lunedì 16 giugno 2014
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​C’era una volta La schiava Isaura, telenovela brasiliana prodotta da Rede Globo e interpretata da Lucélia Santos nei panni di una schiava bianca nella piantagioni di caffè di cui si invaghisce lo spregevole figlio del padrone. Trasmessa nel 1982 da Rete4, al suo debutto nell’etere, riscosse un successo tale da convincere i responsabili del canale a proporre un altro titolo, anch’esso destinato a rimanere nella storia della tv: Dancin’ Days con Sonia Braga, per l’occasione Julia Matos, uscita di prigione dopo undici anni e intenzionata a riconquistare l’amore della figlia. Grazie a questi due prodotti, le telenovelas conquistarono il mercato italiano che continuò ad acquistarle per molti anni, nonostante la qualità non fosse all’altezza degli standard televisivi del nostro Paese. Ciò che contava era la novità e, per una tv in cerca di fidelizzazione del pubblico (nel caso specifico, quasi esclusivamente femminile), la lunga, lunghissima serialità, abbinata ai canoni classici del feuilleton: donne belle ma povere e piene di problemi, un uomo spesso pronto ad approfittarsi di loro, un altro pronto a difenderle e, nella migliore delle tradizioni, a sposarle. Dopo un paio di decenni, le telenovelas sparirono dai palinsesti di casa nostra e, per molto tempo, rappresentarono il simbolo di una televisione a basso costo e ad altrettanto bassa qualità. Fino, però, a riapparire di recente nientemeno che nella prima serata delle ammiraglie Rai e Mediaset. È dello scorso 24 maggio il debutto, in prima serata su Raiuno (ed ora in replica al pomeriggio), di Legami, 322 episodi di produzione portoghese, ciascuno del costo di circa 200 mila euro, cifra altissima per un prodotto del genere, seppure ben al di sotto degli standard della fiction italiana. Le vicende di Diogo Morgado (già noto nel nostro Paese per avere interpretato Gesù nella Bibbia trasmessa recentemente da Rete4) non hanno appassionato granché il pubblico di Raiuno, forse più abituato, il sabato sera, all’intrattenimento, e la serie ha raggiunto quella che era la sua collocazione originaria (le due del pomeriggio) ma, certo, l’esperimento di Raiuno non è passato inosservato soprattutto perché è sembrato una risposta ad altre due telenovelas che stanno facendo la spola tra il palinsesto di Rete4 e quello di Canale 5: Il segreto e Il tempo del coraggio e dell’amore. Senza contare che che proprio stasera alle 22 debutta su Canale 5 la nuova telenovela in costume Cuore ribelle, per essere trasmessa da lunedì anche al pomeriggio sempre sulla stessa rete. Inevitabile, a questo punto, chiedersi: qual è il motivo di questo rinnovato interesse della nostra televisione generalista per le telenovelas? Come mai un genere che, finora, aveva solitamente trovato spazio solo nei pomeriggi di Raitre (Terra Nostra) o, al massimo, nella fascia del cosiddetto "access prime-time", cioè prima della prima serata, di Rete4 (Tempesta d’amore), sta tornando prepotentemente alla ribalta? Sarà una scelta semplicemente dovuta alla necessità di risparmiare o ci sarà qualcosa di più? Per Arnaldo Fumagalli, docente di Semiotica all’Università Cattolica di Milano, è vera la seconda ipotesi: «Avevamo deprezzato le telenovelas perché negli anni Ottanta erano fatte con poche risorse, direi quasi in maniera artigianale. Ora che, a distanza di tanti anni, il mercato spagnolo è migliorato e non offre più prodotti di serie B, è possibile sfruttare la struttura delle telenovelas che è molto forte: l’amore trionfa, la donna è povera ma la sua virtù vince e così via». In fondo, prosegue Fumagalli, «è la stessa struttura che è già stata utilizzata con fiction come Orgoglio o Elisa di Rivombrosa e che, in maniera un po’ rivisitata, è alla base del successo di Violetta». Dunque, se è vero che «la struttura profonda di questo tipo di prodotti c’è sempre stata e sempre ci sarà», non rimane che rassegnarsi a seguire romanzoni televisivi raccontati con centinaia di puntate.
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