mercoledì 31 maggio 2017
La manifestazione si tiene ad Ascoli dal 4 giugno. È stata presentata a Roma dal vescovo D’Ercole e dal vicepresidente della Cei Raspanti: «Dare spazio a queste esperienze è un dovere della Chiesa»
La presentazione dei “Teatri del sacro” nella sede della Radio Vaticana

La presentazione dei “Teatri del sacro” nella sede della Radio Vaticana

COMMENTA E CONDIVIDI

Si tiene per la prima volta ad Ascoli il Festival dei Teatri del sacro. La rassegna biennale, giunta alla quinta edizione, si era sempre svolta a Lucca. La scelta di Ascoli Piceno è precedente al terremoto dell’estate scorsa, ma alla luce di quei fatti e alla necessità, come ha sottolineato il vescovo del capoluogo marchigiano Giovanni D’Ercole, «di riedificare la fiducia della gente e il tessuto culturale, prima ancora degli edifici», l’iniziativa si offre come «una grande opportunità di crescita nella speranza». Anche perché «la ricostruzione delle abitazioni sta soffrendo una macchina burocratica lenta e le persone hanno più che mai bisogno di sentire che contano e di vedere crescere intorno a loro una nuova vita sociale»

Il Festival inizia domenica 4 giugno e si chiude la domenica successiva. Organizzato da Federgat, in collaborazione con Cei, diocesi e comune, prevede 19 spettacoli teatrali in prima nazionale (tutti a ingresso libero), cinque anteprime cinematografiche e un fitto calendario di incontri, laboratori e dibattiti tesi a coinvolgere gli spettatori e la popolazione in generale. A presentarlo, questa mattina a Roma nella Sala Marconi della Radio Vaticana, oltre a monsignor D’Ercole, il vicepresidente della Cei e responsabile della Commissione cultura monsignor Antonino Raspanti e il direttore artistico della manifestazione Fabrizio Fiaschini.

Il filo conduttore è quello di una grande avventura dello spirito. E, vista la grande attesa da parte delle compagnie teatrali per questa edizione e la folta partecipazione di pubblico nelle precedenti, «viene da chiedersi – ha sottolineato monsignor Raspanti – quali siano le ragioni di tanto successo che supera le barriere religiose. Ci si domanda perché in altri contesti più istituzionali queste condizioni non si verifichino. Può sembrare anacronistico ma questa parola, “sacro”, tocca aspetti essenziali della vita, consente di esprimersi ancora in libertà, senza steccati. E non è così strano che sia la Chiesa a dare la possibilità che tutto questo succeda, perché fa parte della sua missione, farlo è un nostro dovere». Fra le iniziative spicca la Casa dello spettatore, luogo di incontro per condividere l’esperienza dello spettacolo.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: