venerdì 27 giugno 2014
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L’impero rosso l’ha costruito Stalin, uno che, a detta di Lenin, amava i piatti piccanti. Adesso è Putin a prepararne uno all’Europa. I ripiani vuoti dei negozi e le code per la carta igienica appartengono al passato ma la vita meno disagiata invece di portare alla democrazia ha fatto rinascere atteggiamenti da grande potenza. Il sogno russo è quello di essere un grande impero che ispiri timore alle altre nazioni. Le interviste-lampo che ho realizzato recentemente per le vie di Mosca si concludevano invariabilmente con affermazioni del tipo: «Prima le Olimpiadi a Soci, poi ci siamo ripresi la Crimea. E adesso abbiamo vinto anche il campionato del mondo di hockey su ghiaccio». È molto popolare la battuta: «Tutti pensavano che la Russia fosse in ginocchio e invece stava allacciandosi gli stivali militari».
 
Nei vent’anni precedenti ci hanno detto che stavamo costruendo un Paese di tipo occidentale, ma il sottile strato di liberalismo è volato via in men che non si dica. Non si gioca più a fare gli occidentali. L’Occidente è senza sentimenti, pragmatico e invece guardate la Russia!, com’è buona, spirituale. L’Occidente è in decomposizione mentre Putin riveste i panni di difensore dei valori tradizionali. È già un Paese fondamentalista. Dichiararsi ateo o avviare una discussione sull’argomento comporta dei rischi. Le volonterose squadre dei družinniki [volontari dell’ordine pubblico, ndr] individuano i gay per la strada e li bastonano. Anche a morte.
 
Su internet hanno lanciato una petizione per mettere al bando i McDonald’s. In pochi giorni l’hanno sottoscritta in decine di migliaia. I patrioti esortano a far le vacanze solo in Russia, a quelli che trascorreranno le ferie in Crimea lo Stato promette un considerevole contributo alle spese. L’amore per questa nuova Russia putiniana può essere a pagamento. La padronanza delle lingue straniere è già sospetta, scordatevi la Sorbona, studiate a casa. I viaggi all’estero degli studiosi russi subiscono delle limitazioni.
 
La Duma di Stato ha approvato una legge speciale che proibisce di dare in adozione a famiglie straniere i bambini orfani, perfino quelli malati che resteranno a vegetare in orfanotrofi dove spesso mancano elementari ausili infermieristici quali tintura di iodio e bende. I senatori stessi, questo va riconosciuto, vanno a curarsi all’estero, e mandano i loro figli a studiare nelle università occidentali, e lo stesso dicasi dei loro quattrini, depositati nelle banche o investiti in proprietà immobiliari in Occidente.
 
Governare gente in gabbia è più semplice, tanto più quando si hanno in mano radio, televisione e giornali. Il patriottismo russo è un mezzo impareggiabile per costringere la gente a vivere male e a esserne anche fiera. Trecento anni fa lo zar Pietro I ha aperto una finestra sull’Europa. Putin ne sta inchiodando i battenti. Fa quello che già avevano fatto i comunisti.
 
La Russia si volge a Oriente. È di moda l’eurasiatismo. L’Unione Euroasiatica in contrapposizione all’Unione Europea. Non siamo più Europa. Ogni giorno in televisione ci sono trasmissioni sulla Cina. Oggi è un alleato della Russia. Nell’ultimo anno il giudizio positivo su quel Paese è cresciuto tra la popolazione del 40%. Il Cremlino dice oggi apertamente che l’Occidente era e rimane il principale avversario della Russia. Lo si incolpa di tutto: del crollo dell’Urss, dell’avaria alla centrale nucleare di Cernobyl’ e dell’affondamento del sommergibile atomico Kursk. Internet sarebbe stato addirittura inventato dai servizi segreti occidentali. E il dollaro è carta straccia. E la Crimea è nostra!
 
La Russia ha lanciato la sua sfida al mondo ed è diventata il collettore di tutte le forze antioccidentali. I suoi punti di forza: gli armamenti nucleari e le risorse energetiche. Gonfia e tronfia di superbia, sembra oggi la società tedesca degli anni Trenta del Novecento. In base agli ultimi sondaggi, il 71% della popolazione esprime un giudizio negativo sul mondo occidentale e specialmente gli Stati Uniti. Anche se poi, dovendo acquistare smartphone, computer, televisori e automobili si orienta su prodotti occidentali e non cubani o nordcoreani. Assistiamo a una nuova ondata di emigrazione dal Paese, la più massiccia dai tempi del crollo dell’Urss, A partire sono i migliori elementi, quelli che pensavano di star costruendo una Russia europea e che in essa volevano vivere. Se non emigrano essi stessi, mandano all’estero i propri figli. Ed è ormai un fatto abituale la presenza nelle scuole e negli ospedali, sempre più spesso, di medici e insegnanti tagiki e uzbeki. Quelli russi sono partiti.
 
Per capire quello che sta succedendo oggi in Russia si può anche fare a meno di leggere i giornali, è sufficiente ascoltare quel che dice la gente nelle code ai consolati europei di Mosca. A tutti ho posto l’eterna domanda russa: «Che fare?». E la risposta è stata: «Andar via, e subito!» [...].
 
Invece della pace scegliamo la guerra, Invece del futuro – il passato. Mentre ultimavo quest’articolo è squillato il telefono. Una voce dal ricevitore: «Ho letto i tuoi libri. I tuoi articoli. Ho letto come infanghi la Patria. Quinta colonna! Traditori! Ci ricorderemo di voi tutti. Presto toccherà a noi». Ho appoggiato il ricevitore e mi sono avvicinata alla finestra. Con la sensazione che tutto fosse già incominciato.
 
(© 2014 Svetlana Aleksievic traduzione di Sergio Rapetti)
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