mercoledì 7 giugno 2017
Una terza liceo di Colle Val d’Elsa ha scelto percorrere quattro tappe della Francigena come gli antichi romei. Un'esperienza che ha entusiasmato i ragazzi e apre nuove strade didattiche
A piedi sulla via Francigena: una gita che fa scuola
COMMENTA E CONDIVIDI

Avete mai pensato a una gita scolastica da fare a piedi in quattro o cinque tappe inseguendo i valori dell’ambiente e della bellezza, in un contesto di condivisione e di essenzialità, con una terza classe di liceo e su un percorso bellissimo, ma culturalmente difficile per questa nostra epoca, come quello della Francigena? La domanda è puramente retorica e la risposta, pur nelle sue infinite sfumature, è fin troppo facile da dare: no. Eppure è accaduto e il successo è stato strabiliante: «Erano felici. Tanta fatica, tanto sudore, dolori alle gambe e vesciche, ma erano felici e hanno chiesto di rifarlo anche il prossimo anno».

Stiamo parlando degli alunni della terza B del liceo statale di scienze umane “San Giovanni Bosco” di Colle Val D’Elsa in provincia di Siena: tredici ragazze e due ragazzi. Claudio Noviello, docente di Scienze motorie, racconta così la loro soddisfazione al termine della singolare gita scolastica di cinque giorni sulla Via Francigena, sotto la sua guida e quella del collega Michele Maccantelli. Un “trekking itinerante viaggio di istruzione” (questa la dizione tecnica utilizzata nel progetto didattico ufficiale, denominato “Riscoprire la Via Francigena”) effettuato in quattro tappe a piedi da Colle Val d’Elsa a Radicofani, passando per Siena, Ponte d’Arbia e San Quirico, dal 16 al 20 maggio, a conclusione di una serie di incontri di formazione teorica tenutisi a scuola durante l’anno, con storici ed esperti della Francigena, fra i quali don Domenico Poeta in rappresentanza dell’associazione di ospitalieri “Ad limina Petri” e per molti anni ospitaliere lui stesso.

Certamente un’esperienza singolare per vari ordini di motivi. Prima di tutto per questa nostra scuola che troppo spesso ostracizza eventi culturali in qualche modo legati (anche se solo storicamente e artisticamente) alla fede cristiana. In secondo luogo per i nostri ragazzi che a 16 e 17 anni sono di solito attratti da altre mete per le gite scolastiche, con idee di “evasione“ e di “esperienze globali” in città europee come Barcellona, Amsterdam, Monaco o Madrid. In terzo luogo, come abbiamo detto in principio, per le carenze di una scuola e di una società incapaci di capire davvero i giovani e di sensibilizzarli su temi alti e ambiziosi come esperienza e conoscenza del paesaggio, contatto con la natura, scelte di vita anticonsumistiche, cultura del camminare riconoscendo i segni lasciati dalla storia, organizzazione pratica della vita in comune, acquisire il senso dell’essenziale in vista di una meta da raggiungere, condivisione della fatica e dei disagi del camminare insieme (come si legge in alcuni punti di questo progetto).

Insomma, non è facile convincere 15 diciassettenni di un qualunque liceo a fare 102 chilometri a piedi in quattro giorni invece della consueta gita in una qualunque consumistica capitale europea. Non è facile, ma quando ci si riesce ecco che ci si imbatte in risultati stupefacenti. Nel resoconto tappa per tappa redatto dai ragazzi a fine gita, si legge, fra l’altro: «Un viaggio del genere è una cosa da fare almeno una volta nella vita: mettersi alla prova, godersi il paesaggio, affrontare insieme i problemi, condividere ogni momento della giornata. Tutto questo ci ha davvero uniti».

«Fin dal primo giorno abbiamo notato che affrontare difficoltà insieme ha portato il gruppo a essere coeso». Alla fine della terza tappa da Ponte D’Arbia a San Quirico, descritta come «molto faticosa» per il caldo e i dolori muscolari, si sottolinea: «Eravamo consapevoli che per nessuna ragione al mondo avremmo rinunciato a concludere il nostro cammino. Ci siamo sistemati nell’ostello e abbiamo mangiato seduti nell’erba di un giardino. Poi, dopo la visita al paese, siamo andati a dormire». Visite guidate ai paesi «attraverso le quali abbiamo appurato la grande ricchezza culturale di questi comuni».

Una cronaca fatta di fatica, bellezza da capire, traguardi da raggiungere, pane da condividere, luoghi da visitare e tanto (raro) piacere per l’essenzialità. Per non dire, come sempre capita quando si cammina insieme, raccontano Noviello e Poeta, dei lunghi colloqui in cammino, delle confidenze sulle cose che contano della vita, dei confronti sui progetti per il futuro, degli approfondimenti culturali relativi alle tante testimonianze storiche che si incontrano su un simile percorso. Tutto questo con pernottamenti a offerta negli “ospitali” (non più di dieci euro a testa) a pochi passi' da casa, partendo alle 7.30 a piedi dal cancello di scuola per lì ritornare su un autobus di linea il pomeriggio di quattro giorni dopo. E, sottolinea Noviello, «alcuni docenti hanno già chiesto di fare il prossimo anno la stessa esperienza con altre classi». Quando la scuola fa scuola.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: