venerdì 4 novembre 2016
L’ex zona industriale tedesca è uscita dalla crisi puntando sulla riconversione culturale delle sue strutture. A Bochum il museo minerario più grande del mondo e il nuovo auditorium da una chiesa
Il Deutsche Bergbau-Museum di Bochum (Foto H. Grebe)

Il Deutsche Bergbau-Museum di Bochum (Foto H. Grebe)

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«Baruch ata Adonaij. Sii benedetto, Signore nostro Dio, re del mondo, che ci hai creati, preservati e condotti fino a questo tempo. Amen». Una misteriosa mano sta scrivendo le parole della Bibbia proiettandole sulla prima delle balconate di legno di pero che abbracciano per 1500 metri il catino rettangolare dell’auditorium, uno spazio che occupa 14mila metri cubi. Nell’angolo in alto a destra un baritono intona l’antica preghiera di benedizione ebraica, a fargli eco nell’angolo sinistro tre angeliche voci bianche, mentre nel palco sottostante gli 85 elementi dei Bochumer Sinfoniker accompagnano le lodi dei 100 elementi del coro. È grande festa popolare stasera a Bochum, mezz’ora di treno da Düsseldorf, per l’inaugurazione dell’Anneliese Brost Musikforum Ruhr, una sala da concerti nuova di zecca che ha inglobato sapientemente la chiesa cattolica neogotica di Santa Maria, bombardata durante la guerra, ricostruita negli anni ’50, sconsacrata nel 2000 e salvata dalla demolizione grazie a un progetto culturale che ha coinvolto tutta la città. «Un lavoro magnifico» esclama il vescovo di Essen, monsignor Franz-Josef Overbeck, mescolato fra il pubblico entusiasta della “prima” di venerdì scorso.


I cittadini capofila del Rinascimento della regione

Quindici anni di lavoro, circa 38 milioni di euro investiti, di cui circa 16 milioni di fondi pubblici e oltre 14 milioni donati tramite una sottoscrizione popolare da ben 20mila cittadini. Un impegno sorprendente per una città di 350mila anime, di cui molte residenti in quartieri dormitorio, che ai tempi d’oro dell’estrazione del carbone vantava la più alta concentrazione di miniere della Germania. Fra gli anni ’60 e ’80 questa regione della Renania Settentrionale-Vestfalia, al confine col Belgio, ha visto un precipitoso declino economico, con la chiusura degli impianti di estrazione e delle fabbriche raggiungendo uno dei tassi di disoccupazione più alti del Paese. Ma dal 1991 il vento e cambiato. Per 150 anni gli altiforni del bacino della Ruhr hanno prodotto acciaio fuso, dove oggi si promuove cultura. Oggi quelli che erano stati pozzi, torri di estrazione e batterie dei forni delle miniere sono monumenti e testimonianze della storia industriale della più grande conurbazione della Germania. La metropoli che aggrega la città di Essen, Duisburg, Dortmund, Bochum e Oberhausen (ma anche altri 50 piccoli centri della regione) dominata dalle ciminiere, servita da una fitta rete di autostrade e popolata nei suoi 4432 km quadrati da 5 milioni e mezzo di abitanti, si è riscattata dalla crisi per diventare la nuova frontiera della cultura.Quello di Bochum, che ora vanta il maggior numero di teatri della zona ed è sede della Ruhrtriennale, è solo l’ultimo esempio della riconversione di tutta l’area avviata 25 anni fa. «Si è stata una benedizione voluta al teatro, un ringraziamento a Dio e alla città» spiega il maestro ebreo americano Sloane, sovrintendente della nuova sala concerti di Bochum, che ha commissionato l’emozionante composizione d’inaugurazione al maestro Stefan Heucke, protestante. Il programma della stagione punta alto, dal violino di Zimmermann al piano della Argerich fino a un concerto nel nome del dialogo sui Salmi cantati in tedesco, ebraico e arabo. «Noi vogliamo che il Musikforum diventi un organismo civico vivo, anche attraverso programmi educativi per tutte le età, dal quale l’ispirazione fluisca nella vita culturale della città e della regione». Sloane parla per esperienza, essendo stato il direttore artistico degli eventi di Ruhr Capitale della cultura 2010.


Investiti sei miliardi di euro dal 1991 ad oggi

Un traguardo cui si è arrivati dopo un processo iniziato nel 1991 quando il governo regionale del Land Renania Vestfalia istituì un organo di intervento eccezionale, l’Iba Emscher Park, di cui facevano parte rappresentanti delle istituzioni, dell’università, delle associazioni ambientaliste oltre ad architetti ed ingegneri. Sino al 1999, anno in cui fu disciolta, l’Iba ha realizzato 120 progetti per i 17 comuni consorziati: più di 6 miliardi di euro sono stati spesi dal 1991 ad oggi, per il 40% coperti da fondi pubblici, per il restante 60% da fondi privati. Obiettivo principale è stata la realizzazione del grande Parco Paesaggistico del fiume Emscher, che da inquinatissima discarica industriale a cielo aperto, è divenuto, nei suoi 70 km che attraversano 320 km quadrati di territorio, un polmone verde costellato da edilizia residenziale, monumenti industriali, nuove attività sociali e culturali e divenuto fonte di nuovi posti di lavoro. «Il nostro futuro è l’innovazione tecnologica – ci spiega Michael Townsend, assessore alla cultura di Bochum –. Qui 20mila persone lavoravano per l’industria automobilistica, ma è finita. Abbiamo dovuto trovare una nuova base economica, quindi abbiamo puntato sull’università che conta 40mila studenti e dà lavoro a 80mila persone, e abbiamo creato un campus per la scienza, l’ingegneria, i software». Fiore all’occhiello di questo progetto, oltre al centro eventi Jahrhunderthalle ricavato dalla centrale del gas di una ex acciaieria, è il Deutsche Bergbau-Museum di Bochum. Costruito nel 1930, è il più grande museo minerario al mondo con i suoi 8000 metri quadrati di esposizione, una miniera lunga 2 km e mezzo e l’inconfondibile torre castelletto alta 70 metri. Dall’alto dell’enorme struttura in acciaio, eretta nel 1944 come montacarichi nella miniera di Dortmund-Marten poi dismessa nel 1971, si può ammirare tutto il paesaggio industriale circostante. Bilancio: 400mila visitatori l’anno. Visitiamo il museo nel momento in cui si stanno imballando i suoi 350mila reperti fra documenti d’archivio, oggetti e minerali, e si sta inaugurando una mostra su come sarà il museo di domani. «Il 2018 sarà un momento storico per la Germania perché è la data in cui chiuderà l’ultima miniera – spiega la portavoce del museo Wiebke Busch –. Noi ci stiamo preparando a quell’appuntamento con un rinnovamento totale e multimediale di quello che diventerà l’unico museo minerario del Paese. Inoltre, siccome siamo uno degli otto musei della ricerca dell’associazione Leibniz, rafforzeremo il nostro lavoro di ricerca sulle georisorse e la nostra consulenza specialistica per le miniere di tutto il mondo».



L'itinerario fra vecchie industrie trasformate in musei, teatri e parchi

Il bacino della Ruhr si conferma quindi una continua sorpresa. Gli spazi espositivi dell’area danno vita alla concentrazione di musei dedicati all’arte moderna più elevata del mondo, 20 centri in 15 città, che fanno parte della rete di 200 musei, senza contare decine di teatri lirici, sale concerto, teatri di prosa, centri sportivi e sale polivalenti. Le costruzioni più spettacolari, che attirano 3 milioni di visitatori all’anno, sono le 54 strutture industriali riconvertite che si dipanano su uno straordinario itinerario di 400 km. Uno dei migliori esempi si trova a Duisburg: il parco Duisburg-Nord sorge sull’area dell’acciaieria Tyssen dismessa nel 1985 e propone un vivace programma culturale e il centro immersioni artificiale più grande d’Europa realizzato all’interno dell’ex gasometro. A Oberhausen il gasometro costruito nel 1929 con i suoi 117,5 metri è il più alto d’Europa ed è diventato un immenso spazio espositivo. A Essen la miniera di carbone Zollverein, un tempo la più grande del mondo, è oggi Patrimonio dell’Umanità Unesco e l’architetto inglese Norman Forster ha trasformato la vecchia sala caldaie nel Red Hot Design Museum con la più grande collezione di design contemporaneo con oltre 1500 pezzi provenienti da tutto il mondo. Sempre Forster a Duisburg ha ridisegnato il porto fluviale come borgo residenziale sull’acqua con il mulino adibito a museo di arte contemporanea. Dall’altro lato di Duisburg l’ex ferriera Meiderich è ora Landschaftspark con teatri, ristoranti, negozi, palestre. Giungendo a Dortmund risplende una enorme U, un ex magazzino e camera di fermentazione del birrificio Union, che oggi ospita il nuovo centro per l’arte, la creatività e l’economia. E a Gelsenkirchen, sulle rive del Rhein-Herne-Kanal, dove un tempo le navi scaricavano il carbone, ora sorge uno splendido auditorium da 6000 posti. Spostandosi verso sud est si raggiunge la fonte del fiume Escher dove nel 2020 sorgerà un nuovo paesaggio di particolare bellezza, che porrà un sigillo verde sulla seconda giovinezza del bacino della Ruhr.

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