mercoledì 22 settembre 2021
La senegalese, Segretaria generale del governo mondiale del calcio, prima donna in quel ruolo e la prima a firmare la lettera alle 211 Federazioni per la maxiconferenza del 30 sulle future riforme
La senegalese Segretaria Fifa dal 2016, Fatma Samoura

La senegalese Segretaria Fifa dal 2016, Fatma Samoura

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La lettera di convocazione per la riunione più importante degli ultimi anni del calcio mondiale è stata firmata da una ex diplomatica senegalese che ha trascorso gran parte della sua carriera nelle zone più calde del pianeta. È stata Fatma Samoura a sottoscrivere l’invito che chiama a raccolta le 211 Federazioni del pallone planetario per una maxi-conferenza on line in programma il 30 settembre nella quale saranno illustrate le proposte della Fifa per modificare il calendario internazionale dopo il 2024. Fatma Samoura dal 2016 ricopre l’incarico di segretaria generale della Fifa. È la prima donna ad avere questo ruolo. È stata chiamata da Gianni Infantino per restituire una patina di credibilità all’associazione, devastata dallo scandalo della corruzione sotto la gestione dell’ex presidente Joseph Blatter. Il curriculum era perfetto. Questa 59enne funzionaria di lungo corso dell’Onu è stata direttrice regionale del World Food Programme in Gibuti e Camerun. Poi ha lavorato presso il quartier generale di Roma. Ha seguito le emergenze umanitarie in Kosovo, Liberia, Nicaragua, Sierra Leone e Timor Est. Successivamente è passata a compiti più strettamente diplomatici. Nel 2007 l’allora segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha nominato Samoura delegata alla gestione umanitaria nella zona est del Ciad dove erano confluiti oltre 400mila rifugiati dal drammatico conflitto nel confinante Sudan per il controllo della regione del Darfur, una delle più terribili tragedie degli ultimi decenni. Samoura doveva coordinare circa 40 tra agenzie governative e società no profit.

Adesso ha cambiato completamente fronte. Prima ha dovuto lavorare per restituire un’immagine positiva alla Fifa. Lo ha fatto senza timore di imbarcarsi in lotte contro le Federazioni più importanti. Ad esempio, è entrata in conflitto con Inghilterra, Scozia e Galles perché le rispettive nazionali erano scese in campo con la coccarda celebrativa del giorno del ricordo dei caduti in guerra. «La Gran Bretagna non è l’unica nazione che ha sofferto le conseguenze della guerra. Sta succeden- do in Siria. E la mia Africa è segnata dalle guerre da tantissimi anni. La questione è perché bisognerebbe fare un’eccezione per questa nazione e non per il resto del mondo», ha detto al momento di sanzionare le selezioni d’Oltremanica, responsabili di aver violato la regola Fifa sul divieto di esporre simboli politici in campo. È un linguaggio che miscela calcio a discorsi più ampi. Non potrebbe essere diversamente per questa donna che ha conosciuto terreni di scontro ben più cruenti rispetto a quelli si consumano su un campo da calcio. Si trova un’eco di questa formazione anche nella lettera spedita alle 211 Federazioni che compongono la Fifa in vista del confronto del 30 settembre: «Anche se sappiamo che alcune componenti del calcio mondiale possono essere preoccupate per le modifiche allo status quo, chiediamo a tutti di affrontare la discussione con un approccio aperto e costruttivo. Ci auguriamo che sia finito il tempo in cui un ristretto gruppo di uomini decideva per tutti su materie così importanti per lo sport più popolare al mondo», scrive Fatma con accenni che sanno di battaglie per l’uguaglianza di ampio respiro.

La diplomatica senegalese dà un’anima quasi terzomondista ai progetti di Gianni Infantino e del suo più stretto collaboratore in questa sfida epocale, Arsene Wenger. L’allenatore francese è la mente chiamata a progettare la svolta verso il Mondiale biennale, ma non solo. Nel recente incontro illustrativo del 9 settembre (il giorno del compleanno di Fatma) a Doha, l’ex tecnico visionario dell’Arsenal ha parlato anche di altri aspetti. Tra questi la razionalizzazione del calendario internazionale per ridurre i viaggi dei calciatori convocati nelle nazionali, in particolare i sudamericani. Le attuali cinque finestre dedicate alle qualificazioni continentali o mondiali diventerebbero una o al massimo due. Nel primo scenario servirebbe un mese e mezzo a ottobre e metà novembre. Nel secondo un mese a cavallo tra ottobre e novembre e circa tre settimane a marzo. In questo modo diminuirebbe una componente di stress per gli atleti.

Ma il vero scopo della Fifa è quello di ampliare le occasioni di competere anche alle nazionali non europee e sudamericane, sostanzialmente escluse da un ruolo da protagoniste del calcio mondiale. «Dare a tutti una possibilità», è lo slogan che guida Infantino e Wenger. E trova in Fatma Samoura un punto d’appoggio ideale per dare una consistenza egualitaria a queste proposte di riforma. Basta ricordare che, da quando ci sono i Mondiali nel 1930, solo 78 paesi hanno partecipato alla fase finale, mentre 133 ne sono rimasti esclusi. Nei report pubblicati negli ultimi mesi la Fifa sottolinea che le Under africane arrivano regolarmente tra le semifinaliste dei mondiali giovanili, cosa che non succede mai a livello di selezioni maggiori. Significa che i talenti ci sono, mancano le opportunità di crescere come i colleghi europei. Non è un caso che proprio in Africa ha trovato realizzazione il progetto di Infantino di una Super Lega continentale per club, in grado di portare ricchezza alle società e quindi a tutto il movimento. L’Africa di Fatma, la diplomatica che lotta per cambiare il calcio.

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