giovedì 2 agosto 2018
I ricercatori hanno dimostrato che gli uomini cremati a Stonehenge provenivano dalla stessa regione del Galles, lontana 150 chilometri, da cui arrivano le pietre utilizzate nelle costruzioni
Alba a Stonehenge (Creative Commons)

Alba a Stonehenge (Creative Commons)

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I primi abitanti di Stonehenge? Arrivavano dal Galles. Non proprio dietro l’angolo: tra le colline del Wessex, dove si trova il celebre sito megalitico, e la regione occidentale della Gran Bretagna intercorrono centocinquanta chilometri circa. Lo hanno scoperto gli archeologi britannici che hanno esaminato i resti di ossa carbonizzate, frutto di una cremazione, trovati nelle sepolture risalenti a 5.000 anni fa intorno a Stonehenge.

Una scoperta che si allinea alla provenienza delle blustone (temine di convenienza impiegato per indicare le pietre usate nella prima fase di Stonehenge e provenienti da lontano, rispetto invece ai blocchi di arenaria locale impiegati nella seconda fase del sito) provenienti dalle Preseli Hills, nel Galles. La cava dove erano state estratte è stata scoperta nel 2015.

Anche se il team di studiosi, guidato dall'Università di Oxford in collaborazione con università di Parigi e Bruxelles, non può dimostrare che i resti siano di persone che hanno effettivamente costruito il monumento, l’età a cui è ascrivibile la cremazione è definita come “stuzzicante” perché prossima a quella in cui le pietre sono stati portati nel primitivo fossato per formare il primo cerchio di pietra.

L’attenzione degli archeologi, nel passato, si era concentrata soprattutto sul sistema di costruzione del sito più che alle persone che lo avevano innalzato. La nuova scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Scientific Reports, è il risultato del successo nell'estrazione degli isotopi dello stronzio - che possono rivelare dove le persone hanno trascorso gli ultimi anni della loro vita - dall'osso cremato, cosa che fino a poco tempo fa era ritenuta impossibile.

Era noto che Stonehenge fosse usato come luogo di cremazione e sepoltura. I test sono stati condotti su frammenti di teschi ritrovati nei "fori di Aubrey" (così chiamati da John Aubrey, l'erudito del XVII secolo che per primo li aveva individuati) un cerchio di 56 fosse al di fuori dell’attuale cerchio di pietra, ora coperte dall’erba. Si riteneva che i pozzi contenessero pali di legno, ma scavi recenti hanno trovato schegge di bluestone. Una delle ipotesi è che le buche ospitassero il primo cerchio di massi, che poi sono stati ripetutamente riordinati per secoli.

Le prime ossa sono state datate intorno al 3000 a.C. e coprono un arco di tempo di circa 500 anni. Secondo gli archeologi che hanno condotto la ricerca «la varietà di date fa sorgere la possibilità che per secoli le persone potessero essere portate a Stonehenge per essere sepolte con le pietre». Nel 2008 gli archeologi Geoffrey Wainwright e Tim Darvill avevano osservato che le bluestone, in particolare la dolerite macchiata, blu e scintillante di cristalli di quarzo appena estratta, erano considerate da alcuni fino a oggi come dotate di poteri curativi e che quindi Stonehenge funzionava come "la Lourdes dell'Europa preistorica".

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