mercoledì 1 settembre 2010
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Per ora è uno sterminato elenco di titoli. Tra qualche ora si comincerà a capire se il vastissimo programma della Mostra del Cinema di Venezia, al Lido da oggi all’11 settembre, manterrà ciò che promette con le sue 80 anteprime mondiali e un cartellone che mescola tutto e tutti. Assente il ministro Bondi, per l’inaugurazione (diretta alle 19 su Rai4), prima volta nella storia, ci sarà il Capo dello Stato Giorgio Napolitano (che ieri ha partecipato, in via privata, alla preapertura dedicata a Gassman). Giallo sul forfait del regista simbolo Jafar Panahi, atteso al Lido ma a cui Teheran ha negato il visto, e poche le star a sfilare sul tappeto rosso srotolato tra i lavori in corso del nuovo Palazzo del Cinema. In compenso pronte le polemiche su alcuni dei film al vaglio della giuria presieduta da Quentin Tarantino.POLEMICHE E POLITICAAd aprire la gara sarà Black Swan di Darren Aronofsky ambientato nel mondo del balletto newyorkese, di cui temiamo si parlerà soprattutto per un bacio saffico tra Natalie Portman e Winona Ryder. Ma le pellicole destinate ad accendere il dibattito sono soprattutto quelle di argomento storico politico. Miral del pittore e regista ebreo Julian Schnabel porta sullo schermo il romanzo autobiografico della compagna, la giornalista palestinese Rula Jebreal sulla tragedia del suo popolo. Farà discutere anche Noi credevamo di Mario Martone riflessione senza sconti sulle contraddizioni del Risorgimento, mentre sono già surriscaldati gli animi in attesa di Vallanzasca - Gi angeli del male di Michele Placido (fuori concorso) con Kim Rossi Stuart nei panni del bandito.PRESUNTI MIRACOLI E LA STRAGE DI NASIRIYAHPresunti miracoli e strumentalizzazioni sono invece al centro de I baci mai dati di Roberta Torre, che apre Controcampo Italiano, sezione che accoglie anche Venti sigarette di Aureliano Amadei che sulla strage di Nasiriyah offrirà polemicamente un’altra versione dei fatti. NON SOLO HOLLYWOODSomewhere di Sofia Coppola su un attore americano che rivede le priorità della propria esistenza dopo l’incontro con la figlia undicenne, Promises Written in Water del provocatorio Vincent Gallo, Venus noire di Abdellatif Kechiche ambientato nella Parigi del 1817, La versione di Barney di Richard j. Lewis tratto dal romanzo di Mordecai Richler, Drei del tedesco Tom Tykwer,  Essential Killing di Jerzy Skolimowski, Potiche di François Ozon con Catherine Deneuve e Gérard Depardieu, Road to Nowhere di Monte Hellman, Passione di John Turturro, Machete di Robert Rodriguez e A Letter to Elia di Martin Scorsese. Nutrito il drappello di asiatici, tra cui Tsui Hark con Detective Dee and the Mystery of Phantom Flame, Tran Anh Hung con Norwegian Wood dal romanzo di Haruki Murakami, Reign of Assassins di Su Chao-Pin e John Woo, Leone d’Oro alla carriera.IL RISCATTO ITALIANO: OLTRE 40 TITOLI AL LIDOSono oltre 40, decisamente troppi, ma forse Müller spera di dimostrare a Tarantino, che qualche anno fa aveva sparato a zero sul cinema italiano di oggi, quanto siano vitali i nostri cineasti. In concorso, oltre a Martone, anche La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo,  trasposizione di uno dei romanzi italiani più fortunati degli ultimi anni, La passione di Carlo Mazzacurati su un regista in crisi e La pecora nera di Ascanio Celestini, il cui il protagonista racconta la sua vita in un «manicomio elettrico» dove nulla può liberarti dalla paura del buio. E proprio "paura" e "buio" sono le parole chiave di una manciata di film italiani che riflettono sulla nostra identità nazionale (Niente paura. Come siamo come eravamo e le canzoni di Luciano Ligabue di Piergiorgio Gay), sul rapporto con l’altro (Hai paura del buio di Massimo Coppola, Settimana della Critica), sulla violenza (L’amore buio  di Antonio Capuano). Fuori concorso Salvatores parla del 1960, Stefano Incerti della Napoli malavitosa con Gorbaciof, Giuseppe Tornatore del produttore Gattopardo, Marco Bellocchio della sua Bobbio in Sorelle mai.DON PATAGONIA E I CINEASTI D’AUTOREI film più eccentrici e inclassificabili sono raccolti nella sezione Orizzonti, quella votata alla ricerca, inaugurata da La belle endormie di Catherine Breillat. E qui vale la pena segnalare El Pozo di Guillermo Arriaga, El sicario Room 164 di Francesco Rosi, documentario sulla vita di un killer, Malavoglia di Pasquale Scimeca, Paineis De Sao Vicente de Fora, Visao Poetica dell’immancabile Manoel de Oliveira e Per questi stretti morire di Giuseppe Gaudino e Isabella Sandri, film su Alberto Maria De Agostini, detto Don Patagonia, il missionario salesiano che realizzò il primo film della storia sugli indios della Terra del Fuoco, nel 1933.
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