mercoledì 28 marzo 2018
Nel libro “Respirano i muri” il viaggio dello scrittore Paolo Di Stefano e del fotografo Massimo Siragusa attraverso le abitazioni vissute e perdute. Il valore di un luogo
Roccalumera (Messina), Via G. Verdi, giugno 2017 (© Massimo Siragusa/Contrasto)

Roccalumera (Messina), Via G. Verdi, giugno 2017 (© Massimo Siragusa/Contrasto)

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«La vedi, la vedi? In quella casa sono nato io». Siamo ad Avola, davanti a una casa ad angolo al numero 169 di corso Gaetano d’Agata. Paolo Di Stefano, giornalista e scrittore che vive a Milano, lo ripete ogni volta che passa da lì alla figlia Maria, mentre, uscendo dal paese siciliano si spostano insieme verso il Lido di Noto, dove trascorrono le vacanze. E Maria a volte gioca d’anticipo e lo precede sorridendo: «Lì è nato papà». Un gioco. Con la memoria, non solo. Un gioco con la vita. L’estate scorsa «sulla porta spalancata ho visto, per la prima volta, una donna e un uomo che sembravano chiacchierare amabilmente. Dal portone aperto si vedeva la prima rampa di scale interne che saliva e mi sono detto con un’intuizione fulminea: “Fermiamoci, chissà se riesco a entrarci dopo quasi cinquant’anni”». Di Stefano si ferma, spiega la sua curiosità. «Due ore fa è morta donna Peppina, la padrona, era mia zia», risponde la donna. «Andavo per parlar di vita, di nascita e mi sono ritrovato con la morte distesa nella casa in cui ero nato», pensa lo scrittore. Eppure quella donna ha vissuto «respirando i muri costruiti dal nonno Paolino, per quarant’anni ha aperto la stessa finestra da cui nostra madre si affacciava per guardare il suo primo amore».

È iniziato così il viaggio di Paolo Di Stefano con il fotografo Massimo Siragusa per le case di Respirano i muri (Contrasto, pagine 152, fotografie 80, euro 22,00). «Respirano i muri come respirano gli uomini e le donne. Respirano le case, assorbono l’aria, il fiato, l’alito, l’odore di chi le abita, gli urli, i pianti, le risate, i corrugamenti facciali, i gesti e gli sguardi dei vecchi, gli scatti d’ira e gli slanci di gioia, gli aromi del cibo e dei ricordi », scrive Di Stefano che oggi pomeriggio, alle 18,30, presenterà il volume alla Casa del Libro Mascali di via Maestranza a Siracusa, insieme al fotografo catanese. E poi l’odore. «Riconoscerei le case in cui ho vissuto dall’odore: l’odore dei corpi, dei nostri corpi, che si mescola all’odore dei legni, dei pavimenti, dei marmi, delle pareti, delle tende, dell’aria che filtra dalle finestre, delle finestre e delle porte, della luce».

Di Stefano respira i profumi delle case che ha vissuto. Le case delle diverse emigrazioni della famiglia e sue: da Avola a Mandello del Lario e poi in Svizzera, prima di approdare a Milano. Insieme alle case degli altri, di fortuna, trovate o perdute, di emigranti e senzatetto che l’autore narra nella seconda parte del libro. Un racconto intenso, che riguarda tutti. Con le nostre case, le nostre migrazioni. Case e muri che Massimo Siragusa illustra a modo suo, come ci ha abituati con le geometrie e gli spaccati paesaggistici che caratterizzano i suoi scatti: «Ho cercato di indagare le caratteristiche di un rapporto complicato e intimo: la casa come rifugio, luogo di incontro, status sociale, affermazione di identità. E l’assenza della casa come perdita di questi elementi».

La vita «è fatta di case – scrive Goffredo Fofi nella prefazione – . Sono il luogo della verità, quanto meno della nostra». Il viaggio di Di Stefano è allora un viaggio dentro: «Respiriamo le cose, le case, e le case inspirano le nostre parole che, se capita, diventano memoria». Così le case abitano in noi.

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