mercoledì 23 ottobre 2013
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Ci sono voluti quasi due anni. Due anni senza «vigilanti» sul corretto rapporto fra la tv e i ragazzi. Dopo ventidue mesi di blocco, riprende l’attività del Comitato Media e Minori. Finito nelle sabbie mobili per la scadenza del mandato dei suoi componenti, l’organismo chiamato a tutelare i più piccoli davanti al piccolo schermo si insedia stamani nella sede del Ministero dello sviluppo economico a Roma alla presenza del viceministro Antonio Catricalà, del presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Angelo Cardani, e del presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sui servizi radiotelevisivi, Roberto Fico.Sui tavoli i nuovi membri troveranno segnalazioni di film aggressivi in pieno pomeriggio, di telegiornali che raccontano storie di violenza gratuita, di talk show che nel cuore del giorno affrontano la cronaca con crudezza, di reality dove la volgarità è sia nel linguaggio, sia nei comportamenti. Esempi di cattiva tv che va in onda sugli schermi italiani e che il Comitato ha il compito di fermare schierandosi a fianco delle famiglie. «Il nostro obiettivo è la tutela dei diritti e del benessere dei minori», spiega il neo presidente, Maurizio Mensi.Il lavoro del Comitato si basa sul codice di autoregolamentazione «Tv e minori» nato nel 2002 e divenuto legge nel 2004. «Un codice che proibisce contenuti nocivi – afferma Elisa Manna, rappresentante del Consiglio nazionale utenti nel Comitato –. Certo, gli ultimi interventi legislativi hanno allargato le maglie: oggi si possono trasmettere film vietati ai minori di 14 anni durante la giornata e l’escamotage del parental control, ossia il filtro elettronico che dovrebbe oscurare i programmi inadatti, mostra tutti i suoi limiti». Aggiunge Remigio Del Grosso, anche lui rappresentante dei telespettatori in seno all’organismo: «Il cammino che ci attende è gravoso. Numerose sono i casi giacenti. E non mancano altre richieste di intervento, come quella dei promotori di una petizione che ha raccolto 26mila firme contro un programma di Real Time».Dal debutto del Comitato, undici anni fa, lo scenario è cambiato. «Grazie alla convergenza dei servizi di media – dichiara Mensi – il minore è adesso in grado di costruirsi, soprattutto con Internet, un palinsesto in maniera del tutto autonoma e indipendente dalla programmazione proposta dalle reti generaliste e tematiche. Perciò occorre intervenire con strumenti efficaci e adeguati alle nuove tecnologie». Da qui l’idea di rivedere le regole d’ingaggio. «Per non trovarsi a combattere una battaglia di retroguardia – chiarisce il presidente – il Comitato potrà sollecitare fin da subito l’avvio di un percorso che porti all’aggiornamento del codice per renderlo applicabile alle piattaforme dei nuovi media e più in generale alla multimedialità». Lo sostiene anche la sociologa Manna: «I ragazzi hanno un rapporto sempre più stretto con la Rete, il cellulare e i social network. Ecco perché serve ampliare le competenze del Comitato alla totalità dei media. Comunque, non va dimenticata la tv: un ragazzo si affaccia sul web quando ha fra i 7 e i 9 anni, ma in precedenza è il piccolo schermo il suo maggiore interlocutore mediatico». In quest’ottica, sottolinea Mensi, «è necessario sostenere una programmazione di qualità, portatrice di valori positivi, così da fornire un utile ausilio alla famiglia cui è affidata la principale responsabilità educativa». E il Comitato è pronto a stringere un patto con chi è impegnato sul versante formativo. «Uno degli elementi qualificanti della nostra azione – conclude il presidente – dovrà essere la promozione di iniziative di sensibilizzazione al corretto uso dei media. Proposte rivolte ai minori, alle famiglie e al pubblico in generale che andranno realizzate insieme con la scuola».
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