mercoledì 8 maggio 2019
Dopo aver raggiunto la salvezza al primo anno nella massima serie, l’Ego Handball ha già pianificato la prossima stagione mettendo al centro un progetto in favore dei detenuti del carcere
Jacob Nelson in azione

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La pallamano in Italia è spesso considerata uno sport di nicchia e da anni sta cercando di trovare una sua dimensione per emergere e magari contrastare l’egemonia, ormai radicata, di pallavolo e pallacanestro che si contendono a turno la piazza d’onore dietro l’irraggiungibile calcio. Eppure una sua gara affascina sempre per la velocità del gioco e per i punteggi spesso in bilico, anche se sembra radicarsi solo in alcune zone del Belpaese come Trieste, Alto Adige e la Puglia dove giocano le squadre più rinomate e con i palmarés più ricchi. Per provare a cambiare il corso degli eventi forse la strada giusta è quella intrapresa dalla Ego Siena che al primo anno di A1 ha raggiunto la salvezza con merito e sta seminando nel territorio toscano i veri valori della disciplina, mettendo in atto apprezzate iniziative sociali a cominciare dal progetto nel carcere di Siena che sarà il fiore all’occhiello della prossima stagione. Merito di Marco Santandrea imprenditore con un debole per la pallamano: «Ho un’azienda - ci racconta - di macchine per la costruzione di materiali elettrici, questo sport mi ha sempre entusiasmato, ci ho giocato tanto da ragazzo e ora lo seguo perché lo praticano i miei figli, così ho voluto investirci come sponsor. Siena è una piazza particola- re, negli ultimi anni ha avuto il boom con calcio, basket e volley ma anche tanta sfortuna. In molti all’inizio erano scettici e mi davano del “pazzo” a puntare su un campionato che purtroppo ha poca visibilità, ma chi fa sport deve mettere a disposizione della comunità i valori che impara giocando e allenandosi, i risultati agonistici sono solo una conseguenza. Abbiamo fatto un primo incontro in carcere ed è stata un’esperienza incredibile. Dopo pochi minuti abbiamo visto cambiare l’atteggiamento di chi ha provato, da settembre organizzeremo appuntamenti cadenzati con i detenuti e con il direttore del carcere stiamo studiando qualcosa ad hoc da fare fuori da quelle mura e dar loro in seguito una possibilità nel mondo del lavoro».

Le buone prestazioni della squadra hanno fatto il resto: «La visibilità data dalla prima squadra è stato un buon ritorno d’immagine e un volano per investire ancora di più nel sociale, Siena ha risposto alla grande, al Palazzetto ci sono sempre 400-500 persone e stiamo facendo un lavoro incredibile nelle scuole della provincia e con associazioni che operano nel sociale. I nostri corsi sono gratuiti perché lo sport deve essere accessibile a tutti anche a chi non se lo può permettere. La pallamano per crescere deve coinvolgere il territorio, piazze e città importanti». Se poi come allenatore decidi di puntare su Alessandro Fusina, un monumento di questo gioco con 9 scudetti, 7 Coppe Italia da giocatore e 3 tricolori, 2 Coppe Italia e 1 Supercoppa da allenatore, tutte equamente distribuite da Nord a Sud, la strada è davvero in discesa: «Nasce tutto per caso - spiega l’ex azzurro - quando il presidente mi ha chiamato per fare da testimonial ad un torneo estivo. Mi ha parlato del progetto e ne sono rimasto affascinato. Ho accettato la sfida perché mi piacciono i club ambiziosi con programmi a lungo termine e con mia moglie e la famiglia abbiamo deciso di trasferirci a Siena, una città ricca di storia e fascino. Abbiamo raggiunto quasi subito la salvezza con giocatori non famosi e al contempo io e i ragazzi siamo andati nelle scuole e nel carcere per spiegare che i nostri gesti atletici sono naturali, chiedendo all’inizio solo di provare a lanciare la palla come si lancia un sasso e dimostrando che tutti attaccano e difendono con grande lealtà e correttezza. Molti genitori e insegnanti ci hanno fatto i complimenti perché hanno visto che i loro figli sono migliorati con la coordinazione e si sono innamorati di questo gioco fatto di corsa, velocità e intelligenza tattica. La pallamano è davvero uno sport per famiglie che ti coinvolge e stimola, non a caso in un istituto scolastico hanno fatto persino una ricerca su questo nostro sport e al Palazzetto abbiamo invitato gli studenti per una grande festa insieme. Siamo all’origine del percorso ma se scocca la scintilla giusta con qualche risultato di prestigio di una squadra di club o della Nazionale, rimoderniamo le strutture e altri ci aiutano ad insegnarlo dalle basi con persone preparate che hanno a cuore la crescita, la promozione e la diffusione, possiamo davvero raggiungere nazioni come la Francia e la Germania dove ormai è fra le realtà di squadra più seguite con 10mila persone alle partite».

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