mercoledì 12 febbraio 2014
​Diciassette centesimi di secondo l'hanno lasciata fuori dal podio. Ma alle Olimpiadi solo il fatto di esserci vale già una grande vittoria.
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Diciassette centesimi di secondo. Un soffio di tempo, un niente che per qualcuno significa tutto. Chiedere a Daniela Merighetti per conferma. Nello sport, come nella vita, non vincere spesso equivale ad una sconfitta. Alle Olimpiadi invece, solo il fatto di esserci vale già una grande vittoria. A patto di non piazzarsi al quarto posto però: perchè sfiorare il podio dove il podio significa tutto, fama, onore e il coronamento di un’intera carriera, è una delle beffe più atroci. Daniela Merighetti ci penserà a lungo al podio della discesa libera femminile di Sochi. Oggi nella gara più veloce dello sci, la slovena Tina Maze e la svizzera Dominque Gisin hanno incredibilmente fatto segnare lo stesso identico tempo al traguardo conquistando la medaglia d’oro a pari merito davanti al bronzo di un’altra svizzera, Lara Gut. Per l’Italia, dopo quella di Karin Oberhofer nella 7,5 km sprint di biathlon, arriva invece il secondo quarto posto in questi Giochi, stavolta a firma Daniela Merighetti. Ma chi pensava di trovarla rabbiosa e affranta ai piedi del podio, ha ricevuto invece una splendida lezione di vita e di sportività. «Ho fatto un'ottima gara - spiega Daniela - forse potevo fare meglio nell'ultima parte se l'infortunio in allenamento non mi avesse costretta a letto tre giorni impedendomi di provare ancora la pista, ma questo è lo sport, è la vita. Io mi sento comunque fortunata, nella vita ho tutto: scio, faccio quello che mi piace, la mia famiglia sta bene. Cosa posso pretendere di più?». Una medaglia olimpica l’avrebbe ricompensata ampiamente per un carriera onesta seppur senza grandi acuti (una sola vittoria in Coppa del Mondo, nella discesa di Cortina nel gennaio 2012) e che avrebbe assunto maggiore importanza viste le difficoltà dei giorni scorsi: la botta al ginocchio sinistro rimediata durante una delle prove ne aveva infatti messo in dubbio la partecipazione, con la 32enne velocista bresciana delle Fiamme Gialle costretta a sfruttare la discesa della supercombinata come test in vista di oggi. «Ho dato tutto dall'inizio alla fine - ammette lei a fine gara -. Ho perso un po’ di tempo in fondo alla parte finale: peccato. Sono arrivata quarta in una Olimpiade e questa sarà l’ultima alla quale parteciperò. Amen. Qualcuno deve pur sempre arrivare quarto. A volte perdi per 6-7 decimi, a volte per centesimi, oggi mi sono toccati i centesimi...». La Merighetti ora già pensa alla prossima gara, il Super G di sabato. Non conta come si piazzerà: con questo spirito, con questo modo di affrontare le gare, lei ha già vinto.
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