domenica 4 ottobre 2020
In Sant’Agostino dal 25 ottobre l’installazione “Stabat mater dolorosa” di Giovanni Manfredini con la musica di Ennio Morricone. Mosca Mondadori: «Oltre l'angoscia, verso un mistero più grande»
Ennio Morricone e Giovanni Manfredini nel 2015

Ennio Morricone e Giovanni Manfredini nel 2015 - Aurelio Amendola/Casa dello Spirito e delle Arti

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Una corona di spine d’oro sospesa nel buio, mentre lo spazio si riempie dei timbri di un coro e una dolce voce femminile legge i versi di Jacopone da Todi. È l’installazione Stabat Mater dolorosa, un progetto dell’artista Giovanni Manfredini realizzato in collaborazione con Ennio Morricone – che per l’opera ha scritto appositamente il brano La via della croce – e Anna Maria Cànopi. Presentata cinque anni fa alla Fondazione Cini, in occasione della 56ª Biennale di Venezia, l’opera riemerge da domenica 25 ottobre a Roma, nella chiesa di Sant’Agostino: accanto alla tomba di santa Monica, la madre del santo di Ippona, e a pochi metri da un’altra Madre indimenticabile, quella dipinta da Caravaggio nella Madonna dei pellegrini.

«Questa è vuole essere una corona di speranza ai tempi del coronavirus» spiega Arnoldo Mosca Mondadori, che con la Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti promuove l’operazione, in collaborazione con i padri Agostiniani e la Soprintendenza di Roma: «Uno sguardo sul trascendente e sulla fede: perché i nostri occhi possano guardare alla resurrezione e verso un mistero più grande che ci salva dall’angoscia. E questo è reso possibile dell’arte e dalle voci che vengono dalla terra e dal cielo, quelle di Morricone e madre Cànopi».

L’opera nasce dall’esperienza personale di Manfredini: «Il lavoro – aveva spiegato ad “Avvenire” in occasione del debutto veneziano del progetto – nasce in seguito alla morte di mia madre. Quando avevo due anni un incidente con il fuoco mi portò in fin di vita. Lei fece un voto alla Vergine: promise che non avrebbe più portato ori perché mi salvasse. Il giorno dopo mi risvegliai dal coma, e stavo bene. Lei osservò il voto per tutta la vita. Nel suo giardino crescevano rose bianche. Ne ho tratto una corona di spine e l’ho fusa in ciò a cui lei aveva rinunciato. È un’opera personale, ma un artista non è mai privato. E così questa corona riassume il sacrificio, il dolore e la forza di ogni madre in quelli della Madre per eccellenza».

L’opera ha quindi un valore universale e, in questa fase storica, ulteriormente particolare: «La storia di questa corona d’oro sospesa in aria – scrive padre Giustino Casciano, priore provinciale degli agostiniani in Italia – è un invito alla preghiera. Alla Madre di Gesù, Figlio di Dio, coronato di spine e crocifisso, chiediamo pietà per questa umanità così ferita da violenze ed ingiustizie, da egoismi e sopraffazioni. Alla Madre nostra celeste chiediamo luce perché gli scienziati scoprano il rimedio per curare questa malattia e perché tutti possano vivere sereni su questa terra, credendo nell’amore onnipotente di Dio, che ha preparato cieli nuovi e terra nuova».

«Musica, parola e scultura sono inscindibili – aveva commentato Manfredini – Ennio mi aveva detto: “La mia musica la sospenderà”». L’opera diventa anche un omaggio al maestro scomparso lo scorso luglio. Per l’occasione, alle 15, verrà infatti presentato il volume Salmi (Piemme), scelti e letti da Ennio Morricone insieme con la nipote Valentina, che così racconta l’esperienza: «Arnoldo Mosca Mondadori aveva inviato mio nonno a commentare i Salmi. Lui ha accettato volentieri ma sapeva che per la sua personalità sarebbe stato difficile scriverne. Allora ha voluto intavolare un dialogo con me per aprire la sua profondità. Il lockdown è diventato, paradossalmente, la condizione ideale. È stata un’esperienza molto forte. Il suo testamento spirituale? Non potevamo sapere che sarebbe stata tra le ultime cose a cui avrebbe lavorato. Sicuramente ha potuto esprimere la sua grande spiritualità in modo diverso rispetto al suo linguaggio abituale, la musica».

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