martedì 17 marzo 2020
Il tecnico della Honved: «Mi hanno messo in quarantena già il 27 febbraio, ma lo stop al calcio solo ieri»
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« È un brutto momento. Non nascondo che sto in ansia, qui è appena arrivata la comunicazione della federcalcio ungherese che il campionato è sospeso e non sì sa quando ricominceremo. E io non so quando potrò tornare a Varese dai miei due figli e i miei due nipoti ». Al telefono da Budapest è il racconto accorato di Giuseppe Sannino, 63 anni, ex di almeno una dozzina di formazioni italiane (dalla C alla Serie A) e attuale allenatore della Honvéd. Risultati discreti in campionato, meglio in Coppa nazionale: «Mercoledì scorso ci siamo qua-lificati per la semifinale, ma chissà quando la giocheremo?».

Si chiede uno smarrito Sannino dopo aver ordinato lo sciogli le righe alla sua formazione, in cui milita anche l’ex talento scuola Juventus, Davide Lanzafame che, a 32 anni, in Ungheria sta vivendo una seconda primavera: 11 gol sin qui realizzati. «Peccato infatti, Lanzafame stava facendo benissimo... Ma ormai il calcio conta assai poco dinanzi a questo scenario da “guerra mondiale”. Davide almeno qui a Budapest vive con la moglie e le tre figlie. Il mio preparatore dei portieri Vlada Avramov (ex Fiorentina e Cagliari) vuole rientrare in Serbia, ma lì hanno chiuso le frontiere... E anch’io in questo momento che non ci sono voli aerei per l’Italia dovrei avventurarmi in auto? Ma la Slovenia ha chiuso i varchi, l’Austria forse no, però magari arrivo alla dogana e non mi danno il lasciapassare per raggiungere Varese... Sono stanco – continua Sannino – è dal 27 di febbraio che vengo trattato come un “appestato”, con la mia foto sbandierata sui siti di tutto il mondo». Sannino si sfoga ricordando il brutto rientro in Ungheria alla fine del mese scorso. «Ero stato a trovare la mia famiglia e al rientro quando sono atterrato a Budapest mi hanno preso e sottoposto a una serie di controlli sanitari. Niente febbre, vado a casa e all’indomani mi presento puntuale al campo per riprendere gli allenamenti, ma lì mi arriva il diktat: in quanto italiano dovevo mettermi immediatamente in quarantena. Cosa che ho fatto. Mi hanno sottoposto al tampone: negativo, però sono rimasto lo stesso quindici giorni in isolamento, senza vedere nessuno e senza poter andare in panchina. Uno strazio. Ma adesso con questo stop la situazione è ancora più preoccupante».

L’Ungheria al momento ha una trentina di contagiati da Covid- 19 e la serrata, anche del calcio nazionale, per ordine del dittatoriale Orban è scattata solo ieri. «Fino a cinque giorni fa a Budapest la vita scorreva quasi regolarmente. Bar e ristoranti aperti. Poi hanno chiuso le scuole, e adesso, giustamente, anche il calcio. Non aveva più senso vedere questi ragazzi che in campo non riuscivano neppure più a darsi la mano e che si marcavano a un metro di distanza per paura del contagio. Loro sono stati i primi a chiudersi in casa appena hanno capito che il clima stava cambiando. E ieri tutti hanno preso le loro cose dallo spogliatoio e con la tristezza nel cuore ci siamo salutati dandoci appuntamento a non so quando...». La Honvéd di Sannino continuerà ad allenarsi con il programma via web che invierà ai giocatori il suo preparatore. Anche se i club, a cominciare da quelli italiani, per salvare la stagione riprenderebbero le attività il prima possibile. «Non è il momento di fissare delle date di ripresa, ora la priorità è per la salute di tutti. Capisco le società che sono al collasso finanziario, quella del calcio professionistico, sì sa, è un’industria che risponde al mercato globale. Però adesso deve passare il messaggio che ognuno di noi sta perdendo qualcosa e solo se ci atteniamo alle regole potremo recuperare prima e meglio... Come ha fatto la Cina – continua Sannino – . Fabio Cannavaro mi ha raccontato della sua quarantena con il Guangzhou e del ritiro forzato a Dubai. Quando sono tornati in Cina a lui e alla squadra hanno rifatto il tampone e li hanno rimessi in quarantena... Sono disposto a rifarla anch’io, ma a casa, a Varese, con la mia compagna che adesso è da sola».

Sannino non abbandonerebbe mai l’Ungheria se non ci fosse questa emergenza-pandemia, perché dice «qui il calcio è un divertimento per la gente che lo vive con la giusta distanza, non viene prima di tutto come da noi. In Italia anche in questo dobbiamo migliorare, come dobbiamo cercare di fare più squadra non solo davanti alle tragedie o quando siamo sotto scandalo... Anche se adesso mi piace pensare che è come se fossimo alla vigilia di quel Mondiale del 2006... Ci davano per finiti, e poi abbiamo vinto. Ecco, io sono sicuro che anche con il Coronavirus andrà così. Alla fine, con il cuore della gente e con il talento dei nostri medici, l’Italia vincerà».

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