venerdì 12 luglio 2013
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Si attraversa la Val di Cecina che dall’entroterra toscano arriva al mare. E, percorrendo questo fazzoletto che corre lungo l’omonimo fiume e occupa la parte meridionale della provincia di Pisa fino a incunearsi in un segmento di quella di Livorno, viene in mente di stare in una sorta di macchina del tempo.Bastano pochi chilometri per toccare con mano le grandi età che hanno segnato la regione. Perché questa è la terra dei «primi» toscani, gli etruschi. Conserva le vestigia dell’epoca romana ma anche quelle legate a Carlo Magno. È un «piccolo» gioiello dal volto medievale e, insieme, rinascimentale. Grazie alle Colline metallifere ha conquistato i geologi che, come spiegava nell’Ottocento Emanuele Repetti nel suo Dizionario geografico fisico storico della Toscana, la consideravano «una delle valli più importanti del Granducato» e oggi è la capitale mondiale della geotermia. È l’angolo del sale che ha reso più saporita la cucina regionale. E anche dell’alabastro che piace oltre confine. Non solo. Porta i segni della prima industrializzazione, eppure ospita riserve naturali, un suggestivo litorale e straordinari doni del sottosuolo come i geyser d’impronta italiana che qui si chiamano soffioni. Ha ispirato scrittori e poeti come Stendhal o Carlo Cassola che annotava: «Poiché la mia vita è Cecina, io parlo di Cecina». E ancora. Con una delle sue appendici che si allungano sulla costa tirrenica, è stata la culla dell’infanzia di Giosuè Carducci – a Castagneto – che poi l’ha celebrata cantando nell’ode «Davanti San Guido» i cipressi di Bolgheri, il borgo con il suo affascinante castello. Insomma, questa terra di colline, fiumi e mare permette di leggere i segni della storia e della creatività umana con un’impressionante evidenza.Per farlo possiamo partire da Volterra, una delle dodici capitali dell’Etruria media. Ciò che la rende «città antichissima» (secondo la definizione di Repetti) è la sua cinta muraria, una delle meglio conservate fra i centri etruschi. Era lunga sei chilometri, il doppio rispetto a quella che vediamo adesso. Ma rimangono ancora in piedi la Porta dell’Arco e la Porta Diana che dà eccesso alla necropoli. Proprio gli etruschi la tennero a battesimo incorporando gli insediamenti sorti sulla collina che in passato è stata la sua maggiore difesa e che adesso consente di abbracciare con lo sguardo la campagna toscana. Quando divenne colonia romana, conobbe il suo sviluppo, come testimonia il teatro di Vallebuona scoperto negli anni Cinquanta. Con la nascita del Sacro Romano Impero la Val di Cecina venne affidata al vescovo di Volterra che la governò fino all’avvento dei Comuni. Il centro storico ha un carattere medievale come attesta piazza dei Priori dove spicca il palazzo pubblico più antico della Toscana e piazza San Giovanni in cui si trovano il Duomo e il Battistero. Rimanda alla conquista da parte di Firenze l’imponente Fortezza medicea: massiccia nella sua fortificazione, è ancora oggi carcere giudiziario che promuove il reinserimento dei detenuti con laboratori teatrali o «cene galeotte».Muoversi nella valle significa stare in mezzo alla tavolozza di un pittore: al blu del mare e al verde dei boschi, si alternano il giallo ocra delle balze, «pareti» di terra fragile che si alzano impetuose, il grigio delle Saline di Volterra da cui vengono estratte tre milioni di tonnellate di sale l’anno, il bruno dei calanchi col suo sistema di solchi separati da creste argillose, il cinerino lunare delle biancane, cupole di pochi metri che devono il loro colore al solfato di sodio. E la ricchezza «geologica» del suolo ha portato il nome della valle in giro per il mondo. Larderello, fondata da François Jacques de Larderel, deve la sua fama alle colonne di vapore che hanno ispirato Dante Alighieri per l’Inferno e che, secondo Gabriele D’Annunzio, «bollivano e soffiavano come se per entro vi salisse l’imperto e il gorgoglio dei dannati fitti nel limo». Tipicindustriale nel Comune di Pomarance, ospita la chiesa progettata da Giovanni Michelucci e il museo della geotermia. Però, se si vogliono vedere le fumarole, occorre andare a Sasso Pisano, il paese delle terre fumanti nel Comune di Castelnuovo. Poi c’è il rame, quello di Montecatini Val di Cecina, che nell’Ottocento aveva la più grande miniera d’Europa: oggi accoglie i visitatori con la sua torre e il museo delle miniere. Siti etruschi e fortificazioni portano fino al Tirreno. Rocca Sillana è uno dei principali castelli, noto fin dal IX secolo, che va a braccetto con quello di Querceto o di Casale Marittimo. Dice già tutto il nome di Montecastelli, costruito su una collina che domina il torrente Pavone. Poco distante si trova la «Buca delle fate», tomba etrusca scavata interamente nel terreno e composta da varie camere. E, quando da Cecina si giunge al mare, sembra quasi che la spiaggia rimandi comunque al lavoro. E ai toscani fa tornare alla mente la «Magona del ferro», ossia la ferriera voluta nel Cinquecento dai Medici per sfruttare il minerale dell’Elba. Del resto qui i negozi di ferramenta continuano a chiamarsi «Magona».
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