mercoledì 6 agosto 2014
​Montagne, massi alti 30 metri, scarpate ripide e una miriade di crateri: è il primo paesaggio di una "stella con la coda" mai visto dall'uomo. Impresa eccezionale targata Europa
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Montagne, massi alti 30 metri, scarpate ripide e una miriade di crateri: è il primo paesaggio di una cometa mai visto dall'uomo. Le immagini straordinarie sono le prime inviate a Terra dalla sonda Rosetta, dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), arrivata oggi alla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko dopo aver viaggiato per 10 anni e 6.000 milioni di chilometri attraverso il Sistema Solare. "Finalmente ci siamo", ha detto il direttore generale dell'Esa, Jean-Jacques Dordain, nell'evento organizzato nel centro di controllo della missione a Darmstadt (Germania). Applausi, strette di mano e pollici in alto hanno salutato l'arrivo a destinazione della cometa, con un'esplosione di entusiasmo che nel centro di controllo ha fatto balzare tutti in piedi, come la tensione si fosse improvvisamente allentata dopo un'attesa di dieci anni. La sonda Rosetta è adesso legata alla cometa da una strana orbita triangolare, continuamente controllata dai motori perchè altrimenti la sonda continuerebbe a procedere dritta in quanto la forza di gravità della cometa è impercettibile. È una prima assoluta nella storia dell'esplorazione spaziale, così come non ha precedenti tutto ciò che accadrà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, fino all'11 novembre, quando Rosetta si troverà a circa 4 metri dalla cometa e rilascerà il lander Philae, che scenderà sulla superficie e perforerà il nucleo. Il trapano con cui lo farà è uno dei tanti contributi dell'Italia a questa missione dei primati. Il nostro Paese partecipa alla missione con l'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e con l'industria, attraverso le aziende del gruppo Finmeccanica Thales Alenia Space, Telespazio e Selex ES. Notevole anche il contributo del mondo della ricerca, con le università Parthenope e quella di Padova, Politecnico di Milano, Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). Progettata 20 anni fa e lanciata il 2 marzo 2004, la missione Rosetta è anche "una prova di quello che l'Italia può fare quando fa una programmazione di lungo periodo", ha osservato il presidente dell'Asi, Roberto Battiston, che ha voluto ricordare Angioletta Coradini, la planetologa che ha ideato la missione, scomparsa nel 2011. Le prime 'cartolinè inviate oggi dalla sonda Rosetta non hanno deluso le attese: "è la prima volta che l'uomo riesce a vedere il primo paesaggio di una cometa, è una cosa che qualche tempo fa avremmo solo potuto sognare", ha detto il coordinatore scientifico dell'Asi, Enrico Flamini. Quello avvenuto oggi, ha aggiunto, è "un salto epocale" rispetto alla missione Giotto, che nel 1986 'salutò' la cometa di Halley. "Oggi - ha concluso - osserviamo i dettagli di un oggetto primordiale, che ha visto l'inizio della formazione del Sistema Solare". L'avventura, comunque, è agli inizi: fino al 20 agosto Rosetta continuerà a catturare immagini dalla distanza di circa 100 chilometri, alla quale si trova attualmente; poi si avvicinerà di 50 chilometri e dalle immagini che invierà allora arriveranno nuove sorprese. Una missione tutta al femminile La chiamano la Biancaneve moderna, la sonda Rosetta, perchè non ha avuto bisogno di alcun principe azzurro per risvegliarsi dal lungo sonno nel quale ha percorso milioni di chilometri attraverso il Sistema Solare per raggiungere la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Non ci sono dubbi che Rosetta sia una missione al femminile, a partire dal suo nome, riferito alla stele che ha permesso di decifrare il linguaggio dei geroglifici e riferito alla possibilità di esplorare i segreti dell'origine della materia, e forse della vita, nell'universo. È stata una donna a idearla e progettarla: la planetologa italiana Angioletta Coradini, scomparsa nel 2011. Avrebbe voluto confrontare i dati delle polveri della cometa con quelli delle rocce lunari riportate a Terra dalle missioni Apollo. Ed è un'altra donna, Amalia Ercoli Finzi, del Politecnico di Milano, ad avere progettato il trapano che nel prossimo novembre sarà il primo strumento in assoluto a perforare il nucleo di una cometa per prelevarne dei campioni. Il trapano si trova a bordo del lander Philae, chiamato così dieci anni fa da Serena, che allora aveva 15 anni. Philae era l'isola Nilo nella quale venne trovato un obelisco con un'iscrizione bilingue contenente i nomi di Cleopatra e Tolomeo in geroglifico. Quell'iscrizione fornì al francese Jean-Francois Champollion un indizio essenziale per tradurre i geroglifici della stele di Rosetta. Un'altra donna italiana, Alessandra Rotundi dell'università Parthenope, responsabile scientifico di uno degli strumenti a bordo di Rosetta, chiamato Giada (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator) e progettato per analizzare le polveri della cometa per scoprirne la composizione e magari la presenza di molecole precursori della vita, così come era accaduto quando nel 2006 ha cominciato a studiare le polveri della cometa Wild 2, portate a Terra dalla missione americana Stardust. È stata una donna, infine, a scoprire la cometa obiettivo della missione Rosetta: l'astronoma Svetlana Gerasimenko l'ha individuata per caso insieme al collega Klim Churyumov nell'ottobre 1969, mentre la loro attenzione era concentrata su un'altra cometa. Per caso è accaduto infime che fosse proprio questa la cometa di Rosetta: inizialmente la sonda avrebbe dovuto raggiungere la cometa Wirtanen, ma il rinvio di un anno della missione ha costretto a individuare una nuova meta.
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