venerdì 3 luglio 2020
In scena 21 ragazzi con patologie psichiche che attraverso il teatro trovano il modo per incanalare le loro emozioni
Dario D'Ambrosi con i suoi ragazzi

Dario D'Ambrosi con i suoi ragazzi - Teatro Patologico

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A seguito dell’acclamato spettacolo teatrale Medea, presentato e allestito in molti Paesi del mondo (Italia, Bruxelles, Gran Bretagna, Giappone, Stati Uniti, Sud Africa), Dario D’Ambrosi mette in scena un nuovo dramma liberamente tratto dal grande poema classico dell’Odissea, frutto della penna del poeta Omero. Il debutto dell’Ulisse avrà luogo nella sede stabile del Teatro Patologico, in Via Cassia 472, il 10, 11 e 12 luglio alle ore 21. Tre repliche romane, tra la prime a realizzarsi a Roma nella fase post-Covid19, prima dell’evento unico e straordinario sulla spiaggia di Ostia previsto per il giorno 15 luglio alle ore 20.00. In merito a questo evento storico ad Ostia, si terrà una conferenza stampa presso la sala conferenze del Porto Tustico di Roma (Ostia) giovedì 9 luglio alle ore 11.30.

Ulisse e il suo viaggio
vuole affrontare, come in molti spettacoli precedenti del Teatro Patologico, il problema della follia, ma non solo. Sono molti gli argomenti suggeriti dal testo dell'Odissea e tutti molto vivi e sentiti, anche ai giorni nostri, come l'emarginazione, l'esclusione, l'integrazione e soprattutto la voglia di potere e di sopraffazione. In una nuova e visionaria versione teatrale dell’opera epica, lo spettatore vedrà costruirsi un parallelo fra la figura del protagonista omerico e le problematiche da sempre trattate e affrontate dal Teatro Patologico.

L’Odissea di Omero è il terzo passo della Compagnia Stabile del Teatro Patologico. I ragazzi diversamente abili, che da anni calcano i palcoscenici di tutto il mondo, sono alle prese con un progetto pensato e voluto dal fondatore e anima del Teatro Patologico, Dario D’Ambrosi che ha adattato il testo classico per creare un percorso emozionale che parla della follia che provoca la guerra, affidandolo alla regia di Franscesco Giuffrè . Siamo tutti Ulisse, tutti noi affrontiamo la nostra Odissea personale e ognuno di noi ha la nostra Itaca. Simboli e metafore della vita entrate ormai nel linguaggio comune. Ulisse è un guerriero, un soldato, ha distrutto un regno, ha ucciso e si porta dietro questo enorme fardello. Come liberarsi di questi mostri? Dei mostri generati dalla guerra? Tornare a Itaca significa molte cose, significa tornare nel luogo dell’anima, nel luogo dove si è sé stessi, dove si può finalmente riposare, espiare i peccati e forse trovare la serenità. il viaggio però non è semplice, il viaggio è la metafora della vita e della morte. Ulisse, durante il suo viaggio, che altro non è che il viaggio della vita, affronterà terribile mostri, tentazioni, sarà sul punto di arrendersi per lasciare tutto e di risollevarsi…«per nascere un uomo deve prima morire» dirà Ulisse poco prima di trovare la pace e sfuggire alla mostruosità della guerra, ma si può mai veramente sfuggire a tale mostruosità? In scena 21 ragazzi con patologie psichiche che attraverso il teatro trovano il modo per incanalare le loro emozioni, per vivere e far vivere personaggi e storie che emozionano puntualmente lo spettatore. Il viaggio di Ulisse insomma, ma anche il viaggio di persone straordinarie che con la loro grande forza di volontà urlano il loro esserci attraverso le voci e le parole che solo il teatro può offrire.

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