venerdì 29 luglio 2022
Non è una rivisitazione in chiave biografica ma un’immersione, una possibilità di misurarsi con le sue parole e la sua carica umana per coglierne l'attualità e la capacità di parlare al cuore
Un’immagine della mostra virtuale

Un’immagine della mostra virtuale - mostra.luigigiussani.org

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«Supponete di uscire dal ventre di vostra madre con l’età di adesso. Quale sarebbe il primo, l’assolutamente primo sentimento di fronte al reale?». La voce roca e fascinosa di don Luigi Giussani scandisce le parole con cui per molti anni ha dialogato con gli studenti al liceo Berchet di Milano e, più tardi, all’Università Cattolica. Quelle stesse parole mantengono la loro carica provocatoria oggi, mentre risuonano davanti a chi visita la mostra virtuale in 3D proposta dalla Fraternità di Comunione e Liberazione in occasione del centesimo anniversario della nascita. Non una rivisitazione in chiave biografica, ma piuttosto un’immersione, una possibilità di misurarsi con le sue parole e la sua carica umana per coglierne la perdurante attualità e la capacità di parlare al cuore delle persone. Accessibile dal sito https:// mostra.luigigiussani.org/, il percorso della mostra propone contributi audio e video anche inediti, testimonianze di personalità della cultura e della Chiesa, compagni di strada e opinion leader, la riproduzione delle opere d’arte che accompagnavano le sue potenti letture delle pagine del Vangelo, brani di musica classica a lui cari e contributi prodotti dalle opere sociali, culturali e imprenditoriali scaturite dall’incontro con la sua persona.

Un’immagine della mostra virtuale

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Alla raccolta di interventi degli ultimi tre Papi che parlano di lui, si aggiungono le testimonianze del cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, del cardinale Angelo Scola e di persone segnate dall’incontro con lui come il cantante Francesco Facchinetti («quando avevo 14 anni Giussani mi ha aiutato a capire che non siamo al mondo per caso, ad amarmi come persona e a capire quanto è importante la ricerca del proprio io»), o come Wael Farouq, egiziano, docente alla Cattolica: «Quello che mi ha colpito non sono solo le idee ma la loro incarnazione. I suoi pensieri non sono solo qualcosa da capire, ma una verifica continua di una certezza dentro un’esperienza, l’incontro con lui è la possibilità di rigenerare sempre e continuamente un nuovo significato della realtà». Giussani ha vissuto il cristianesimo come un avvenimento incontrabile oggi e da tutti, sottolineando la carica missionaria che gli è connaturata, quell’impeto di vita che si ritrova nella proposta della 'Chiesa in uscita' continuamente evocata da papa Francesco. Lo ha fatto puntando sul fascino di una testimonianza che rimanda a un Cristo vivente e contagioso, come documenta l’antologia di videotestimonianze che apre la mostra dove persone da tutto il mondo rispondono alla domanda che rappresenta il fil rouge della mostra: «Oggi chi è per te don Giussani?». Una domanda a cui rispondono non solo quelli che gli sono stati compagni di cammino, ma anche i tanti che lo hanno conosciuto leggendo i suoi libri o attraverso la mediazione di persone la cui vita è stata cambiata dall’incontro con lui.

Un’immagine della mostra virtuale

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Il presidente della Fraternità di Cl, Davide Prosperi, lo ricorda «non come un Ercole della fede, ma come una persona che per tutta la vita ha attirato uomini e donne dentro lo stupore che lo afferrava ogni volta che parlava di Cristo. La sua testimonianza non è relegata al passato, ma affidata a tutti coloro che continuano a trovarvi ispirazione per il proprio vivere». Nelle stanze della mostra si incontrano alcuni grandi autori che gli furono cari e che tante volte ha riproposto a chi lo ascoltava, suggerendo un paragone con le loro opere: il Leopardi del Canto di un pastore errante dell’Asia, il Pär Lagerkvist di Uno sconosciuto è il mio amico, il Platone del Fedone. Nel suo ricordo personale, don Julián Carrón, che ha guidato la Fraternità di Cl dal 2005 al 2021, sottolinea che Giussani «era convinto che soprattutto oggi non basta la mera ripetizione verbale o culturale dell’annuncio cristiano, ci vuole altro per rendere interessante la fede. Ci vuole l’incontro con persone per le quali Cristo è una realtà così presente che la loro vita viene cambiata». Ci vuole un’eredità viva, quella che la mostra propone.

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