sabato 28 febbraio 2009
Dalle civiltà antiche alla Gioconda e a Monet, le sfumature di un atto che è pure un simbolo, una epifania di grazia e una finestra sul mondo.
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Sull’enigmatico sorriso della Gioconda sono stati versati fiumi di parole. L’enigma sta nel darsi spiegazione di che cosa volesse dare a intendere Leonardo «sotto i baffi»: i suoi, ma anche quelli della Gioconda, se è vero che qualcuno ritiene che questo quadro sia, oltre l’epidermide femminea, un autoritratto dell’artista. Fatto sta che, come per dare una cornice a quella smorfia che assomiglia un sorriso, Duchamp giustappose all’immagine della Gioconda davvero un bel paio di baffetti all’insù e un pizzetto sul mento: il divertito sacrilegio era forse un prender sul serio il soprannome di Monna Lisa, moglie di ser Giocondo... Eppure, ciò che Freud avrebbe definito perturbante, nella Gioconda ha a che fare con altro. Con il paesaggio, e con l’osmosi atmosferica dipinta. Leonardo «attraverso lo sfumato inventa l’infinito», scrive Christian de Bartillat in questo libretto che tratta del sorriso e delle sue manifestazioni nell’arte e nella vita (Il sorriso. Sorrisi di dèi, sorrisi di uomini, Angelo Colla).  Senonché, sta qui l’enigma, in quello sfumato-infinito deve trovare una soglia rispetto alla quale può dirsi tale, come la linea che nelle giornate limpide dell’estate lentamente sfuma all’orizzonte e non sai più dire dove finisca il mare e dove inizi il cielo. Questa soglia metafisica, nel quadro di Leonardo è la linea delle labbra della Gioconda che accennano un sorriso. Figura e paesaggio, a ben guardare, vivono indipendenti l’una dall’altro, salvo in quel sorriso che sfonda per così dire il nostro piano visivo e quasi sembra fungere da punto di fuga nel quale l’infinito naturale si coagula nell’infinito umano attraverso l’occhio. Bartillat è un personaggio poliedrico: per molti anni fu direttore delle Éditions Fayard, poi presidente della Stock, amico e promotore di scrittori come Saint-Exupèry, Steinbeck, Malraux, Henry Miller, e oggi fondatore della casa editrice che porta il suo nome. Uomo di cultura vasta, affascinato dalla bellezza, sotto un velo di leggerezza il discorso che Bartillat conduce non è mai pedante, e non cade in specialismi o concettismi troppo spinti, rischio facile per chi si misura con un tema come quello del sorriso. Niente, infatti, è più enigmatico del sorriso, neanche il riso, che ha sempre una valenza liberatoria e critica; anzi, se il riso ha a che fare con umorismo e ironia, il sorriso è invece una manifestazione della grazia: è il sorriso «gotico» dell’Angelo annunciante nella cattedrale di Reims, una scultura del XIII secolo, danneggiata dai bombardamenti tedeschi della Grande guerra, che per l’autore diventa «il sorriso ferito dalle bombe», un simbolo del Novecento. Bartillat parte dalle culture antiche, cinese, indiana e greca, e arriva con agilità fino ai nostri tempi. La linea del volto, gli occhi socchiusi o sgranati e inclinati sono «sorriso» nella misura in cui diventano finestra su un mondo. Così forse Bartillat sarà d’accordo se definiamo la sua ricerca una cavalcata lungo tremila anni di storia umana alla ricerca del sourire-monde, il «sorriso-mondo», lo stesso che vediamo in Leonardo (che recupera, in realtà, il «sorriso arcaico» presente nelle antiche civiltà, non emotivo, legato alla forma e alla percezione più che all’emozione); o in alcuni pittori settecenteschi. Un sorriso che si fa specchio dell’enigmaticità del mondo, della sua impalpabilità, come nella pittura impressionista, in Monet, dove più che su un volto umano il sorriso si cela nelle vibrazioni impresse alla cattedrale di Rouen dalla luce che, come un laser, scompone e scioglie la facciata trasformando la pietra in energia cromatica pura. Si potrebbe dire, alla fine, che la rapida promenade che Bartillat ci propone più che mettere in luce il valore simbolico, storico o iconologico del sorriso, rappresenta un itinerario personale nell’emozione che le diverse forme del sorriso hanno comunicato all’autore. Ma non con sdolcinato tono narrativo, bensì con uno stile che può essere quello dell’intuizione e della durée bergsoniana.
Christian de BartillatIl sorriso. Sorrisi di dèi, sorrisi di uominiAngelo Colla. Pagine 144. Euro 19,50
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