martedì 28 ottobre 2014
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Nello scorso aprile il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, annunciò che non sussistevano più proibizioni da parte della Chiesa per la ristampa di Esperienze pastorali, il primo libro di don Lorenzo Milani. La notizia suscitò molte reazioni positive: Michele Gesualdi, presidente della Fondazione Don Milani, definì l’annuncio «motivo di gioia per quanti hanno voluto bene a don Lorenzo». Adesso l’argomento è stato ripreso da Segno, la rivista di Azione Cattolica che su don Milani e sulla vicenda di Esperienze pastorali pubblica un dossier.  Il libro, edito dalla Lef nel 1958, riporta le riflessioni del giovane don Lorenzo sulla parrocchia di San Donato a Calenzano, dove era arrivato come vicario parrocchiale pochi mesi dopo l’ordinazione. Le pagine raccontano l’impatto con una religiosità popolare, che aveva trovato superficiale e incoerente. Don Milani propone calcoli sulla partecipazione alla Messa, al catechismo, ai sacramenti, e esprime la necessità di cercare nuove strade per raggiungere tutti. Critica l’uso del gioco o di altre forme di aggregazione per attirare i giovani, sostituite dalla scuola popolare, nello stile che poi verrà applicato anche a Barbiana. Il dossier ricostruisce la vicenda, riportando anche uno scambio di lettere tra il giornalista Giorgio Pecorini, amico di don Milani che ha scritto diversi libri su di lui, e il cardinale Giuseppe Betori. «Non essendo riusciti a trovare – scrive Pecorini a Betori – un appiglio disciplinare o canonico per una condanna formale, si dichiarò il libro 'inopportuno' stringendo vigilanza e moltiplicando calunnie sul suo autore». Nella risposta Betori precisa (come già ad aprile, in un’intervista a Toscana Oggi) che non c’è stato mai un decreto di condanna contro Esperienze pastorali né contro don Lorenzo Milani: ci fu solo una comunicazione della Congregazione all’allora Arcivescovo di Firenze, nella quale si suggeriva di ritirare dal commercio il libro e di non ristamparlo o tradurlo. Quell’intervento aveva carattere prudenziale ed era motivato da situazioni contingenti: oggi le circostanze sono mutate e pertanto non ha più ragione di sussistere. Betori fa anche riferimento alla possibilità che nella vicenda di don Milani abbia potuto pesare un «partito romano » schierato contro la «Firenze di La Pira». Già nell’aprile scorso, comunque, il cardinale Betori faceva notare che le dispute storiche sono ormai superate, e che «la valorizzazione della persona e dell’opera di don Milani è iniziata nella Chiesa da tempo».
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