sabato 20 febbraio 2021
Parla Veronica Squinzi che racconta la saga di una famiglia tutta casa, azienda e sport: «Viviamo il calcio con lo stesso spirito con cui io e mio fratello Marco guidiamo la Mapei»
Sassuolo club house, l'onore degli Squinzi

Giorgio Squinzi storico patron della Mapei e del Sassuolo e sua moglie Adriana Spazzoli “anima” delle aziende di famiglia entrambi deceduti tra l’ottobre e novembre 2019

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L’ultima volta che eravamo entrati in “casa” Mapei (la sede centrale milanese in viale Jenner) ci aveva accolti il saluto caldo e rassicurante del Patron, Giorgio Squinzi che, da ex presidente di Confindustria e dell’omonima premiata ditta – leader mondiale degli adesivi per pavimentazione e prodotti chimici per l’edilizia – disquisiva di lirica, politica e alta finanza, con la stessa profonda leggerezza con cui affrontava l’argomento calcio: ovviamente da “padre-patron” del Sassuolo. «Un affare di cuore» il club emiliano, raccontava il Presidente «un nostro “debito di riconoscenza” verso tutte le aziende del territorio sassolese. Eravamo sponsor già alla fine degli anni ’80, poi quando nel 2003 rilevammo la società (era in C), ci dissero che l’unico “stellone” su cui potevano contare era il cardinale Camillo Ruini, sassolese doc, il quale penso che qualche spinta, almeno morale, ce l’ha data nel prosieguo del cammino...».

E nel mezzo del cammino, ad accoglierci, ora che il Presidente è volato via (Giorgio Squinzi si è spento, a 76 anni, il 2 ottobre 2019) è la figlia Veronica che, oltre ad essere l’amministratrice delegata – insieme al fratello Marco – della Mapei, è anche una mosca bianca, anzi “rosa”, del calcio di Serie A: è la vicepresidente del Sassuolo Calcio. «Un incarico – che fa notare – va nel segno della continuità: è stato il ruolo che ha ricoperto fino alla fine mia madre». La dottoressa Adriana Spazzoli, la colonna di casa Squinzi. Una lunga storia d’amore quella tra i due genitori della Vicepresidente. «Mamma era nata a Forlì e aveva conosciuto il papà quando d’estate alloggiava nell’albergo di famiglia, a Milano Marittima. Cinquant’anni assieme, sempre uniti, davvero nella buona e nella cattiva sorte. È stato un grandissimo amore il loro: la mamma ha seguito papà, appena un mese e mezzo dopo...».

La dottoressa Adriana è morta il 21 novembre 2019. Due genitori carismatici che hanno trasmesso a Veronica, al fratello Marco e a tutta «la nostra azienda-famiglia» i principi fondanti di «fatica, talento, lavoro di squadra, entusiasmo, grinta e perseveranza nell’affrontare le nuove sfide». Il motto di patron Giorgio, cresciuto con la passione per la bicicletta, però è sempre stato uno: «Mai smettere di pedalare!». E la sua strada, la My way americana, in una festa organizzata a New York, reinterpretata da Paul Anka, divenne l’inedita Mapei My way. Veronica mostra divertita la cover personalizzata dal grande cantante: il testo, è appeso alla parete della sala riunioni. Quel brano è una colonna sonora importante, quanto Neroverdi, l’inno del Sassuolo scritto e cantato da Nek.

Ma prima del calcio, in casa Squinzi c’era solo il ciclismo...

Papà era cresciuto a pane e bici, e il periodo più bello lo ha vissuto quando da presidente di Federchimica volava a Bruxelles e all’aeroporto lo fermavano continuamente i tifosi del Professional Cycling Team Mapei, la squadra di ciclismo più forte del mondo. Un Giro d’Italia, un Giro delle Fiandre, cinque Parigi-Roubaix, la Liegi-Baston-Liegi... Abbiamo chiuso da numeri uno.

È posssibile un ritorno in sella della Mapei?

Ai tempi, nel 2002, prendemmo decisioni forti e definitive. La lotta al doping condotta da mio padre è stata chiara e netta. Non possiamo più tornare indietro, almeno non nel settore professionistico. Quella della Professional Cycling Team Mapei rimane un’avventura straordinariamente unica e irripetibile, anche per noi di casa che con papà condividevamo quella stessa passione per il ciclismo.

Interno di una famiglia tutta casa, fabbrica e sport.

Alla domenica i nostri genitori erano capaci di portarci a seguire la tappa del Giro d’Italia fino alla Cima Coppi e poi alla sera ci ritrovavamo ad assistere all’opera. A dodici anni, anche durante le repliche settimanali, già sedevo al nostro palco di famiglia alla Scala per l’Aida o la Traviata. Sport e musica sono due elementi del nostro dna che corrono testa a testa.

Ma patron Giorgio non era solo un melomane appassionato di sport, sapeva scegliere i talenti del ciclismo, così come in tempi non sospetti era capace di giudizi tecnici illuminanti sui suoi calciatori, tipo: «Acerbi è il più forte difensore centrale italiano...». Il ct Roberto Mancini l’ha ascoltato.

Aveva le sue opinioni da competente in materia, ma poi ha sempre lasciato grande libertà allo staff dell’area tecnica dove ha sempre saputo selezionare dei grandi professionisti. A cominciare dal nostro Ad Giovanni Carnevali che fa parte della famiglia, e da sempre può lavorare liberamente, perché noi cerchiamo di essere sempre presenti in seno alla società ma senza mai invadere il campo. La regola è: mai entrare nelle scelte tecniche.

La leggenda narra che la dottoressa Adriana fosse la “vera tifosa” di casa Squinzi.

Leggenda appunto. Papà tutti sanno che nasce milanista, come la zia Laura (presidente di Mapei) grande tifosa, e come la sottoscritta che simpatizza per i rossoneri. Mio fratello Marco calcisticamente invece è agnostico – sorride – , ma poi tutti abbiamo “sposato” il Sassuolo. E anche Marco è sempre più coinvolto. Nostra madre forse in più, ci metteva il cuore nei progetti sportivi, se ne innamorava in modo folle, totale. Una volta andò a fare una lezione di marketing alla squadra e fu un momento speciale, per lei e per i ragazzi. Partecipava a tutte le iniziative con un’energia potente, contagiosa, sempre positiva – Veronica mostra la foto dei suoi genitori che alzano insieme la coppa del Trofeo Tim – . In questo scatto c’è tutto...

C’è il potere delle donne Mapei che si avverte forte. Forse sono maturi i tempi anche per una “allenatrice” sulla panchina del Sassuolo?

Per ora c’è mister De Zerbi e va molto bene così – sorride – . Credo che nel 2021 siamo tutti d’accordo che, la differenza, la fa la persona con il suo talento e le proprie doti umane e non certo quella di genere. Il mondo del calcio è ancora prettamente maschile e certi cambiamenti richiedono tempo e scelte adeguate. Però le donne sono sempre più attive. La capitana della Nazionale Sara Gama è una vicepresidente come me, dell’Aic. Gli arbitri donna hanno fatto il loro debutto nelle partite maschili anche nelle Coppe internazionali, e per quanto ci riguarda, dal 2015 abbiamo rilevato il titolo dalla Reggiana e fondato la squadra femminile del Sassuolo. Siamo partiti con le Pulcine e ora, compresa la prima squadra – terza in classifica in Serie A, guidata da mister Piovani – abbiamo dieci formazioni, con 200 tesserate.

In Inghilterra nel 2016 il piccolo grande Leicester di Claudio Ranieri vinse la Premier. Mai sognato un Sassuolo da scudetto?

Quello stesso anno noi andammo in Europa League... I sogni vanno coltivati ma gli obiettivi principali sono: investimenti mirati e un bilancio sano e trasparente. Parlare di Leicester poi è fuorviante, sia per il fatturato del club inglese che per numero di abitanti: Sassuolo ne conta 40mila, Leicester è una città da oltre 300mila. Preferisco fare riferimento al Villarreal che, per molti aspetti, è più simile a noi: ha fatto bene sia nella Liga che in Europa. Ecco, quello è il modello.

Un modello internazionale è sicuramente il vostro Centro Ricerche Mapei Sport.

È dal 1996 che questo nostro laboratorio di ricerca permanente opera per supportare sportivi di tutte le discipline e di ogni livello, amatori compresi, al fine di migliorare le loro prestazioni attraverso programmi di allenamento mirati e valutazione biomeccanica individuale. Il tutto viene svolto dai nostri esperti con un approccio etico e scientifico che è ormai riconosciuto come un’eccellenza.

Uno sport sano e pulito, è la base della filosofia che viene impartita nel nuovo Centro Sportivo Mapei Football Center.

In quel centro si allenano le prime squadre, ma è anche a disposizione dei giovani sui quali il Sassuolo investe continuamente. La programmazione sul lungo periodo prevede la crescita in casa del talento e non l’acquisto del campione già affermato altrove. Il Mapei Football Center è anche un punto di incontro per i nostri tifosi che sono anch’essi esemplari: per cinque anni di fila hanno vinto il Trofeo Fair Play “Gaetano Scirea”. Non vedo l’ora di rivederli allo stadio, mi mancano...

Sua mamma Adriana è stata la presidente della Fondazione Sodalitas e ha sostenuto molte iniziative come la Cascina Solidale dell’Associazione Le Vele. Anche il Sassuolo ha la sua fondazione per il sociale?

Il progetto “Generazione S” va in quella direzione. È rivolto ai giovani e alle realtà aggregative del territorio. Tra le varie iniziative, il Sassuolo ha adottato l’Asd San Prospero Correggio, squadra special di “Quarta Categoria” composta da ragazzi con disabilità cognitivo-relazionali. Scendono in campo con le maglie neroverdi e tutto il materiale tecnico, la loro vittoria è la nostra, e si basa su valori come l’amicizia e lo spirito di gruppo che sì fa famiglia.

Che calcio e che mondo si aspetta quando la pandemia sarà finalmente debellata?

Dovremo fare tutti la conta dei danni che il Covid ha provocato. Noi come Mapei abbiamo retto bene, ma non possiamo certo chiudere gli occhi dinanzi alla crisi spaventosa che stanno attraversando quei settori correlati al nostro. Non va neanche sottovalutata la crisi di quello che considero il “capitale umano”. Lo smart working è utile nell’emergenza, ma non dimentichiamoci che l’uomo è un animale sociale e io resto fedele al contatto diretto, alla riunione in presenza, all’incontro davanti a un caffè, agli stadi e ai teatri pieni. Sarà dura, ma come diceva papà: mai smettere di pedalare!

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