giovedì 27 agosto 2009
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«All’Universo è riuscita l’incredibile impresa di far nascere il pensiero umano all’interno di quello che a noi appare un inimmaginabile intreccio di eventi sfavorevoli, e tuttavia di evolversi con successo. La spiegazione? Nel profondo, esso è guidato da una  potenza che domina sovrana sugli elementi che lo compongono». Nel suo libro Teilhard de Chardin, eretico o profeta? (Lindau, pp. 470, euro 28), Jacques Arnould, teologo domenicano, filosofo e storico della scienza, fa frequenti citazioni dagli scritti del paleontologo e gesuita francese. Padre Arnould ha voluto ripercorrere senza intenti trionfalistici la vicenda umana di Teilhard, «gigante della fede» e «uomo pieno di nobiltà e intelligenza, coraggio e generosità» ma al tempo stesso «non privo di paure ed esitazioni, turbamenti ed errori». Attraverso questa biografia conosciamo il Teilhard viaggiatore e pellegrino della conoscenza scientifica: buona parte della sua esistenza trascorre su grandi navi , in continui spostamenti dalla Francia o dagli Stati Uniti, all’Asia e all’Africa.Professore, quant’è attuale il pensiero teilhardiano?«Due studiosi svizzeri, Clairette Karakash e Otto Schafer-Guignier, hanno espresso su Teilhard un giudizio condivisibile: c’è ambiguità nel genio del gesuita; il suo pensiero, pur essendo sintesi animata da autentica passione e caratterizzata da incontestabile coerenza interna, costituisce un amalgama di componenti eterogenee, dal punto di vista epistemologico e metodologico. Pio XII, nella Humani generis, aveva messo in guardia rispetto all’ipotesi panteistica dell’universo soggetto a continua evoluzione. Dovremmo anche interrogarci sulla definizione di vita: non è forse vero che conosciamo solo concreti esseri viventi, e non "la vita"? E che pensare di un passo misterioso come quello in cui Teilhard afferma: "Dietro tutte le nostre Sfingi non si nasconde assolutamente nulla. Il passato, il lontano sono vuoti. Non danno accesso a Nulla"?».Nel libro lei accenna al fatto che, secondo Teilhard, la scoperta del punto Omega è accessibile anche a un non credente.«Dobbiamo dargli ragione quando sostiene che non si possa spingere fino in fondo il contatto con il Cosmo senza arrivare a Cristo? O quando afferma che il mondo è pieno di assoluto? Non ne sono sicuro. La cristologia cosmica di Teilhard è elaborata e potente, ma non deve impedirci di dubitare della sua effettiva necessità. Perché ha legato così intimamente il Cristo cosmico al Punto Omega da dare l’impressione, così facendo, di puntellare la teoria dell’ortogenesi, progressivamente scartata dalla comunità scientifica».Quale peso ha nella disputa  sull’evoluzione la frase di Teilhard «Dio crea sotto le sembianze del caso»?«Padre Teilhard non ignora che nell’evoluzione esista anche l’accidentale. Ma è convinto che il caso non possa far fallire il processo nel suo insieme, diretto irreversibilmente verso il suo obiettivo».Nei suoi viaggi Teilhard era atteso dovunque con entusiasmo, non solo dai paleontologi. Talvolta lei registra concessioni a una certa «vita di mondo» durante le traversate oceaniche. Ma la sua esistenza avventurosa risulta soprattutto piena di sacrifici e rischi.«Racconto le peripezie di Teilhard in Cina nella seconda guerra mondiale e, prima ancora, la Crociera Gialla, con temperature che scendevano a 30 sotto zero. Il religioso paleontologo era profondamente innamorato delle "vecchie ossa"; una volta, per datare una mascella, vi passò sopra la lingua. Racconto molti fatti perché il lettore comprenda chi è stato Teilhard de Chardin. Parlo del suo compito di barelliere, coraggioso e decorato, durante la Grande Guerra. Molti anni dopo, in Birmania, tornato all’accampamento dopo una lunghissima giornata di escursioni e osservazioni, non esitò infilarsi un paio di scarpette da tennis e, rischiando morsi letali, rifare il percorso con una guida, nel buio della notte, per ritrovare il bloc notes di un collega ferito. Dovunque gli vogliono bene religiosi e intellettuali, uomini e donne del mondo scientifico e della stampa. A Shanghai i suoi amici si commuovono quando lo vedono scendere dal treno, con la sua figura elegante, più scheletrico che mai, portando a fatica una valigia di cartone legata con lo spago. Poi le prove della vita si accentuano, arrivano l’infarto e le affezioni polmonari, s’affaccia una forma di depressione».È il presentimento della morte?«Teilhard chiede a Dio di liberarlo dalla sofferenza della malinconia. Ma anche quando ha un presentimento, non smette mai di credere nel proprio principio scientifico: la vittoria della Vita. Insiste nella sua preghiera: "Dio, aiutami a finire bene la mia vita". Aggiunge: vorrei morire nel giorno della Resurrezione. La sua esistenza di eterno nomade si chiude infatti a New York il 10 aprile 1955. Ed è Pasqua».
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