martedì 20 gennaio 2009
Sarebbe stato il seguace di Cristo a evangelizzare il Celeste impero, lo stesso che portò il cristianesimo in India. La clamorosa ipotesi fa discutere Sarebbe arrivato via mare attorno al 65 d.C.: due antichisti francesi, basandosi su un bassorilievo con una scritta in aramaico, azzardano una tesi che gli studiosi paiono non demonizzare
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Una delle più frequenti ac­cuse utilizzate dalla pro­paganda del Partito comu­nista per screditare il cristianesi­mo sostiene, da decenni, che es­so sarebbe arrivato in Cina a brac­cetto dei conquistatori europei, insieme alle cannoniere delle « guerre dell’oppio » . In realtà, da tempo, studi approfonditi hanno stabilito che il Vangelo è entrato nel Regno di Mezzo all’inizio del VII secolo, vale a dire oltre sette­cento anni prima dell’arrivo degli spagnoli nelle Americhe. Un libro uscito da poco in Fran­cia, Thomas fonde l’Eglise de Chi­ne ( Editions du Jubilé), propone ora ragionevoli motivi per retro­datare ulteriormente l’arrivo del­la fede cristiana in Cina. I due au­tori - Pierre Terrier, un tecnico e­sperto di antichità cristiane e il si­nologo Xavier Walter - arrivano a ipotizzare che il primo evangeliz­zatore del Celeste impero sia sta­to addirittura un apostolo: quel­lo stesso san Tommaso cui una tradizione consolidata attribuisce l’inizio dell’evangelizzazione del­l’India. Se si rivelassero fondate tali ipotesi, la storia del cattolice­simo cinese andrebbe riscritta daccapo. Forse è eccessivo l’en­tusiasmo con cui Studi Cattolici ha salutato i risultati del volume e le sue potenziali ricadute («i rap­porti tra la Santa Sede e il gover­no di Pechino ne verrebbero ne­cessariamente influenzati, a­prendo la strada a soluzioni oggi impensabili » ); ma è senz’altro condivisibile l’idea che l’even­tuale attribuzione del titolo di « a­postolica » alla Chiesa cinese co­stituirebbe un fatto importantis­simo. Alla luce di tutto ciò, si compren­de come mai, nella sua recensio­ne al volume di Terrier e Walter, la rivista France Catholique abbia parlato di esso come di una « bomba » destinata a provocare effetti devastanti nelle attuali ac­quisizioni scientifiche. Lo stesso Quotidiano del Popolo, testata uf­ficiale del governo cinese, ha pre­detto un « terremoto » se la cosa si rivelasse vera. Ma su cosa si fonderebbe la novità esplosiva del volume? Al cuore di tutto è l’interpretazione in senso cristiano che Pierre Terrier offre di alcuni dei bassorilievi su una parete rocciosa a Kongwang Shan, vicino al porto di Lianyan­gang ( nord di Shanghai), scoper­ti e studiati nei primi anni Ottan­ta da un team di ri­cercatori dell’uni­versità di Nanchi­no. Terrier, che ha compiuto una se­rie di sopralluoghi nella zona, propo­ne una lettura nuova di tre figure umane le quali, a suo avviso, rappre­senterebbero un apostolo con u­na croce, un suo discepolo a fian­co con la mano alzata in segno di giuramento e una donna con un bambino in braccio. Un indizio giudicato fondamen­tale è un segno visibile in una scultura del bassorilievo che sta­rebbe per il qof aramaico, tipico segno giudeo- cristiano che ri­manda al bastone di Mosè nel de­serto per salvare gli ebrei colpiti dai serpenti ed è anche la prima lettera di qyamtha, parola ara­maica che significa « resurrezio­ne » . La coincidenza di questi due elementi indicherebbe che la per- sona rappresentata nel bassori­lievo era un cristiano che predi­cava in aramaico, indizio che av­valorerebbe l’identificazione con Tommaso. Sulla base di questa e altre « sco­perte » gli autori del libro affer­mano che «un certo numero di te­stimonianze archeologiche im­plicano una possibile implantatio del cristianesimo in Cina nei pri­mi secoli della nostra era » . Addi­rittura arrivano ad ipotizzare un anno preciso, il 65 d. C., nel quale San Tommaso in Cina arrivereb­be dopo i suoi viaggi in India, non già tramite la celebre Via della se­ta ( impraticabile a causa delle guerre), ma via mare. Un indizio che avvalorerebbe ta­le ipotesi è il sogno dell’impera­tore Mingdi ( 57- 75 d. C.), raccon­tato negli Annali degli Han po­steriori ( 25- 220 d. C.), che allude all’arrivo di « un uomo biondo, grande, la cui testa era aureolata dalla luce, alto circa 2 metri » . U­na descrizione che potrebbe più agevolmente corrispondere a un occidentale che a un indiano o a un cinese e che – azzardano gli autori – potrebbe essere intesa co­me una premonizione di Cristo o di Tommaso. Altri indizi archeologici – insisto­no Terrier e Walter – indicano pre­senze protocristiane in Cina: a Xuzhou – un tempo Pengcheng, capitale della provincia maritti­ma dell’Impero – si trova una tomba collettiva datata 86 d. C. a forma di croce. Fin qui le ricerche e le ipotesi dei due autori, illu­strate meticolosamente lungo le oltre 300 pagine del volume, ar­ricchito di foto dei resti archeolo­gici e una serie di disegni. Ma che ne dicono gli esperti, po­sto che sin qui le pur antiche tra­dizioni relative alla presenza di Tommaso in Cina erano conside­rate poco più che leggenda? Pa­dre Jean Charbonnier, delle Mis­sions etrangères de Paris, uno dei massimi esperti di storia del cri­stianesimo cinese, si mostra inte­ressato alle tesi del libro. Spiega: « Il personaggio aureolato di luce che sarebbe apparso in sogno al­l’imperatore Han è stato fino ad oggi interprato come una visione di Buddha, ma la descrizione che egli ne fa non corrisponde alle rappresentazioni comuni di Buddha e potrebbe ugualmente essere interprato in un senso cri­stiano » . Ancora: «Il famoso tempio del Ca­vallo bianco a Luoyang è consi­derato come il primo santuario del buddismo in Cina, ma l’ar­cheologia permette di rilevare la presenza anteriore di un vasto e­dificio che potrebbe essere una chiesa » . Perciò – concede l’anziano e au­torevole studioso – « questi diver­si indizi non sono in verità pro­banti, ma la loro convergenza rende plausibile una visita dell’a­postolo Tommaso in Cina. Se al­cuni buddisti venuti dall’India potevano penetrare nella Cina de­gli Han nel primo secolo, non è vietato pensare che qualche cri­stiano armeno, persiano o india­no potesse mescolarsi a loro » .
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