mercoledì 1 giugno 2011
Dopo aver temuto la sconfitta contro la diciannovenne Pavlyuchenkova, la campionessa azzurra attende giovedì la Bartoli.
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A un soffio dall'eliminazione e ora di nuovo a intravedere il Paradiso. Francesca Schiavone è il consueto pot pourri di emozioni: dopo aver temuto per quasi un'ora, sotto i colpi potenti della diciannovenne Anastasia Pavlyuchenkova, e le sferzate del vento freddino di Parigi, di non poter più difendere quel titolo storico del Roland Garros vinto appena un anno fa, la campionessa azzurra del tennis si è guardata un pò dentro e ha premuto il piede sull'acceleratore. Doveva farlo per dare uno scossone al "diesel" che è in lei: è così che in rimonta si è ripresa il match che la porta dritta a una nuova semifinale sulla adorata terra rossa della Ville Lumiere. «Anche sotto 6-1 4-1 ci credevo - ammette la milanese, che ripercorre la partita con la ragazzona russa (numero 14 del seeding e la più giovane tra le top 40 del circuito) - Mi dicevo non è possibile, se il mio obiettivo era tenerla in campo il più possibile ed allungare gli scambi, allora stavo sbagliando troppo. Io sapevo cosa dovevo fare, ma non mi veniva. Però non ho mai smesso di crederci, soprattutto a quella che era la mia tattica. Sotto 4-1 nel secondo set ho giocato un game di livello altissimo, soprattutto con il diritto».E sorride quando la sala stampa del torneo parigino dello slam le tributa un applauso spontaneo: a Parigi la milanese è diventata una beniamina, e lei ricambia l'esigente pubblico francese senza risparmiarsi. Lo ha fatto, seppur svegliandosi in ritardo, anche con la teenager russa, che per un'ora sembrava aver trovato nella potenza la chiave per tenere a bada il talento dell'azzurra. E invece, con la partita quasi andata, ecco l'incredibile rimonta, fino al terzo set, quasi chiuso in scioltezza e poi riaperto dalla russa. «Servivo 5-4, vantaggio esterno - ricorda la Schiavone - e su un mio attacco mi ha giocato un pallonetto sul quale potevo intervenire, ma in quel momento il braccio tirava dall'altra parte. Nel tennis si è sempre in due, è difficile che salga una sola. Io sono scesa un attimo, lei ha liberato il braccio ed eccoci di nuovo in parità. Io sono un diesel, nel finale gioco sempre meglio: lei comunque ha fatto una gran partita, ma ha meno esperienza e i miei trent'anni sono serviti».    Anche il meteo non è stato troppo dalla sua: «Avevo freddo - sottolinea la campionessa azzurra -, la pallina correva poco, insomma il clima non mi ha aiutato. Alla fine ho vinto perché complessivamente ho giocato meglio della mia avversaria».      Giovedì nell'ultimo ostacolo che la separa da una finale bis c'è, un pò a sorpresa, la francese Marion Bartoli (26 anni, numero 11 del tabellone), che ha eliminato la russa Svetlana Kuznetsova in due set 7-6 (7/4), 6-4. «La Bartoli usa le due mani - dice l'azzurra della sua prossima avversaria -, quindi è fondamentale tenerla fuori dal campo». La Kuznetsova sarebbe stato forse osso più duro: è una da terra rossa, è potente e ha dalla sua anche l'esperienza visto che a Parigi ha vinto nel 2009. E se il pericolo maggiore, almeno sulla carta, è stato scampato, adesso c'è da pensare al prossimo match: nessuna distrazione per la milanese, che fino alla semifinale vivrà blindata tra l'albergo sugli Champs Elysees e i campi di allenamento. Poi giovedì di nuovo in campo: grandissima soddisfazione. «Ha un sapore bellissimo», dice la Schiavone parlando di Parigi e di quella terra rossa che non smetterà mai di baciare. 
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