sabato 21 settembre 2013
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Un protestante che difende un cattolico. All’apparenza, un caso singolare. E lo è ancora di più vedendo chi riguarda: il protestante è lo scrittore Robert Louis Stevenson, e il cattolico Padre Damiano, al secolo Joseph de Veuster, sacerdote belga che dedicò la vita ai lebbrosi relegati nell’isola di Molokai, nell’arcipelago delle Hawaii. Ma vediamo da vicino i fatti. Padre Damiano, sacerdote missionario alle Hawaii, nel 1873 si offre volontario per risollevare le sorti dell’isola lebbrosario di Molokai, dove erano stati già mandati molti malati, e che era dominata dal disordine e dalla violenza. La lebbra all’epoca era ancora un male incurabile, forse il più temuto, per le ripugnanti deformità e mutilazioni che provocava. In breve tempo, il sacerdote missionario compie un miracolo: riporta ordine dove c’era il caos, amore dove regnava l’egoismo e vigeva la legge del più forte. La notizia fa scalpore: già per il fatto che un uomo sano si esponga al contagio di un male devastante, ma soprattutto che riesca a ridare umanità a un’isola che ormai aveva l’aspetto di un inferno. Padre Damiano chiede e ottiene di restare per il resto dei suoi giorni a Molokai. Costruisce un cimitero, che permette di dare degna sepoltura ai cadaveri prima abbandonati, un orfanotrofio, organizza scuole e culto religioso, non facendo mai mancare il suo sostegno spirituale, oltre che materiale, ai malati dell’isola. E la malattia non tarda a colpirlo. Lui che si rivolgeva ai suoi protetti nelle omelie con l’espressione «noi lebbrosi», muore di lebbra nel 1889, a 49 anni. La sua fama e la gratitudine per la sua abnegazione sono tali che si pensa di costruire un edificio in sua memoria. Però un altro missionario che vive alle Hawaii, il reverendo presbiteriano Hyde, ne scrive in una lettera, poi diffusa pubblicamente, con molta disapprovazione, al punto da bloccare questo progetto. Definisce Padre Damiano «volgare, sporco», lo accusa di avere contratto la malattia per il suo comportamento promiscuo con le donne lebbrose (accusa che si rivelerà del tutto infondata), insomma tenta di demolirne l’immagine. È a questo punto che entra in scena Stevenson: lo scrittore si trovava in quegli anni in viaggio con la famiglia nelle isole dell’Oceano Pacifico, per cercare sollievo alla sua grave tubercolosi grazie a un clima favorevole. La vicenda rivela così incroci esistenziali e letterari stupefacenti: il nome del detrattore di Padre Damiano è lo stesso del malvagio protagonista del romanzo più celebre dello scrittore, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde; Stevenson stesso è condannato da un male incurabile, e visita con rispettosa curiosità Molokai, quando Padre Damiano è da poco stato sepolto. L’isola in cui si svolge un altro suo famoso romanzo, L’isola del tesoro, somiglia molto a quella scelta come lebbrosario: una sorta di fortezza naturale che nasconde le capanne dei malati. Forse queste sono ragioni aggiuntive, ma la spinta alla difesa del missionario cattolico nasce in Stevenson dall’aver visto personalmente, pur con molta diffidenza iniziale, il bene infuso dalla sua presenza generosa in tanti malati, che sembrano felici di vivere nonostante deformità e sofferenza. Scrive così, di getto, una lettera aperta, che ha poi difficoltà a pubblicare perché un attacco tanto diretto al reverendo Hyde potrebbe causare seri problemi legali. Ma decide di rischiare, dopo aver consultato l’intera famiglia, e la stampa a sue spese nel 1890, aspettando poi – per fortuna invano – una querela che avrebbe potuto trascinarlo alla rovina economica. È dunque giusto osservare, come fa Roberto Beretta nell’avvincente introduzione all’edizione italiana della «lettera» ora ristampata da Medusa sotto il titolo In difesa di Padre Damiano (pp. 86, euro 12; nel volume sono pubblicate anche alcune lettere di Stevenson sulla vicenda e un inedito scritto in cui la moglie riepiloga i fatti), che questo è uno di quei casi in cui «la vita imita la letteratura». Nel singolare testo, pieno di ammirazione per le risorse di chi agisce in nome di Dio, Stevenson ribatte le accuse contro Padre Damiano una per una, anche citando il Nuovo Testamento. Era volgare? Probabile, ma «abbiamo dei dubbi sul fatto che Giovanni Battista fosse un signore»; Pietro forse non era un gentiluomo, «ma anche nelle Bibbie protestanti viene chiamato santo». Lo scrittore in questo è addirittura profetico: Padre Damiano viene proclamato santo nel 2009, proprio per il suo assoluto donarsi alla cura dei lebbrosi, in nome dell’amore cristiano, un gesto eroico così male interpretato dal pastore presbiteriano e da chi condivideva la sua visione puritana del mondo.
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