venerdì 10 giugno 2011
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Sorprendente e mozzafiato, per la capacità di riunire in una relativa piccola porzione di territorio siciliano un patrimonio architettonico, naturalistico, archeologico ed etnologico unico. La punta a sud-est della Sicilia è la capitale del barocco, delle spiagge incontaminate, delle necropoli preistoriche, della cultura greca e dell’orticultura. In un arco che dalle falde dell’Etna abbraccia Siracusa, Noto e arriva fino a Ragusa, Modica e Scicli, il Valdinoto è a buon diritto entrato a far parte nel 2002 dell’ambita lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco, proprio per il barocco, identità comune di quei luoghi grazie alla grande ricostruzione dopo il disastroso terremoto del 1693.Il suo isolamento geografico, complice una rete viaria precaria e incompleta, l’ha tenuto fuori dai grandi circuiti turistici (eccezion fatta per Siracusa, famosa in tutto il mondo per le tragedie greche). Eppure milioni di italiani hanno frequentemente sotto gli occhi quelle lunghe distese di sabbia, quelle stradine fiancheggiate da splendidi palazzi dai colori caldi, quelle immense scalinate di chiese barocche, quelle cave e quel mare cristallino, nelle scene della nota fiction Il Commissario Montalbano. I luoghi dai nomi più strani e immaginari frequentati dall’eroe venuto fuori dalla penna di Andrea Camilleri altro non sono che Scicli, Ibla, Punta Secca a Santa Croce di Camerina, Donnalucata, Chiaramonte Gulfi. Una galleria fotografica che è solo un assaggio di ciò che un visitatore può trovare nel lembo più a sud d’Italia.Il territorio del Valdinoto, uno dei tre valli (o reali dominii al di là del Faro) in cui fu suddivisa la Sicilia dalla dominazione araba a quella borbonica, offre la possibilità di effettuare escursioni naturalistiche, scegliendo tra itinerari collinari nella campagna dei monti Iblei e costieri alla scoperta delle spiagge e dei litorali più suggestivi, fino alle pendici dell’Etna, ma anche percorsi artistico-culturali attraverso le civiltà che si sono succedute.Visitare Ortigia, il centro storico di Siracusa, è un’esperienza unica che, in un chilometro quadrato, offre un viaggio attraverso ruderi greci e chiese cristiane, palazzi svevi, aragonesi e barocchi, cortili, vicoli, botteghe e piazze luminose, il tutto circondato dal mare e a poca distanza dal parco archeologico di Siracusa, famoso per il teatro greco, ancora oggi utilizzato per le rappresentazioni classiche, e l’orecchio di Dionisio, la caverna a forma di orecchio trasformata in prigione, che, secondo la tradizione, consentiva al tiranno di ascoltare dall’esterno i discorsi dei detenuti. L’altro capoluogo, Ragusa, fonda le sue radici sull’antica Hibla, edificata tremila e trecento anni fa dai Siculi, l’antico popolo che diede il nome alla Sicilia, era già abitata 60 mila anni fa, in epoca preistorica. Poi subì l’invasione dei greci, dei quali assimilò l’arte e gli usi. Nel III secolo a.C. la città passò sotto i romani. I bizantini, gli arabi, i normanni, gli svevi e gli angioini lasciarono i segni delle loro dominazioni. Già la sua struttura urbanistica è un buon motivo per visitarla. Ragusa è una sorpresa sia per la posizione geografica che per la ricchezza del suo patrimonio artistico. La città è composta da due nuclei, quello inferiore, l’antica Ibla, e quello superiore, separati da un profondo burrone chiamato la "Valle dei Ponti". Due chiese maestose furono poste a dominare i due cuori della città: la grandiosa Cattedrale intitolata a San Giovanni Battista, eretta al centro del nuovo abitato, e la basilica di San Giorgio, costruita tra gli anni 1738-1775 a Ragusa Ibla, la cosiddetta città delle scale, percorsi un po’ faticosi, che regalano alla vista sensazioni inaspettate.E poi c’è Noto, dove tutto è modellato nella morbida pietra bianca locale, finemente lavorata, dando vita a un "giardino di pietra", con balconi esuberanti arricchiti da putti, cavalli, sirene, leoni e figure grottesche. Il monumento simbolo di questo gioiello barocco è la cattedrale di San Nicolò, semidistrutta dal crollo del 1996 e poi ricostruita in tutta la sua maestosità.Particolare e con tradizioni culinarie uniche è Modica, la città che diede i natali a Salvatore Quasimodo, scrittore e premio Nobel per la letteratura nel 1959, e a Tommaso Campailla, scienziato e filosofo del ’700. Ma è anche la città del famoso ponte, tra i più alti in Europa, che congiunge il vecchio e il nuovo agglomerato urbano. La ricchezza di architettura religiosa l’hanno ribattezzata la "città delle cento chiese". Il cioccolato è un elemento base nella dieta dei modicani. Non si può visitare la città senza assaggiare gli "’mpanatigghi", dolci con ripieno di carne e cioccolato, e le "liccumie", con melanzane cioccolato e cannella, specialità uniche in Sicilia. Ma il vero sovrano dell’arte dolciaria di Modica è il cioccolato preparato alla maniera degli Aztechi. Furono gli spagnoli ad introdurre in Sicilia il sistema con cui l’antico popolo macinava i semi di cacao, mescolava la polvere ottenuta con spezie fin quando il composto non veniva indurito. Di aspetto granuloso il cioccolato modicano viene prodotto in panetti da 100 grammi ai gusti di vaniglia, al naturale, alla cannella e al peperoncino, ed esportato in tutto il mondo.
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