mercoledì 24 agosto 2022
Un’invasione in atto: Inter, Roma, Lazio, Milan e Juventus si sono affidate alla sponsorizzazione di gruppi di criptovalute Un giro d’affari da 180 milioni di euro
Lautaro Martinez e Chalanoglu dell’Inter, sulla maglia in evidenza lo sponsor del gruppo di criptovalute

Lautaro Martinez e Chalanoglu dell’Inter, sulla maglia in evidenza lo sponsor del gruppo di criptovalute

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Un’invasione iniziata da quando il primo governo Conte vietò le sponsorizzazioni delle aziende di scommesse nello sport. Da quel momento i club italiani, deprivati da ricavi che valevano decine di milioni di euro, si sono affidati sempre più massicciamente al mondo delle criptovalute, un settore esploso improvvisamente in mezzo a tantissimi dubbi che in molti casi erano più che giustificati. Lo dimostrano proprio alcune vicende degli ultimi mesi in Serie A. In questo momento nel massimo campionato italiano sono tre le squadre che hanno come sponsor principale un gruppo di criptovalute: Inter e Roma con Digitalbits, la Lazio con Binance. Juventus e Milan si affidano a gruppi attivi in questo campo per lo sponsor di manica: i bianconeri con Bitget e i rossoneri con BitMex. In tutto il volume d’affari legato a questi accordi ammonta a circa 180 milioni in Serie A. Si tratta di cifre che comprendono anche altre voci, non solo il compenso da sponsorizzazione in senso stretto, come si può capire analizzando il contratto dell’Inter con Digitalbits, annunciato un anno fa come un’intesa quadriennale da 85 milioni di euro. In realtà, fin dall’inizio, c’era chi segnalava che in questa maxisomma rientrasse anche la cessione di alcuni servizi utilizzabili da Digitalbits per emettere prodotti digitali legati all’Inter, un po’ come succede con lo sponsor tecnico che ha bisogno di accordi con i grandi club per vendere tante magliette. Quindi non erano tutti soldi dovuti alla presenza del nome sulle maglie.

Una lettura confermata da quello che sta succedendo in questa fase nella quale l’Inter sta negoziando con Digitalbits, in ritardo con i pagamenti. Il club nerazzurro sta cercando di salvare la presenza del nome di questo gruppo americano sulle maglie per non deprezzare le casacche già vendute dalla Nike (e non sono poche, bastava una rapida osservazione a San Siro sabato scorso in occasione della partita con lo Spezia). Per farlo l’Inter sta convogliando tutto quanto versato da Digitalbits verso il rapporto di main sponsor, facendo saltare gli altri corollari dell’accordo. Ma serviranno presto altri pagamenti per consentire a questo patto di proseguire. Ha meno problemi, invece, la Roma con la stessa azienda che si trova in mezzo a una crisi notevole negli Stati Uniti. Nel frattempo si sarebbe fatta avanti Binance per aggiungere l’Inter alla Lazio. Questi problemi nel mondo dello sport sono la spia della clamorosa perdita di valore delle criptovalute in tutto il mondo. Un fenomeno che spesso si accompagna a vere e proprie truffe ai danni dei consumatori, come ha denunciato la Sec americana. Non era difficile da prevedere e sta avvenendo. Anche se non è tutto da buttare in questo ambito imprenditoriale, dove è facile sovrapporre attività diverse che invece vanno tenute distinte. Ad esempio, Binance opera diversamente da Digitalbits. È una specie di Borsa delle criptovalute e guadagna da ogni transazione. Così come Crypto.com, altra società internazionale di scambio di criptovalute, che ha legato il suo nome al Var in Serie A. Ogni volta che parte una revisione al monitor di un episodio dubbio in campo, appare sugli schermi questo logo. Per ora queste imprese sono al riparo da perdite economiche perché si trovano a un livello superiore rispetto a chi emette le criptovalute.

Ma è evidente che può trattarsi di una situazione temporanea perché, in caso di naufragio dell’intero comparto, finirebbero per pagare dazio. Altra cosa ancora sono le società che emettono “token”, i gettoni virtuali che nel calcio diventano “fan token”, strumenti che possono essere acquistati e poi spesi dai tifosi per partecipare ad alcune decisioni della squadra del cuore, ad esempio quale slogan motivazionale scrivere nello spogliatoio o quale livrea dare al pullman che porta i calciatori allo stadio. Rientra in questa categoria Socios.com, sponsor di maglia del-l’Inter fino alla scorsa stagione, legato da accordi commerciali a numerosi club di Serie A: Juventus, Milan, Roma, Bologna, Napoli e la stessa Inter. Nemmeno Socios.com è stata immune da indiscrezioni su alcuni problemi di gestione nei mesi scorsi, ma i suoi affari non hanno subito gli scossoni fortissimi di Digitalbits. Un’altra frontiera è quella dei “non-fungible token” (Nft) molto usati nel mondo delle creazioni artistiche. Il calcio gli utilizza, ad esempio, per creare un fantacalcio digitale con le card degli atleti versione Nft. La Lega Serie A ha chiuso un accordo di questo tipo con Sorare, gruppo leader in questo campo. Secondo una stima di Deloitte, il mercato degli Nft nello sport arriverà a quota 2 miliardi di dollari entro la fine del 2022. Davanti a certe cifre un mondo affamato di soldi come quello del calcio fa volentieri a meno di interrogarsi sulla consistenza di questa bolla.

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