venerdì 2 dicembre 2016
Il nuovo campione del mondo, incoronato domenica 27 novembre ad Abu Dhabi, sceglie di lasciare il Circus all'apogeo della carriera per dedicarsi alla famiglia
Nico Rosberg si ritira dalla Formula 1
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Ritirarsi all'apogeo. È la sublimazione della carriera di uno sportivo, di una vita tutta tesa al raggiungimento di un obiettivo tenacemente, spesso sofferentemente perseguito. È una scelta difficile, perché proprio nel momento in cui sei sulla vetta tutte le porte si spalancano, e il sentiero – fino a quel momento impervio – sembra aprirsi alla discesa. Ma Nico Rosberg l’ha fatto, subito dopo aver vinto il titolo mondiale nella Formula 1. L’ha fatto a sorpresa, in un mondo – quello degli sport motoristici – dove i contratti con le scuderie e soprattutto gli sponsor sembrano totem impossibili da scalfire. L’ha fatto, perché «improvvisamente tutto era chiaro e giusto», ha detto nel suo breve messaggio.

Il momento dell’illuminazione, se vogliamo chiamarla così, è venuto domenica mattina, subito prima dell’ultima, decisiva gara ad Abu Dhabi. Per assicurarsi il titolo, avrebbe dovuto salire sul podio: e sul podio è salito, a dispetto della tattica un po’ meschina del suo compagno di squadra e rivale, Lewis Hamilton, che davanti a lui rallentava a bella posta nella speranza che gli inseguitori riuscissero a sorpassare Rosberg. Piano fallito, Rosberg secondo, titolo iridato assicurato. Come papà Keke, che quel trofeo l’aveva portato a casa nel 1982: anche quest’ombra, questo fardello c’era, nell’ascesa di Rosberg alla vetta: «Ho scalato la mia montagna e ora sono cima», le sue parole. E sulla cima resterà, senza declino, senza malinconico scendere gradini e gradini.

Tedesco per l’anagrafe e per le statistiche della Federazione internazionale automobilismo, Rosberg appartiene in realtà alla prima
generazione dei veri figli d’Europa: padre finlandese, madre tedesca è cresciuto a Montecarlo; parla perfettamente tedesco, inglese, francese, italiano e se la cava con spagnolo e finlandese… Più della bandiera nero-rosso-oro, più del Deutschland über Alles, sui suoi podi (23 le vittorie in carriera) avrebbe dovuto essere accompagnato dal vessillo azzurro con il cerchio di stelle dell’Unione Europea, e dall’Inno alla gioia nel quale tutto il Vecchio Continente si riconosce.

Rosberg è sempre piaciuto, dentro e fuori il mondo della Formula 1. Bello, pulito, privilegiato (consapevole di esserlo, e riconoscente) ma lontano dagli eccessi che spesso accompagnano l’immagine dei piloti; sposato con Vivian, hanno una figlioletta di un anno: ed è a loro che il campione ha pensato, subito dopo la gara trionfale ad Abu Dhabi. «Dopo le grosse delusioni degli ultimi due anni, in cui ho dato tutto come un pazzo, ho ribaltato ogni sasso e non ho lasciato nulla di intentato; queste delusioni sono state la forza motrice per arrivare a un livello che finora non avevo ancora raggiunto. Naturalmente questo ha avuto un impatto sulla mia famiglia, che amo molto; è stata una grande fatica per noi. Abbiamo dovuto rinunciare a molte cose per raggiungere questo». Ora non ruberà più tempo a Vivian, e alla piccola Alaϊa.


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