sabato 10 ottobre 2015
Da oggi 10 squadre si sfidano per lo scudetto. Ma quasi tutti i giocatori sono semiprofessionisti, i migliori giocano all'estero o in Pro12.
COMMENTA E CONDIVIDI

Era finita male per Rovigo il 30 maggio scorso. La maledizione del proprio stadio, lo storico Battaglini, aveva colpito ancora. Per i rodigini nessuna rivincita dopo  la sconfitta subita fra le polemiche nel 2014 a Calvisano. Persero la terza finale consecutiva del Campionato di Rugby d’Eccellenza ancora contro il Calvisano per 11 a 10, un finale di stagione pessimo per i “bersaglieri” di Rovigo, sette sconfitte nelle ultime sette partite giocate fra campionato e Coppa Italia. C’erano 6.500 tifosi quel sabato pomeriggio, tutto esaurito. Rovigo avrebbe meritato uno scudetto atteso 25 anni, ma il sogno s’infranse. Oggi si ricomincia, al via il campionato nazionale, prima edizione nella stagione 1928-1929 con l’Ambrosiana che si cuce per prima lo scudetto sul petto, titolo oggi in mano a Calvisano, paesino da 6mila anime nella bassa bresciana. S’inizia con il “Derby Day”, campo neutro a Treviso per la sfida Petrarca Padova- FemiCz Rovigo e a seguire San Donà a sfidare Mogliano, scudettato nel 2013.  Dieci squadre e quasi 400 giocatori a sfidarsi in 95 partite con la formula del girone unico all’italiana con andata e ritorno. Le prime quattro accedono alle semifinali playoff e finale a gara unica il 28 maggio 2016. 

 “Eccellenza” viene chiamato ufficialmente questo campionato, dovrebbe essere la massima espressione del rugby italico ma così non è, qui siamo nel falso professionismo, soglia del dilettantismo. Da quattro anni Benetton Treviso e le Zebre di Parma, finanziate - in particolare quest’ultime - dalla federazione, si sono staccate e giocano la Celtic League, più corretto chiamarla Pro12, scontrandosi con squadre gallesi, scozzesi ed irlandesi. Zebre e Treviso dovrebbero essere il bacino della Nazionale italiana ma accade solo in parte, tanti dei nostri azzurri giocano in Francia o Inghilterra, questo perché da noi il livello, così come i compensi economici, sono decisamente inferiori. Zebre e Benetton, tranne rare eccezioni, prendono batoste e sconfitte, ma si dice che cresceranno, che il gap sarà prima o poi colmato.  Appena sotto, ecco, l’Eccellenza, il limbo di passaggio per i giovani giocatori promettenti, quelli che hanno frequentato le Accademie federali durante l’adolescenza e ora si ritrovano nel rugby dei grandi. O quasi grandi, perché fisicamente e tecnicamente siamo comunque inferiori alle altre squadre europee anche se il presidente federale Alfredo Gavazzi vede positivo: «Un campionato sempre più importante, interessante ed equilibrato. Quest’anno molte più squadre partono attrezzate per poter lottare per il titolo, è un segnale di sviluppo significativo. L’Eccellenza è e rimane centrale nei piani della federazione l’ultima tappa di un percorso formativo che parte dai Centri di Formazione e passa per le Accademie. A giugno la nostra Nazionale Emergenti, composta quasi interamente da giocatori d’Eccellenza, ha superato la Georgia e l’Uruguay alla Tblisi Cup e non ha sfigurato contro l’Irlanda Emergenti dove militavano solo atleti del Pro12».  Giocatori giovani e poche stelle, questo campionato non lo conosce  nessuno e da qui l’investimento per far vedere su RaiSport ben 23 match. In televisione andrà in onda l’anticipo giocato per la prima volta il venerdì sera. Necessita aumentare la visibilità perché siamo ben lontani dai numeri di tifosi che vanno a vedere  la Nazionale maggiore quando l’Olimpico fa il pienone ad ogni match del 6 Nazioni. In campionato c’è una media di 979 spettatori per ogni partita, nel girone d’andata della passata stagione furono solo 44mila i biglietti venduti in 45 incontri. Poco. Troppo poco. Scarso lo spettacolo in campo, vuoti gli spalti, sponsor che non ci sono e pur essendo la Fir la seconda federazione più ricca dopo quella del calcio il suo campionato rasenta il dilettantismo e questo lo afferma anche il nuovo coach del Petrarca Padova, Andrea Cavinato, costretto a tornare a lavorare almeno part-time. Un uomo d’esperienza, spigoloso e pignolo, ma che sa il fatto suo quando si tratta di rugby, basti pensare che è l’unico ad aver vinto lo scudetto tra i dieci coach in panchina: «Non sono qui per una sfida, ma per lavoro. Part-time, perché la mattina faccio l’architetto. Tra i favoriti, stavolta, sopra tutti vedo Fiamme Oro, Rovigo e Calvisano, gli unici club dove i giocatori sono professionisti e si allenano due volte al giorno. Avvantaggiati nella squadra della Polizia, con la sicurezza del posto fisso tutta la vita, pagato dallo Stato. Credo e spero che quest’anno ci sia un livello superiore al precedente come ritmo, velocità e qualità di gioco. Tutte le squadre si sono rinforzate, molte mirano a uno dei primi quattro posti. Sarà dura ogni sabato».  Il tecnico è duro con i giovani: «Nella mia esperienza ho sempre trovato i giocatori usciti dall’Accademia non costruiti, immaturi, con carenze di personalità e gestione. In Eccellenza devono venire per imparare, non con la presunzione di essere quei fenomeni che non sono. Su questo le Accademie dovrebbero fare una profonda riflessione per il futuro». Perché la Nazionale finalmente vinca con continuità è fondamentale che il livello degli incontri in Italia cresca e su questo si sta già lavorando, forse si aprirà in futuro l’Eccellenza a squadre straniere: «La Scozia ha chiesto un interscambio con il nostro massimo campionato che coinvolgerebbe 3-4 squadre – ha fatto sapere Gavazzi – È un’anticipazione, non c’è nulla di stabilito, così come c’è un altro Paese che vorrebbe partecipare all’Eccellenza. Lunedì ne parlerò con le dieci società e sentirò cosa ne pensano».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: