mercoledì 3 dicembre 2008
Molte delle novità annunciate da un gruppo di lavoro su Sanremo di cui faceva parte un giornalista di «Avvenire».
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«Facciamo una giornata sul Festival di Sanremo, vuol venire a darci alcune idee?». La proposta era allettante. In fondo, Sanremo è come la nazionale di calcio: ognuno di noi «sa come deve giocare». Chi ci sarà? «Giornalisti, autori televisivi, uffici stampa, uomini del marketing Rai». Ma voi chi siete? «Siamo una società che è stata incaricata dalla Rai di fare uno studio sul Festival della canzone italiana». Di quella giornata ricordo (quasi) tutto. Il caldo di giugno, il posto accogliente («molto high tech»), la grande sala che ci ospitava con tendoni scuri alle finestre, i tanti memo colorati appiccicati alle pareti su cui venivano appuntate le idee che man mano uscivano dal gruppo. Alcuni nomi dei presenti, invece, li ho scordati. Ricordo però che c’era il caporedattore di un settimanale di gossip, il critico cinematografico di un inserto Rcs, un ottimo ufficio stampa, due importanti autori televisivi (uno dei quali ha firmato l’ultimo Festival), l’autore di un libro sulla «generazione mille euro» e un simpatico ragazzo del marketing Rai.Abbiamo lavorato sodo: dalle 10 alle 17. Insieme e divisi a gruppi. Per un giorno eravamo noi gli autori del nuovo Sanremo. Ovviamente ognuno aveva le sue idee: c’era chi voleva «più glamour» e chi puntava a svecchiare il Festival usando le nuove tecnologie, internet in testa. «È incredibile come il Festival sia famoso da quasi 60 anni e non esistano magliette, felpe, cappellini o portachiavi col marchio Sanremo».Il mio vicino di banco aveva ragione. Così come avevano senso molte altre proposte formulate quel giorno. Per esempio: il Festival deve tornare a puntare sulla gara tra big; dev’essere aspra e tesa come tutte le gare vere; magari con l’eliminazione diretta. I giovani, invece, vanno protetti: fate ascoltare i loro brani prima del Festival sulle radio, così da renderli un po’ popolari prima di farli apparire sul palco del teatro Ariston. Già che ci siamo: organizzate per altri giovani una gara su Internet, così da coinvolgere i ragazzi che smanettano sul web. E ancora: basta con la giuria di qualità, va tolta. Se proprio volete, fate votare i direttori d’orchestra.Direte voi: tutte idee con un minimo di costrutto, che qualunque gruppo di professionisti avrebbe partorito. Probabilmente avete ragione. Ma appena Bonolis e i suoi collaboratori hanno sciorinato le novità del «loro Festival», ho fatto un salto sulla sedia. Sicuramente è un caso, ma fare un Sanremo per internet, organizzare la gara solo tra big aumentandone la ferocia, aiutare i giovani attraverso le radio, abolire la giuria di qualità a favore dei professori d’orchestra sono tutte idee nate quel giorno.Di fronte a questo strano scherzo della vita, non posso fare a meno di pensare alle facce soddisfatte dei «miei colleghi per un giorno» diventati a loro insaputa autori di una parte del nuovo Sanremo e a quelle (probabilmente) inferocite dei due importanti autori tv che facevano parte di quel gruppo e che non sono stati chiamati da Bonolis al suo fianco. Alla fine, mi resta una domanda: siamo stati bravi noi o per fare un nuovo Sanremo in fondo non ci vuole un granché?
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