mercoledì 17 marzo 2010
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«Ho scritto questo testo sull’infanzia violata dopo aver parlato con una zingarella che incontravo tutti i giorni attraversando in bicicletta Ponte Sisto a Roma. Non si può voltare sempre la testa dall’altra parte». La scrittrice Susanna Tamaro parla appassionata di Love, lo spettacolo tratto da un suo racconto pubblicato all’interno di Per voce sola che sarà in scena al Teatro Franco Parenti di Milano da domani al 28 marzo. La brava Mascia Musy è la protagonista di un monologo che scava nelle nostre coscienze. Regia di Emanuela Giordano.Signora Tamaro, che storia porta in scena?«È la storia di una bambina rom, venduta ad un’organizzazione di sfruttatori, messa sulla strada a procacciarsi denaro. Vesna è ancora una bambina quando, un giorno, incontra un uomo che le dà fiducia, ma il bene si infrangerà contro una realtà crudele. Il titolo è Love ma qui c’è tutto tranne che amore. C’è l’amore perverso degli adulti, c’è l’innocenza di una bambina ai margini, c’è la crudeltà di una storia purtroppo vera». Un monologo duro, quindi, per smuovere lo spettatore?«Sembra la ballata di un cantastorie per rendere più sopportabile il racconto: ma le parole sono forti, si sta male, la gente in sala piange per le emozioni. L’ho scritto nel ’91 ed è stato un racconto profetico. Allora non si parlava di extracomunitari. Questa mia denuncia nasce da un grande turbamento di allora, che resta anche oggi. Il nostro Paese come si comporta? Dovrebbe avere il cuore aperto, non ragionare per pregiudizi ed ideologie. La Provvidenza ci fa incontrare tutti i giorni gente che è necessario ascoltare. Solo con l’amore si possono risolvere i problemi».I pregiudizi, secondo lei, come si possono combattere?«Le racconto un piccolo episodio. La figlia di una mia amica ha in classe una ragazzina rom. Un giorno ha insistito per portare sua madre al campo nomadi ad incontrare i genitori della compagna di scuola. Ebbene, la madre, che era piena di paura, è rimasta stupita perché la mamma rom era molto più severa di lei. Occorre aprirsi alla gente ed ascoltarla».Secondo lei il nostro Paese non fa abbastanza?«Nel nostro Paese nessuno pensa al futuro, nessuno costruisce, tutti pensano solo a distruggere. Qui pare che sia tutto ingestibile e che ognuno pensi a farsi i fatti suoi: ma che spettacolo diamo ai nostri bambini?».Anche i mass media sembrano disattenti.«I media hanno una grandissima responsabilità. Ad esempio, ogni cambiamento di rotta verso l’accoglienza, come quelli indicati dalla Chiesa, viene osteggiato. Anzi, c’è un vero pregiudizio verso i valori umani e cristiani».Così, per lanciare messaggi a platee più ampie, lei si dedica anche al teatro e al cinema?«Non sono un’appassionata di teatro, confesso che a volte mi annoia, ma ho scoperto che se fatto bene trasmette emozioni forti pari alla letteratura. Fra poco al Teatro della Magliana di Roma porterò in scena L’inferno non esiste con Laura Lattuada». Ha in progetto qualche nuovo film?«Io nasco come regista e credo nella forza di questo mezzo, specie per attrarre i ragazzi che oramai non leggono più. Ora sto scrivendo un film sull’amore per la vita e sull’amore di una coppia. Il nostro cinema è pieno di coppie in crisi, di famiglie lacerate. Invece la mia sarà una commedia divertente e piena di speranza e di amore per le cose piccole, per i figli. Chissà se me la fanno fare. Se no, la porto a teatro».
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