lunedì 16 settembre 2013
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La sensazione diffusa è che la Juventus di Antonio Conte, nonostante perda il comando (dopo oltre 500 giorni non è più la prima della classe) sia ancora la squadra più forte tra le 20 della Serie A, quella più completa e quindi ancora la formazione da battere.  Però a San Siro contro l’Inter in “ricostruzione” di Walter Mazzarri, i bianconeri campioni d’Italia hanno lasciato sul campo un paio di punti preziosi e anche qualche dubbio che noi raccogliamo. La Juve anche al piccolo trotto dà sempre l’impressione di avere in pugno le partite, ma l’Inter «più compatta e più solida», come vuole il suo capitano convalescente Javier Zanetti, gli ha imposto il pareggio e l’ha persino colpita prima con una sontuosa stoccata di Maurito Icardi pareggiata dalla trovata del solito Vidal. Per ora la classifica parla di un’Inter che se la gioca alla pari con la Juve, 7 punti a testa, e in più il beneficio di poter preparare una gara alla settimana senza lo stress fisico delle Coppe che invece possono condizionare il cammino della Vecchia Signora, oltre che del Milan e del Napoli impegnate in Champions. E veniamo all’altra sensazione, quella che la rivoluzione di questa stagione 2013-2014 potrebbe essere partita da sotto il Vesuvio e da quel Napoli pirotecnico di Rafa Benitez che infila la tris: dopo aver battuto Bologna e Chievo fa fuori anche l’Atalanta. I partenopei, dopo il primi 270 minuti sono gli unici (in attesa della Roma che stasera gioca a Parma) a viaggiare a punteggio pieno 9 punti e 9 gol fatti contro due subiti. Davanti Benitez sfoggia una coppia d’attacco Higuain-Callejon talmente esplosiva da permettersi un turnover di massa e il lusso di fare rifiatare in panchina la “mente” Hamsik. La prossima sfida verità del Napoli si gioca domenica prossima a San Siro contro un Milan ancora impacciato, lento quanto Kakà e che contro il Torino nel finale l’ha salvato solo  la disattenzione dell’arbitro Massa (non ha fermato il gioco con Larrondo a terra infortunato) e il conseguente rigore trasformato da Mario Balotelli al 21° centro dal dischetto su 21 calciati (record). Allegri si ritrova una rosa piena di attaccanti e trequartisti, mentre la difesa, l’unico reparto che Galliani doveva rinforzare, fa acqua da tutte le parti come dimostrano le 5 reti in tre partite incassate da Abbiati. L’unica consolazione del Milan è non aver perso anche a Torino, dopo il debutto choc di Verona. Perde invece la grande occasione di andare in vetta la Fiorentina di un Montella molto seccato dall’arbitraggio del signor De Marco (per l’espulsione di Pizarro e il rigore negato a  Pepito Rossi) e dal gol all’89’ di Pinilla che ha permesso al Cagliari di uscire indenne dal Franchi. All’Olimpico di Roma, la contestazione dei tifosi traditi dalla campagna acquisti al risparmio fatta dal presidente Lotito, non ha scalfito la Lazio di Petkovic che in 45 minuti ha liquidato la pratica Chievo e adesso si concentra sul prossimo derby di domenica contro la Roma del sergente Garcia. Le sorprese di questo avvio di stagione sono le due neopromosse Livorno e Verona che girano a quota 6 punti e sfoggiano due brasiliani di  garanzia assoluta, il livornese Paulinho e lo scaligero Martinho. L’Udinese non è ancora la macchina brillante delle ultime stagioni e con il Bologna per impattare deve sempre affidarsi alla provvidenziale zampata del vecchio Di Natale che pareggia la geniale punizione del fantastico Alino Diamanti. Il derby della Lanterna promuove il Genoa grintoso e tutto cuore di Liverani e boccia pesantemente la Samp di Delio Rossi che ha un solo punto e poche soluzioni per venire fuori dal pantano della bassa classifica. Nel fondo, ferme ancora a zero punti, sono rimaste in due: il Catania irriconoscibile rispetto alla passata stagione di Maran e il neopromosso Sassuolo che domenica affronta l’Inter e per Di Francesco è già un match salvezza, anche per la propria panchina. Chiusura con i rombi di tuono del Motomondiale con il Gp di San Marino che conferma re Lorenzo vincente e in piena ripresa. Ennesimo podio tutto spagnolo con Marquez secondo (Pedrosa terzo) che rimane capolista a più 34 dai due esperti hidalgos. Valentino Rossi ormai è abbonato al quarto posto, un quarto scomodo più preoccupato del futuro del fratellino Luca Marini (a Misano ha debuttato in Moto3 ed è caduto alla prima curva) piuttosto che del suo, davanti ha ancora un anno di contratto con la Yamaha.
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