giovedì 5 novembre 2015
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«Quel libro allora venne considerato un attacco alla Chiesa, scorretto e sovversivo. Oggi non credo farebbe muovere una pampina (una foglia, ndr)»: Ferdinando Scianna rilegge quel lavoro, cinquant’anni dopo. Stasera, alle 18,30 al Forma Meravigli di Milano, riprenderà in mano il libro dello “scandalo”, ormai introvabile e divenuto un cult fra gli appassionati di fotografia e di etno-antropologia siciliana (verrà proiettato anche il documentario del 1964 di Michele Gandin Processione in Sicilia con le foto di Scianna). «In quella religiosità siciliana non c’era niente di metafisico. Era una visione materialistica. Il santo era come un deputato: tu voti per lui e poi ti fa avere un favore. L’unico momento di partecipazione veramente sentita era per la Settimana Santa, in cui si contempla il dolore di una madre per il figlio morto per il tradimento di un amico. Una storia di mafia. Era un’analisi inoppugnabile della relazione dei siciliani e la fede». Le foto di Feste religiose in Sicilia hanno oggi, più di ieri, «un forte contenuto documentario. Ci raccontano cos’era il mondo popolare in quegli anni», ribadisce Scianna (in libreria da pochi giorni con Obiettivo ambiguo, Contrasto, pagine 384, euro 24,90). «C’erano usanze – come trascinare la lingua per terra o procedere a ginocchioni – animate dal sentimento di pagare un prezzo per ottenere un ritorno o una grazia. Comportamenti orientati verso il terreno, per migliorare la vita, non per conquistarsi l’aldilà». Una proiezione terrena che Scianna incontra «anche in alcuni anziani preti». «Nel 1973 – ricorda il fotografo – andai sull’Etna per L’Europeo. Un prete mi raccontò il miracolo a cui aveva assistito da ragazzo, prima di entrare in seminario, nel 1937. La lava era alle porte di Sant’Alfio. Si portarono le reliquie di Sant’Agata in processione. La lava si fermò. Ma poi si aprì un altro braccio che si è riversato su Mascali, mangiandosi mezzo paese… Chi è il protettore di Mascali? San Calogero… Il potere di intercessione di Sant’Agata era più forte? Era questo un modo di misurare la fede? La vera religiosità è una cosa molto diversa...». Per Scianna, in realtà, si è persa anche la tradizione oggi. «Le feste esistono perché se ne occupa spesso l’ente del turismo o la Pro loco. Sono celebrazioni della cosa, non la cosa. Sono folclore puro, si fa promozione della processione. Sono rappresentazioni della rappresentazione. Purtroppo oggi siamo messi peggio. Ma lo dico senza nostalgia, un sentimento che non mi appartiene».
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