domenica 20 novembre 2016
Presentato a Torino l'ultimo film del regista americano. La storia del pilota che salvò tutti i passeggeri del suo volo ammarando sull'Hudson.
Sully, Clint Eastwood brinda alla vita
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Forse da questa parte del mondo non tutti lo ricordano, ma negli Stati Uniti il cosiddetto “Miracolo sull’Hudson” è un evento di cui ancora si parla. Il 15 gennaio 2009 il volo US Airways 1549 con a bordo 155 passeggeri decollò dall’aeroporto La Guardia di New York diretto a Charlotte, Carolina del Nord. A pochi minuti dalla partenza uno stormo di uccelli mandò in avaria entrambi i motori e il pilota Chesley Sullenberger, per tutti Sully, decise prima di virare e fare ritorno all’aeroporto, poi, una volta valutati in soli 35 secondi l’impossibilità di un atterraggio di emergenza sulle piste disponibili sia New York che in New Jersey, optò per l’unica soluzione che avrebbe potuto assicurare la sopravvivenza dell’equipaggio e dei passeggeri: l’ammaraggio sul fiume Hudson.

Come finì questa drammatica vicenda è cosa nota: nessun morto, solo qualche ferito, tanta paura ma anche tanta riconoscenza per il capitano Sully, che già pochi minuti dopo l’incidente, grazie all’enorme copertura dei media, divenne un eroe nazionale sebbene lui abbia sempre rifiutato di considerarsi tale. Ora la storia di Sully è diventata un film diretto da Clint Eastwood, spinto dal desiderio di rendere omaggio sia all’uomo che grazie alla sua grande esperienza evitò alla città di New York un’altra insopportabile tragedia (un aereo che si schianta sui grattacieli della Grande Mela è l’incubo ricorrente di Sully, ma pure quello dell’America intera), sia alla macchina dei soccorsi che in soli 24 minuti mise tutti in salvo.

Eastwood affida il ruolo del protagonista a Tom Hanks, con capelli e baffi bianchi, perché se c’è un attore al quale uno affiderebbe la propria vita, questo è proprio lui, che aveva già salvato il suo equipaggio attaccato dai pirati somali in Captain Phillips e in pericolo nello spazio in Apollo 13. Il regista però sceglie di raccontarci questa incredibile impresa, presentata ieri al Torino Film Festival, partendo dalle indagini di cui Sully e il suo copilota Jeff Skiles, interpretato da Aaron Eckhart, furono oggetto da parte della National Trasportation Safety Board, che attraverso l’elaborazione dei dati e una serie di voli simulati voleva dimostrare l’errore umano: Sully avrebbe potuto fare ritorno a La Guardia e atterrare in tutta sicurezza. L’investigazione, che gli americani considerano un’ingiustizia, costringe Sully a pensare e ripensare all’incidente, e Eastwood ci introduce proprio nella testa del protagonista facendoci vedere e rivedere lo spettacolare atterraggio sull’acqua da diversi punti di vista, quello dei piloti, dell’equipaggio, dei passeggeri, della torre di controllo e infine anche della commissione di inchiesta che dovrà riconoscere il grande intuito del capitano, assolutamente padrone della situazione.

L’uomo dimostrerà infatti non solo che i dati forniti dal computer sull’avaria dei motori erano errati, ma che è impossibile valutare qualunque situazione senza tenere conto dell’elemento umano, quello che nel bene e nel male, fa sempre la differenza. Ed è proprio questo aspetto che sta a cuore al regista, sia che racconti storie d’amore o eroi nazionali, ovvero l’analisi di scelte personali difficili e rischiose capaci di modificare però il corso della vita delle persone se non di nazione intera.

Come di consueto, Eastwood adotta uno stile di regia asciutto ed essenziale, contando sulla solida sceneggiatura di Todd Komarnicki (basata sull’autobiografia dello stesso Sully) e sulla forza dell’interpretazione di Hanks, Eckhart e Laura Linney, la moglie del pilota, che da casa al telefono non smette di offrire il proprio sostegno al tormentato marito. Senza dubbio il regista ha firmato progetti più innovativi e dirompenti, ma Sully, che in Italia arriverà il 1° dicembre distribuito da Warner, è uno di quei film capaci di portare la gente al cinema e di regalare fiducia in una umanità pronta a dare il meglio di se stessa semplicemente facendo il proprio lavoro con dedizione e competenza. Perché forse è proprio di questi eroi che il mondo ha bisogno oggi. E infine, come in ogni film biografico che si rispetti, le immagini del reale disastro arrivano prima dei titoli di coda, così come quelle del vero Sully che ringrazia tutti i suoi 155 passeggeri e le rispettive famiglie radunate per l’occasione davanti alla macchina da presa di Eastwood, per un gioioso, commovente brindisi alla vita.

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