martedì 12 agosto 2014
​La prima mossa del neopresidente della Federcalcio è cercare di rifornare la Nazionale dopo l'uscita di Prandelli. Resta il nodo del compenso.
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La prima mossa di Carlo Tavecchio da neopresidente della Federcalcio (da 24 ore) è stato alzare il telefono, e farlo alzare ripetutamente durante la giornata anche all’amico e sodale Claudio Lotito (ribattezzato “Lotutor” per la vicinanza fraterna nei giorni delle elezioni presidenziali) per chiamare la “prima scelta”,  Antonio Conte. È lui il Ct nell’immaginario di Tavecchio, l’unico uomo deputato alla svolta e alla rifondazione della Nazionale uscita con le ossa rotte dai Mondiali del Brasile. Tavecchio chiama Conte e Conte che è appena uscito dalla porta di casa Juve (dimissioni date nel ritiro di Vinovo) ci sta pensando ad assumere un incarico prestigioso, ma economicamente assai meno remunerativo rispetto al contratto da 3 milioni a stagione che aveva sottoscritto con Andrea Agnelli. Già, quell’Agnelli nemico giurato di Lotito e quindi di Tavecchio. Dire sì, forse potrebbe essere un modo per rompere definitivamente con il casato juventino? È uno dei tanti dubbi di questa giornata in cui il tecnico italiano più vincente degli ultimi tre anni (3 scudetti di fila vinti alla guida dei bianconeri) deve capire se ci sono le condizioni per avviare o meno il suo “progetto”. Tutti lo vogliono, a cominciare dal numero 1 del Coni Giovanni Malagò, ma il biennale, fino agli europei di Francia 2016, da 1.3 milioni netti a stagione - più bonus - pare sia uno scoglio difficile da aggirare. Per arrivare fino a 3 milioni manca molto e poi ci sono delle condizioni “segrete” che l’allenatore leccese starebbe dettando, facendo parlare i suoi mediatori. Quindi non si tratta più di telefonate dirette, ma per interposta persona? Notizie frammentarie al riguardo. Ciò che è sicuro è che Conte sta prendendo tempo per riflettere sui pro e i contro di una decisione importante per entrambe le parti. Nel caso arrivasse il suo no, che metterebbe Tevecchio subito in una posizione di debolezza, le alternative sarebbero nell’ordine: Alberto Zaccheroni e Francesco Guidolin. Due ruote di scorta nell’immaginario generale, diciamocelo. Zaccheroni ha vinto una Coppa d’Asia con il Giappone, ma ha fallito quanto l’ex ct azzurro Cesare Prandelli, l’appuntamento di Brasile 2014: giapponesi fuori al primo turno. Guidolin ha dimostrato di essere uno dei migliori tecnici nazionali, ma ha delle fragilità emotive che non si sposano affatto con un ruolo delicato e così esposto mediaticamente come quello del ct, che sì sa, è il sogno e il mestiere segreto di ogni italiano in questa nostra Repubblica fondata sul pallone. In attesa di saperne di più, Tavecchio ha iniziato il conto alla rovescia per la risposta di Conte, solo così i conti nella nuova, sì fa per dire, Figc comincerebbero a tornare.
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