sabato 18 dicembre 2021
Il musicista e compositore oggi a Roma, alla Basilica di San Pietro e Paolo, sulla scia di papa Francesco esegue «la prima Santa Messa musicata che segue la liturgia
Il compositore Ambrogio Sparagna

Il compositore Ambrogio Sparagna - Musacchio/Ianniello/Pasqualini

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La cometa dell’Orchestra Popolare Italiana questa sera si poserà sopra la Basilica di San Pietro e Paolo, a Roma (alle ore 19). È lì che Ambrogio Sparagna presenterà un unicum, come la sua Messa Popolare. Premessa d’obbligo, Sparagna non è soltanto un virtuoso della musica, con il suo organetto magico itinerante, ma negli anni si è attestato tra i compositori più originali in circolazione nel Vecchio Continente. E la sua cifra riconoscibile, è quella del rabdomante di suoni e di canti popolari, che da sempre tratta con quello che definisce «il massimo rigore del mio lavoro». La musica popolare, negli anni, l’ha avvicinato alla ricerca, anche di una spiritualità che si nutre essenzialmente di canti e di note. Materiali rari, cristianamente celestiali, che è andato a scovare in ogni angolo dell’infinita provincia italiana, e ora, le ha innestate, come su un albero di ulivo, nella Messa Popolare. «La prima Santa Messa musicata, che intende seguire la direzione indicata anche da papa Francesco.

Una Messa al servizio della liturgia

La mia composizione è al servizio della liturgia». Termine greco, «liturgia, che significa servizio da parte del popolo e in favore del popolo», ricorda il cardinale Matteo Maria Zuppi in introduzione al libretto di Messa Popolare. In preghieraNubes Musica in libri-Finisterre cd book). Un lavoro certosino, filologico e appassionato questo di Sparagna che, all’acme della ricerca antropologica-musicale, ha prodotto questa che oggi seguirà la liturgia della Santa Messa officiata dal cardinale Enrico Feroci. «La Messa Popolarecomprende parti dell’Ordinarium ( Kirie, Gloria, Credo, Santo, Padre Nostro, Agnello di Dio) e il Proprium (canti di ingresso, offertorio, comunione, finale), per il quale abbiamo rielaborato una serie di Laudes attribuite a san Filippo Neri (1515-1595)». Il quale a sua volta «si rifaceva alle laudi di Jacopone da Todi», spiega nel libretto padre Maurizio Botta che, nella Messa Popolare ha adattato alcuni scritti di san Filippo Neri, e nell’invitare all’ascolto della composizione sottolinea: «Questo progetto di Sparagna ha reso possibile il canto di parole decisive di padre Filippo diventate quasi proverbiali: “Gesù mio amore /tutto il mondo è vanità”». Dalla direzione e gli arrangiamenti delle parti corali, affidate ad Anna Rita Colaiani, emergono in tutto il loro splendore le laudi filippine come Giù viene il gran Signore e Chi vuol salire in cielo.

Gli scritti di suor Ambrogina

E a quest’ultime, Sparagna ha affiancato alcuni testi «rielaborati» della venerabile suora Ambrogina di San Carlo. «Si tratta delle sorella di mia madre, suor Ambrogina era nata a Maranola, una frazione di Formia, nel 1909, ed è morta giovane, nel 1954, tre anni prima che io nascessi, in quello stesso paese. Il mio nome l’ho preso da lei», spiega il compositore che nella Messa Popolare ha inserito tre brani di suor Ambrogina di San Carlo: Ti supplico, Amore giglio purissimo e Pane vivo. «Sono adattamenti di alcune sue frasi e si trovano nel libretto, assieme a tutta una serie di spartiti, perché la mia idea, anzi il desiderio profondo è che questa composizione diventi una “Messa allargata”. D’ora in poi, mi piacerebbe se venisse cantata in tutte le parrocchie e condivisa pienamente dalle diverse comunità». Sparagna anche in questo lavoro scava da rabdomante e va alla fonte delle sue esperienze decennali: «Sono quarant’anni che ho scavato fino alla radice della tradizione popolare. Ho scandagliato, paese per paese, l’intero Stivale e in ogni luogo ho fatto delle scoperte incredibili. Ho trovato canti popolari sacri che molti sostenevano che non esistessero o che al massimo si trattava di fonti pagane. Invece, ho trovato un patrimonio cristiano straordinario, partendo dai canti del tempo di san Francesco d’Assisi, fino agli oratori filippini del ’500. La verità, per tanto tempo taciuta – continua entusiasta Sparagna – è che non esisteva solo un canto, ma un genere del “canto sacro popolare”. Basti pensare all’esperienza degli “orbi in Sicilia”, ai gesuiti che, sempre nel ’500, nelle loro congregazioni invitavano tutti i ciechi a suonare e a cantare per la funzione. L’ultimo cantore siciliano, che conosceva a memoria 250 ottave dei canti di santa Rosalia, ho avuto modo di conoscerlo personalmente e il tesoro di informazioni che mi ha rivelato nel nostro incontro le ho registrate e le custodisco gelosamente. Questa è la mia vera ricchezza». Il tesoro di conoscenze di chi sa che «il Il Gloria è una forma metrica collegata alle tarantelle, così come il Padre nostro, mentre il Santo è più legato alla tammuriata ».

L'incontro con il Papa e la Caritas

Discorsi da musicista e fine musicologo che Sparagna ha fatto anche con papa Francesco, in un incontro, di cui dice con orgoglio: «Ho ricevuto dal Santo Padre apprezzamenti per la mia musica e questo mi ha trasmesso una grande energia per continuare al meglio il mio lavoro». Un’attività musicale che non conosce limiti nè confini. Così con il suo organetto, dopo aver «dialogato» con i maggiori esponenti dal “folk” internazionale, fino ai cantautori italiani (vedi Litania con Giovanni Lindo Ferretti e il sodalizio storico con Francesco De Gregori), ora, accompagnato dalla fraterna Orchestra Popolare Italiana, dopo l’esecuzione della sua Messa, come da tradizione, suonerà nelle varie Caritas di Roma. «Da gugno a settembre scorso, ci siamo esibiti negli spazi all’aperto delle Caritas romane, e da 15 anni a questa parte, ogni 5 e 6 gennaio, all’Auditorium Parco della Musica Morricone, riproponiamo la serata della “Chiara Stella”: il concerto dei canti di Natale. L’anno che verrà, Sparagna spera che sia quello della «rinascita di tutte le arti a cominciare dalla musica dal vivo », ma soprattutto che la Messa popolare venga introdotta in tutte le chiese dove, «a chiamata, andrò ad eseguirla personalmente, magari tra una serata e l’altra di “Tempo al tempo”, il nostro concerto di tarante, carnevali e canti nell’Italia di ieri e di oggi». Il viaggio della cometa Sparagna continua.

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