoscimento in patria della sua fama, cosa l’ha affascinata nei «Carmina»?Sono due allestimenti differenti, ma non mancano elementi in comune: devi essere ben organizzato, attento ai dettagli, preparato. In entrambi ci sono diversi elementi: la musica, le canzoni, la parte visuale. Dei Carmina mi ha colpito la semplicità, intesa come valore, della musica, la purezza, la bellezza autentica e nei testi la passione per la vita. È diverso da tutto quello che ho fatto finora. Adoro la bellezza contenuta in questa semplicità. La musica di Orff è splendida, ma al tempo stesso è stata in qualche modo svilita e accerchiata dalla sua estrema popolarità in un mondo contemporaneo così commerciale e culturalmente povero. Tuttavia, nella sua essenza più profonda, racchiude purezza e bellezza che hanno ispirato il mio lavoro. Posso dire che ho voluto restituire al pubblico i Carmina nel loro autentico sapore e nella loro naturale leggerezza.I «Carmina» raramente sono stati allestiti in forma di balletto.Ho cercato di far emergere l’elemento-danza per una narrazione coreografica in cui i movimenti, che si susseguono l’un l’altro, descrivono con gesti non soltanto astratti le parole delle poesie e le sensazioni della musica. In ogni modo, tutte le parti dello spettacolo concorrono a una creazione unica e totale, in cui la "drammaturgia" di Orff è stata arricchita da quattro brani inediti, tratti dal codice delle Cantiones Profanae, orchestrati da Jordi Bernàcer. Sarà tutto più interessante per la combinazione tra la musica di Orff, forte e potente, e quella delle Cantiones, semplice, calma e soave.Ci sono riferimenti a Napoli?Due: le statue classiche, ammirate al Museo Archeologico Nazionale, e di cui i cantanti saranno l’anima, e l’acqua, un richiamo al mare come fonte di vita, culla di civiltà.
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