venerdì 25 novembre 2022
L’inventore di Charlie Brown, Linus e Snoopy nacque il 26 novembre di cent’anni fa: la sua fantasia intelligente, comica e compassionevole
Charles M. Schulz nel 1956 mentre disegna Charlie Brown

Charles M. Schulz nel 1956 mentre disegna Charlie Brown - Roger Higgins, World Telegram / Library of Congress

COMMENTA E CONDIVIDI

«Cari amici, ho avuto la fortuna di disegnare Charlie Brown e i suoi amici per quasi cinquant’anni. È stata la realizzazione del sogno che avevo fin da bambino. Purtroppo, però, ora non sono più in grado di mantenere il ritmo di lavoro richiesto da una striscia quotidiana. La mia famiglia non desidera che i Peanuts siano disegnati da qualcun altro, quindi annuncio il mio ritiro dall’attività. Sono grato per la lealtà dei miei collaboratori e per la meravigliosa amicizia e l’affetto espressi dai lettori della mia “striscia” in tutti questi anni. Charlie Brown, Snoopy, Linus, Lucy...non potrò mai dimenticarli...». Con queste parole, con gentilezza e stile, annunciava il suo ritiro, da un impegno quotidiano cinquantennale, Charles Monroe Schulz, statunitense, il fumettista più pubblicato e conosciuto del mondo. Il creatore dei Peanuts sarebbe morto nel 2000, febbraio, un mese dopo questa lettera di congedo, ed era nato a Minneapolis il 26 novembre 1922, esattamente cento anni fa.Personaggi indimenticabili. Vivono sempre in noi, anche perché la loro età si è fermata: Linus, che esordisce come neonato, cresce imparando a parlare e camminare per poi fermarsi verso i dieci anni, Charlie Brown, che compare bambino di quattro anni e a otto si fermerà, cessando di crescere... Non sono dei Peter Pan, incapaci di maturare, fanciulleschi, ma bambini che esprimono infantilmente i dubbi e le domande degli adulti. La fantasia intelligente, comica e compassionevole di Schulz crea infanti eterni e moderni, in un loro mondo a tratti irresistibile: pensiamo al bracchetto Snoopy, convinto di essere un asso dell’aviazione tedesca nella Prima guerra mondiale, continue battaglie aeree con il Barone Rosso... E poi Patty, Violet, Lucy, Fieda, Spike, Belle, Lila... Con loro non compaiono adulti, non esiste paesaggio: una generica periferia di una generica piccola città statunitense, casette con minuscolo giardino, una scuola elementare... sfondo bianco, tratto e parole.Nel 1950 nacquero i Peanuts, che subito divennero uno dei fumetti più popolari di tutti i tempi. L’ultima striscia fu disegnata nel gennaio del 2000 e pubblicata il giorno dopo la morte del disegnatore. Avendo Shulz proibito nel suo testamento la continuazione della serie, dal momento della morte iniziarono pubblicazioni delle vecchie strisce con il titolo di Classic Peanuts. Successo mondiale, trionfo nell’Italia intellettuale: «Se poesia vuol dire capacità di portare tenerezza, pietà, cattiveria a momenti di estrema trasparenza, come se vi passasse attraverso una luce e non si sapesse più di che pasta sian fatte le cose, allora Schulz è un poeta»: la consacrazione di Umberto Eco. Ma la poesia non è quella cartolina leggera della definizione di Eco. L’uomo si interroga sulla sua natura da Aristotele, a Vico, Shelley, Eliot. Per la poesia Dante è sceso all’Inferno. Altro che tenerezza pietà e cattiveria, si parla della Poesia, mistero e potenza. Certo quindi Schulz non è poeta, non c’entra niente con Baudelaire, con Saffo. Non pago di questa rivelazione Eco, con Elio Vittorini e Oreste del Buono, affermò che i fumetti non avessero nulla da invidiare alla letteratura.In quei cinquant’anni tra il 1950 e il 2000, in cui vivono gli intelligenti Peanuts, non ho mai avuto il sospetto che superassero e rendessero superflui libri scritti in quel periodo, da Il vecchio e il mare a Cent’anni di solitudine, e Charlie Brown. e Snoopy, personaggi che mi allietavano, non scalzavano quelli di Borges, di Vargas Losa, di Beckett, di Calvino, di Beppe Fenoglio. Sbagliata l’affermazione Eco-Vittorini-Del Buono: io, lettore di Linus e Tex Willer, continuo a preferire i loro libri a Schulz e ai fumetti. Da quell’affermazione nasce una tendenza al minimalismo nichilista, un cinismo ludico che indebolisce la visione della letteratura e quindi l’anima.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: