venerdì 29 aprile 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
D’ora in poi, chiunque prenda in mano Il mare non bagna Napoli, L’iguana, Il porto di Toledo, Il cardillo addolorato, Alonso e i visionari, o qualunque meraviglioso libro di Anna Maria Ortese, tenga accanto Le Piccole Persone, questa raccolta bellissima di scritti, per lo più inediti, che sono il suo atto di fede: il telaio di una letteratura-poesia-religione teso al calor bianco dove compaiono sia le domande sull’Essere, che rivolge all’ordine misterioso dell’universo identificandosi con ogni sua parte infima e celeste, sia le risposte che diventano scelta di vita, la sua poetica. La passione intellettuale e metafisica, l’esperienza di un dolore affine a quello cosmico di Leopardi o al pianto di stelle di Pascoli – memoria del cielo profondissimo della patria perduta – incendiano la sua ribellione per la violenza gratuita dell’uomo, che ha male inteso la signoria sul creato. L’«Adamo sterminatore» è un «uomo-viscere», che degrada tutta la natura soffocandone il respiro vivente in nome della cupidigia e del denaro: tormenta la terra che è anche un organismo spirituale; con allevamenti, macelli, laboratori tortura e uccide gli animali, nostri fratelli indifesi, miti e innocenti: le «piccole persone» che solo possiedono il proprio respiro. Simile al nazista, categoria immortale del sadico che vuole «conoscere il dolore attraverso gli spasimi di un altro», l’aguzzino protetto dalla legge lontanissima dalla giustizia ha esteso il delitto e la perversione a un grado così assoluto, che l’universo non potrà non ribellarsi nell’Apocalissi. Se l’intero universo palpita fino alle Galassie in un infinito, inconoscibile essere animato, e ci rimanda in visione alla Casa del Padre, di cui la confusa memoria è un lutto, malinco- nia della separazione, nessuna creatura le dà voce al pari degli uccelli, gonfi di cielo, ebbri del suo azzurro stendardo: l’angelica famiglia dalle penne lisce e diritte, bagnate di fuoco, o d’oro e turchino, che dal fondo delle foreste canta il suo ricordo. Come i fiori che muoiono al tocco, o le piccolissime farfalle color seta cruda, milioni di vite gaie e dolci che chiedono di essere risparmiate ricevendo rifiuto, palpitano di bellezza, e solo dovrebbero ispirare ammirazione, tenerezza, gratitudine, attenzione, cura, venerazione, reverenza verso la vita che serba l’alito di Dio. Il mistero dell’infinitamente piccolo e grande dovrebbe muovere a compassione, commuovere trasformando, come è accaduto alla Ortese, quando ha compreso che nemmeno l’immensa arte e le religioni hanno valore, se non avviene una conversione che rende la letteratura una fiamma di legge morale non per ciò che predica, ma per la carità che l’incendia nella bellezza. Compassione non basta, la carità vuole partecipazione. La rivelazione di Cristo passa di qui. Dal soccorso ai misteri simbolici del piccolo, e dalla fraternità con tutti gli esseri, terra, aria, acqua, «corpi soprannaturali viventi», «Spiriti di pace e di gioia». L’avvenire di soli uomini non esiste: «sarà nei boschi e nell’acqua, vicino a bestie amate e che ci amano: oppure non sarà». Dopo l’Apocalissi, la resurrezione sarà una palingenesi anche per l’Italia, che la malinconia rigenererà «calma e gentile sotto un cielo celeste, come qualche secolo fa». © RIPRODUZIONE RISERVATA Anna Maria Ortese LE PICCOLE PERSONE In difesa degli animali e altri scritti Adelphi. Pagine 272. Euro 14,00 “Le piccole persone” offre al lettore una preziosa serie di inediti nei quali Anna Maria Ortese porta alla luce la sua poetica, tra dolore e visione
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: