martedì 1 novembre 2016
Per sedere sulle panchine molte società di dilettanti arrivano a chiedere denaro agli allenatori: tra i 10 ai 30mila euro. La denuncia dei mister Panno e Liberti
Vuoi allenare? Porta lo sponsor
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Siamo entrati nell’era dell’allenatore con lo sponsor. È la nuova frontiera del calcio sempre più in mano a logiche che sfuggono dal merito del campo. Alcuni tecnici nelle categorie -a cominciare da quelle dilettantistiche e giovanili - hanno una panchina perché portano soldi direttamente o attraverso imprenditori amici. Il fenomeno è diffuso a partire dai vivai (approssimativamente da Allievi o Juniores quando inizia ad avvicinarsi la prima squadra) e contagia diverse squadre di Eccellenza, Promozione, Serie D con qualche possibile caso (ce ne sono e siamo in attesa di outing) anche nel calcio professionistico. La denuncia è diventata pubblica attraverso una campagna su Facebook lanciata da due allenatori stanchi di sentirsi rivolgere la fatidica domanda: «Ti do la panchina, ma tu hai uno sponsor?», sempre più comune a livello dilettantistico dove i soldi non abbondano e c’è un certo interesse a fatturare (nei limiti consentiti) per poter detrarre grazie alla specifica disciplina fiscale dello sport di base. I due tecnici in questione sono Fabio Panno e Fabrizio Liberti che hanno allenato nel Lazio e, stufi di un certo andazzo, hanno lanciato lo slogan "Io non porto lo sponsor". A giudicare dalle adesioni, il problema è davvero sentito e non si limita al Lazio: sono tanti i calciatori e gli allenatori che inviano foto reggendo fogli di carta con la scritta «Io non porto lo sponsor» oppure «io sto con Fabio Panno e con Fabrizio Liberti». Anche in altre regioni italiane è forte il sospetto che molti allenatori di fatto paghino per avere una panchina (succede anche con qualche preparatore atletico).

Le conseguenze negative provocate da questo malcostume sono molteplici: «Per prima cosa tutti nello spogliatoio sanno che questo allenatore è lì non per merito - spiega Fabio Panno - quindi con che faccia puoi parlare al gruppo? Nessuno ti ascolta. La questione è ancora più seria con i ragazzini di un settore giovanile. Come puoi insegnare calcio con queste premesse? Senza parlare dell’esempio etico che viene dato. In quei casi diventa difficile persino guardarsi allo specchio». Le cifre variano a seconda della categoria: si va da 10.000 a 30.000 euro. Oppure si può trattare, a livello minore, di forniture di borse, attrezzature, scarpe o magliette gratuite per un valore di 2-3mila euro. Un autentico bazar “sponsorizzato”.

Situazioni poco limpide che si vanno ad aggiungere a un mondo nel quale abbondano i pagamenti in nero ed esiste, nelle realtà più ricche, un professionismo di fatto dove in realtà dovrebbe esserci solo dilettantismo al massimo con rimborso spese. Invece è fin troppo evidente che molta gente vive di calcio anche ben al di sotto del professionismo. Il problema di chi paga per allenare o giocare è sempre esistito. Le voci ci sono sempre state in ogni città. Ma, secondo Fabio Panno, adesso il fenomeno è più ampio e assolutamente dilagante oltre che preoccupante. «Effetti ovviamente anche della crisi economica. Ci sono meno soldi in circolazione a ogni livello nel calcio, perché è più conveniente fatturare per molti imprenditori nello sport dilettantistico in modo da scalare le tasse e perché fa sempre più “figo” allenare anche a certi livelli». Gli allenatori ovunque traslocano portano sempre con sé alcuni calciatori fedelissimi e così il cerchio del sospetto si allarga anche a chi va in campo.

Finora le istituzioni calcistiche non sono intervenute: la risposta di fronte a questo problema consiste nella richiesta di prove che non sono facili da portare perché certi rapporti ovviamente non vengono certificati con contratti sottoscritti in maniera formale. Ma il problema non può essere sottovalutato come dimostrano alcune denunce di calciatori che hanno deciso di lasciare il pallone in Lega Pro sostenendo che sempre più spesso è necessario legarsi a qualche sponsor per essere tesserati. «Non alleno ma per fortuna fortuna ho anche un lavoro al di là del calcio - racconta Panno - così posso guadagnare anche senza avere una panchina. Ma è ovvio che vorrei ricominciare perché a me piace allenare. Ma a questo punto il mio sogno è che si faccia avanti un presidente e dica pubblicamente a tutti che prende Fabio Panno proprio perché non porta lo sponsor. Allora vorrà dire che qualcosa sta cambiando davvero».

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