domenica 28 dicembre 2008
Grande coproduzione internazionale ad Hammamet, in Tunisia: la storia del santo per il progetto «Imperium». Alessandro Preziosi nella parte dell'uomo che cercava Dio; nel cast anche Franco Nero e la Guerritore.
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Un uomo e una donna discu­tono tra loro. Lui, più giova­ne, ha l’aria arrabbiata, lei lo guarda con la tenerezza di cui solo una madre è capace. Ad Hamma­met, nei monumentali Empire Stu­dios della Lux Vide, si gira Sant’Ago­stino, miniserie dedicata all’autore de La città di Dio e realizzata (per Rai Fiction) dalla Lux insieme alla tedesca Eos Entertainment, alla po­lacca Grupa Filmowa Baltemia e a Rai Trade. La fiction (che andrà in onda su Raiuno) fa parte del pro­getto Imperium (quello di Nerone, Pompei e San Pietro) che dovrebbe concludersi con il kolossal Ben Hur. A dirigerla è stato chia­mato il ca­nadese Ch­ristiane Du­guay che, per la Lux, ha già cura­to la regia di Coco Cha­nel; nei pan­ni di sant’A­gostino c’è Alessandro Preziosi (sostituito, per gli ultimi an­ni di vita del santo, da Franco Nero), mentre Monica Guerritore, Andrea Giordana e Serena Rossi sono, ri­spettivamente, la madre Monica, sant’Ambrogio e Khalidà, la schiava concubina di Agostino. Le due puntate ripercorrono la vita del santo, partendo dalla fine, dal­l’assedio di Ippona del 430 d.C. A­gostino, ormai settantenne, potreb­be lasciare la città assediata dai Van­dali grazie ad una nave inviata dal Papa. Lui, però, decide di rimanere accanto ai suoi concittadini per ten­tare una mediazione che si rivelerà inutile. In quei momenti così difficili, Agostino ripensa alla sua vita: dalla nascita a Tagaste alla turbolenta a­dolescenza, dalla vita dissoluta a Cartagine alla relazione con la schia­va etiope Khalidà, dalla quale na­scerà il figlio illegittimo Adeodato. E, ancora, ai contrasti con la madre Monica, fervente cattolica, e all’in­contro con Ambrogio, il vescovo di Milano, decisivo per l’inizio della sua crisi e di quel percorso mistico che lo porterà alla conversione. «Sant’Agostino è un personaggio che affascina per il suo essere così po­tente intellettualmente e, nello stes­so tempo, così egoista da porre se stesso al centro del mondo fino a che tutto ciò che lo cir­conda non lo con­durrà misticamente verso una consape­volezza definitiva» osserva Alessan­dro Preziosi che, per interpretare il santo, racconta di essersi affidato «e­sclusivamente ad una lettura atten­ta delle Confessioni. Un libro che ho vicino da tanto tempo ma che non avevo mai trattato con la dovuta at­tenzione ». Dalle Confessioni è parti­to anche il regista Duguay, che spie­ga di avere «costruito la storia di A­gostino come un mosaico che si compone passo dopo passo, per ca­pire davvero chi sia stato. È la storia poetica ed epica di un uomo che si è dovuto guardare indietro e ha vi­sto, alle sue spalle, una scia di dolo­re e di sangue», così come Monica Guerritore, «affascinata» da sant’A­gostino «perché la sua ricerca os­sessiva di un Dio a cui ti devi lascia­re andare è bellissima e, in fondo, è un po’ il cammino che è dentro cia­scuno di noi». I produttori Luca e Matilde Bernabei spiegano: «Sant’A­gostino è un santo ma, prima di tut­to, un uomo che pensava di poter vivere a prescindere da Dio. La sua vicenda ci consente di fare una ri­flessione sulla vita e sull’importan­za di Dio, quanto mai necessaria og­gi. Non è un caso che Obama parli di Dio in tutti i suoi discorsi, Blair si sia convertito al cattolicesimo e Sarkozy sia particolarmente atten­to ai rapporti con la Chiesa. Capisco che in una tv che troppo spesso o­spita mariti e mogli che si insultano e figli che sputano veleno sui geni­tori, una riflessione sulla vita e su Dio possa sembrare strana, ma il compito che ci siamo dati è proprio questo. Anche con prodotti più 'leg­geri' come Don Matteo e Ho sposa­to uno sbirro». E vicino a Cartagine risorge l'Impero romano. La prima sensazione è quella di un viaggio a ritroso nella macchina del tempo. Perché arrivare all’aeroporto di Tunisi, percorrere i tre quarti d’ora circa che dividono la capitale da Hammamet e ritrovarsi, improvvisamente, nell’antica Roma è qualcosa che non ti aspetti. La Roma in questione è quella ricostruita dalla Lux Vide negli Empire Studios, il monumentale centro di produzione che è nato dalla collaborazione con la Carthago Film del produttore franco-tunisino Tarak Ben Ammar e che ha visto la luce nel 2001. Il Senato, il Tempio dei Dioscuri, quelli di Vesta e di Giulio Cesare, le Basiliche Emilia e Giulia sono solo alcuni degli antichi edifici ricostruiti negli Empire Studios dove hanno trovato posto anche i vicoletti, le botteghe e le modeste abitazioni della Suburra, il quartiere popolare della città. Edifici, peraltro, «adattabili» e, con le opportune modifiche, trasformabili a seconda delle esigenze produttive. Mentre sono in corso le riprese di Sant’Agostino, ad esempio, fervono i lavori per l’allestimento della biblioteca del Santo e la facciata di una delle Basiliche romane si è già «trasformata» in quella milanese di Sant’Ambrogio. L’intera ricostruzione dell’antica Roma copre un’area di oltre tre ettari adiacenti all’area logistica in cui, accanto agli uffici della produzione e ai camerini degli attori, sono stati allestiti laboratori di falegnameria, sartoria, pittura, decorazione, carpenteria e lavanderia. Girare per questi laboratori, dove lavora quasi esclusivamente personale locale, è come visitare un enorme museo a cielo aperto in cui sono esposti migliaia di costumi, armi, suppellettili, gioielli, tappeti e mobili rigorosamente divisi a seconda della produzione per cui sono stati realizzati. Il particolare più curioso è che questa Roma antica è stata realizzata a pochi chilometri dai resti di Cartagine, la città che la «vera» Roma distrusse dopo tre lunghe e sanguinose guerre. Il produttore Luca Bernabei spiega: «Gli Empire Studios sono sorti su dieci ettari di terreno su cui non c’era assolutamente niente. L’investimento della Lux è stato notevole e continua ad esserlo, visto che la sola manutenzione di un posto così ha dei costi molto alti. Ma sono convinto che per i registi e gli attori delle nostre fiction questo set costituisca il vero valore aggiunto». 
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