sabato 10 maggio 2014
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L’ultima volta che Avvenire ha incontrato Javier Zanetti era senza scarpini, con uno stivaletto al piede sinistro, perché si era fratturato il tendine d’Achille. Un colpo che alla sua età (a 40 anni il 99% dei calciatori professionisti sono da un pezzo in pensione) avrebbe fiaccato chiunque, ma non il Capitano che sorridendo disse: «Tornerò presto. Io sono un combattente, per sempre innamorato del calcio...». E infatti lo Javier di Baires è tornato in campo fino a quasi 41 anni (li compie il 10 agosto), ma ora ha deciso che è giunto il tempo di appendere quegli scarpini e di mettersi dietro la scrivania per continuare a guidare l’Inter. Con la Lazio a San Siro (quasi soldout solo per il Capitano) stasera 10 maggio gioca la sua ultima partita davanti al popolo nerazzurro che ha amato e onorato, sempre ricambiato, fin dal primo momento. Stiamo parlando del secolo scorso, stagione 1995-’96, quando è arrivato quasi fosse la “ruota di scorta” del connazionale Rambert (attaccante peraltro), Zanetti si è subito imposto all’attenzione, diventando un pilastro del centrocampo interista e conquistando subito l’affetto incondizionato del patron Massimo Moratti che lo ha nominato capitano sul campo. I capitani storici e coraggiosi della Beneamata del resto, hanno quasi sempre il portato cognomi che finiscono in “etti” (vedi Giacinto “ Magno” Facchetti) e così è stato anche per “Pupi”. Il nomignolo di Zanetti che, assieme alla moglie Paula, è diventato anche quello dell’Associazione che da oltre un decennio opera nel barrio difficile di Lanus a Buenos Aires. «Ci occupiamo dei bambini. Ospitiamo ragazzi, molti dei quali beneficiano delle adozioni a distanza. Cerchiamo di garantire servizi di prima necessità: l’alimentazione, l’educazione, l’igiene. Per quello che possiamo cerchiamo di aiutare anche le loro famiglie e la comunità in cui vivono», racconta fiero Zanetti. Lanus è anche il barrio dove è stato appena fondato il Deportivo Papa Francisco (la prima squadra dedicata a papa Bergoglio) e dove nel 1960 è nato e cresciuto il più grande astro del firmamento calcistico, Diego Armando Maradona. “El Diego”, l’idolo assoluto di Zanetti che però mette al primo posto la fede in Dio e la devozione assoluta per un altro argentino, appunto Papa Francesco. «La fede mi ha sempre aiutato nella mia vita. E grazie a Dio sono riuscito a venire fuori da tutte le situazioni difficili. Al Santo Padre l’ho incontrato già due volte – ci disse il Capitano - . Lui conosce bene la zona di Lanus e per questo gli ho detto che c’è ancora tanto da fare per quei bambini. È un onore che ora ci sia un Papa come Bergoglio che parla la nostra lingua, l’argentino. Con Papa Francesco ho discusso di tutto. Anche di calcio, certo, gli ho spiegato anche alcune cose dell’Inter e lui era molto interessato, perché oltre ad essere un esperto di sport è noto a tutti che sa di calcio e che tifi per il San Lorenzo de Almagro che da quando è Papa ha vinto anche il campionato di apertura». Zanetti in campo con l’Inter ha vinto tutto: campione d’Italia cinque volte, una Champions e un titolo mondiale per club. Eroe del triplete dell’era Mourinho, il quale ora saluterebbe Zanetti dicendogli che può essere soddisfatto dei 16 "tituli" conquistati in 19 anni di militanza nerazzurra. Il Capitano chiude dopo aver disputato 856 partite (21 gol segnati), sempre con la stessa maglia. Un recordman arrivato al muro, forse insuperabile delle 1.112 presenze. Battaglie di grinta e generosità che tutti i tifosi interisti porteranno stampate nella memoria e «soprattutto nel cuore», come sottolinea Francesco Gallone. ugallone375.pngIl nostro amico “Dritto per Dritto”, al quale affidiamo, a nome di tutti i supporters nerazzurri il saluto finale al Capitano: «Non dimenticherò mai nessuna delle partite che hai giocato sudando per questa maglia – dice Francesco - . Ma soprattutto non dimentico il giorno che ti sono venuto a trovare alla Pinetina, alla vigilia di una mia operazione alla gamba. Tu Capitano mi hai abbracciato e mi hai detto: “Non potrò venirti a trovare all’ospedale perché dobbiamo giocare, ma sappi che io ti sarò sempre vicino”. Anche io Capitano ti sono vicino in questo momento particolare, in cui desidero ringraziarti. Grazie per essere stato sempre uno di noi, uno del popolo. Ora che ti avvii alla nuova carriera di dirigente, ti chiedo di rimanere sempre così come sei e di continuare a rappresentare l’Inter nel mondo con la tua classe e la tua generosità immensa».
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