Nella prolusione al Consiglio permanente della Cei il cardinale Angelo Bagnasco (nella foto) ha dedicato una sezione alla “Violenza accattivante delle ideologie”, rimarcando che «se l’umanesimo plenario ha avuto la sua origine nel grembo europeo, e ha ispirato le grandi Carte internazionali, non è detto che trovi ancora in quel ceppo, tagliato dalle sue origini cristiane, la linfa ispiratrice. Se l’occidente vuole corrompere l’umanesimo, sarà l’umanesimo che si allontanerà dall’occidente e troverà – come già succede – altri lidi meno ideologici e più sensati. Il Vangelo è per tutti ma non è incatenato a nessuno, è storico e metastorico. L’erosione sistematica dell’impianto culturale umanistico, usando come grimaldello l’impazzimento dell’individuo con le sue pretese solipsiste, è una espressione triste di quella miseria morale e spirituale di cui parla il Santo Padre».
«La crisi che stiamo vivendo intacca l’identità stessa dell’uomo. Siamo alla fine della modernità e la postmodernità assume spesso tratti nichilistici, che si manifestano in quell’“iperindividualismo” di cui parla il cardinale Bagnasco. Si può definire anche “narcisismo”. Io lo definirei “fondamentalismo libertario”». Francesco Botturi, docente Filosofia morale alla Cattolica di Milano, riferisce il concetto di “iperindividualismo” a quello della crisi dell’umanesimo in Occidente, entrambi temi della prolusione del cardinale Bagnasco, entrambi facce della stessa medaglia. Perché parla di fondamentalismo libertario? «Perché è sulla questione della libertà che si giocano le sorti della nostra cultura. La libertà nel modo in cui viene per lo più intesa in Occidente è nevralgica per il futuro dell’umanesimo; e oggi si cerca di affermare e di imporre culturalmente, in modo intransigente e dogmatico, una certa idea di libertà e di suoi presunti diritti». Intende dire che la crisi della modernità è legata all’idea di libertà? «Sì. A questa idea di libertà senza regole. A questo potere soggettivo di decisione che non riconosce altro criterio che se stesso. Un potere che non è più regolato dal confronto con un’antropologia che indichi degli orientamenti e dei limiti. Una libertà svincolata dall’idea normativa di natura umana». Una libertà fine a se stessa? «Diciamo che oggi sembra che la cultura occidentale non abbia altro valore che questa idea di libertà o che la ponga a capo di ogni valore. Come se la grande epopea moderna si concentrasse solo in questo e quindi difendere la modernità dovesse significare farsi portatori di questa idea di libertà. In questo senso non si tratta del già noto individualismo moderno, ma di un “iperindividualismo” postmoderno. E questo, congiunto con le attuali capacità tecniche, giunge a intaccare l’identità umana nel suo intimo». L’intimo dell’uomo? «Questa idea di libertà pretende di definire l’uomo stesso, a partire da quel concreto e intimo che è la vita sessuale delle persone. Un libertarismo rivendicato anzitutto non a livello politico, sociale o culturale, ma a livello della stessa identità umana presa sotto il profilo relazionale, affettivo ed emotivo, della sua sessualità. Così la sessualità viene qualificata da questo modo di intendere la libertà e lo stravolgimento antropologico inizia dall’interno dell’uomo». Una sindrome nuova? «Certamente nuova e resa più efficiente dalle tecniche di bioingegneria che rendono manipolabile la generatività umana. Insomma, c’è un’influenza decisiva di questa idea di libertà sull’identità umana, che si concretizza in una nuova idea sessuale. E la sessualità è molto più del sesso, perché non è un carattere settoriale dell’uomo, né solo un suo tipo di attività, ma coinvolge la totalità dell’uomo ed è un aspetto della sua stessa identità; per questo tocca le radici dell’umanesimo. Con tutte le problematiche ad essa connesse, come le relazioni tra i sessi, la trasmissione della vita, la formazione dell’identità soggettiva...». Insomma, come afferma il cardinale Bagnasco, «l’iperindividualismo » è «all’origine dei mali del mondo» attuale. «Perché l’idea di libertà della quale abbiamo parlato ha messo in atto una potenza distruttiva che incide sull’idea di uomo, in contrasto con la capacità umana e umanizzante di relazione, di generazione (non solo biologica), insomma con la feconda affermazione della vita. Per questo il cardinale ha ragione quando parla non solo di crisi, ma di qualcosa di più grave, che è il “corrompimento” dell’umanesimo occidentale». E aggiunge che proprio per questo l’Occidente viene guardato con sospetto da altre realtà culturali. «Da tutte quelle culture dove vige ed è radicata un’idea diversa di uomo. In questo senso anche il sentire profondo della nostra gente, osserva il cardinale, è comunque ancora diverso da ciò che questo fondamentalismo libertario vuole imporre. Lo mostra la “rete virtuosa che sostiene il Paese” di cui parla il cardinale, col suo senso della famiglia e del volontariato, della gratuità e della solidarietà. Su questo bisogna lavorare in modo sistematico, come sta facendo il Papa, vivendo, annunciando e proponendo con la fede anche i fondamentali dell’umano».