mercoledì 12 agosto 2020
C'è “nostalgia del sacro”: «Le giovani generazioni che preparano la società futura attraverso meccanismi di scambio, solidarietà, persino carità, mettono al centro la relazione»
Michel Maffesoli ospite a una recente edizione del Festival Filosofia di Modena

Michel Maffesoli ospite a una recente edizione del Festival Filosofia di Modena - Ansa/Campanini Baracchi

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«La tradizione cattolica è riuscita a conservare quello che ho chiamato reincanto del mondo. L’adorazione dei santi, la devozione mariana e altre manifestazioni considerate superstizioni lo testimoniano » racconta ad “Avvenire” Michel Maffesoli, uno dei maggiori sociologi francesi e oggi professore emerito della Sorbona. Da quarant’anni indaga i fenomeni che portano oltre l’economicismo, il materialismo e l’individualismo moderni, e continua a farlo con il suo ultimo libro Nostalgie du sacré (pagine 356, euro 24,00), da poco pubblicato Oltralpe dalle Éditions du Cerf.

Il reincanto segna il passaggio dalla ragione razionalista alla ragione integrale...

Mentre la razionalità è un parametro importante della specie umana, il razionalismo è una sistematizzazione che ha eliminato altri aspetti come il ludico, il festivo o il culturale. Con la ragione sensibile si ricomprendono nella ragione gli elementi che il rullo compressore della filosofia dell’Illuminismo aveva estirpato dalla sfera pubblica per riservarli alla sfera privata. La ragione integrale trae le conseguenze di questo passaggio.

E il tomismo ne è un’espressione?

Già san Tommaso d’Aquino, attingendo alla tradizione aristotelica, ricordava che non c’è nulla nell’intelletto che non sia prima nei sensi. E la Chiesa cattolica, nella sua grande saggezza, ha costantemente riconosciuto l’importanza della filosofia tomista. Personalmente credo che questa filosofia sia perfettamente in sintonia con l’era postmoderna; il suo realismo, cioè l’unione di corpo e mente, corrisponde perfettamente alle aspettative delle giovani generazioni che promuovono una concezione olistica del mondo.

Lei ritiene che la “legge dei fratelli” sottesa alla rinascita delle comunità trovi la sua origine nella fede in Dio. Perché?

Dal 1988, col mio libro Il Tempo delle Tribù ripubblicato poi da Guerini, presto attenzione all’importanza delle comunità nella vita sociale. È un processo in piena espansione e destinato a svilupparsi. Per questo parlo di un ideale comunitario in gestazione. A esso è sottesa la “legge dei fratelli”, la legge che sviluppa l’orizzontalità delle relazioni. E ritengo che siano prossime alla religione e alla fede in Dio, per l’enfasi posta sull’invisibile e sull’intangibile.

Lei sostiene che il corpo ecclesiale sia un mesocosmo. Può spiegarsi meglio, per favore?

Il termine mesocosmo significa mondo di mezzo. Perché sconfina nel microcosmo individuale e nel macrocosmo divino. È in questo senso che la tradizione cattolica, che mette l’accento principalmente sulla Chiesa piuttosto che sulla fede individuale, favorisce la struttura della comunità. Non sono un teologo e non posso andare oltre, ma come pensatore sociale ritengo che la concezione ecclesiale sia perfettamente in sintonia con l’evoluzione contemporanea delle nostre società.

Perché la comunità trova spiegazione nel modello trinitario?

La Trinità poggia su un primum relationis, vale a dire, sul primato del relazionismo. Pensiero condiviso da un pensatore tedesco, che ha fortemente ispirato papa Benedetto XVI, Max Scheler, e che usa un’espressione giudiziosa, Ordo amoris. Mi sembra che un simile ordine sia in via di gestazione nelle comunità postmoderne.

Perciò lei ritiene che il mistero della Trinità venga espresso da diversi comportamenti del mondo contemporaneo?

I social sono un’espressione della relazione di cui abbiamo appena parlato. Non dimentichiamo che gran parte dei social mette l’accento su manifestazioni non funzionali in cui la filosofia, la religione e altri fenomeni culturali giocano un ruolo significativo. Da parte mia, ho persino osato dire che Internet e la cultura digitale in generale siano una sorta di “comunione dei santi postmoderna”. Spiego questo nel mio libro in modo molto preciso in quanto attraverso il modello trinitario l’accento viene posto sullo scambio perpetuo e dinamico esistente tra le persone attive su queste reti, scambio il cui modello teologico viene dato attraverso il mistero della Trinità.

Per questo crede che la nostra sia un’epoca cattolica? Consacro proprio un capitolo alla cattolicità in quanto, al di là dell’individualismo, il grande sigillo moderno che, secondo Max Weber, trova le sue radici nella riforma protestante, la tradizione cattolica custodisce la dimensione comunitaria. Lo ritroviamo tra le giovani generazioni che preparano la società di domani, attraverso meccanismi di scambio, solidarietà, generosità, aiuto reciproco, senza esitare di usare il termine religioso di carità.

Non è visione priva di trascendenza?

In questa Nostalgia del sacro, in questo ritorno alla religiosità, in questo appetito per l’ideale comunitario, è in gioco la trascendenza. Con questo intendo, alla pari dell’invisibile e dello spirituale, ciò che va oltre l’individualismo e una concezione razionalista del mondo. Anche se questa trascendenza, per usare un ossimoro, è una trascendenza immanente. Trascendenza immanente che si esprime, molto precisamente, nel mistero dell’incarnazione. È certamente la grande specificità del cristianesimo, rispetto alle altre religioni, ad aver enfatizzato l’incarnazione del divino.

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