mercoledì 10 settembre 2014
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Sul track e fuori dal track fare gioco di squadra ti dà l’energia, il coraggio e la forza per affrontare qualunque sfida, compresa quella che sembrava impossibile di partecipare ai Mondiali di roller derby...». Così Serena, atleta del club romano She-Wolfes, descrive la grande avventura che attende la Nazionale italiana di roller derby al suo esordio in una competizione di alto livello, come la World Cup di roller derby che si svolgerà a Dallas, in Texas, nel prossimo dicembre. Chiedersi cosa sia il roller derby è una domanda lecita: può essere definito uno sport femminile di contatto, era in auge negli Stati Uniti già negli anni ’60. Dopo aver riconquistato l’interesse degli appassionati e una discreta visibilità Oltreoceano, il “derby”, com’è comunemente chiamato, si sta diffondendo sempre più anche in Italia. Le due squadre si sfidano intorno a un ovale - il track, appunto - a velocità elevatissima: le giocatrici usano i pattini a rotelle, quelli classici, indossano ginocchiere, paradenti, gomitiere e casco protettivo perché in pista i colpi non mancano. A turno, ogni pattinatrice deve tentare di superare il blocco formato dalle avversarie. Se ci riesce significa che ha segnato un punto a favore della propria squadra. Se negli Stati Uniti questo sport ha già una buona tradizione alle spalle, in Italia il movimento del roller derby è tutto da costruire. Quello che non manca è la passione e la voglia di crescere: basti pensare che il numero delle squadre, tutte femminili, è letteralmente esploso negli ultimi due anni diventando 14 e altre, sull’onda dell’entusiasmo e in vista dei Mondiali di quest’anno negli Stati Uniti, stanno iniziando a cercare spazi dove allenarsi. Da Milano a Roma, da Torino a Bolzano: più di 300 sono le atlete in tutta Italia che praticano questo sport; ognuna con il suo “alias”, una sorta di nome d’arte riportato sulla maglia, che viene registrato nel database dalla Wftda, la Federazione internazionale di roller derby, e che resta un segno distintivo per il resto della carriera sui pattini. Da questo gruppo sono state selezionate 24 atlete e ne rimarranno 20 per Dallas. Dopo la date di Milano e Vicenza, le azzurre hanno fatto tappa a Torino e ora riprendono questo tour di allenamenti in tutta la penisola che le vedrà impegnate fino a dicembre. Alla guida ci sono le tre selezionatrici, ma anche giocatrici: tre italiane che hanno scelto di vivere all’estero, e che sui track di Copenaghen, Berlino e Londra hanno perfezionato le loro capacità tattiche e strategiche nel “derby”. Ma il rollerderby a sentire le ragazze sui pattini, non è solo uno sport che unisce velocità, forza fisica e mentale: per molte di loro rappresenta una seconda casa. È il caso di Marta che vive a Copenaghen già da 5 anni e nel “derby” ha trovato tutto, dallo sport all’amore, fino al lavoro. «Non importa che tu sia brava o no sui pattini – aggiunge Eleonora che milita nelle Harpies Milano e veste anche la maglia azzurra –. Questo sport è aperto a tutti e ovunque in Europa, anche le squadre più forti e titolate sono pronte ad accoglierti, a farti allenare con loro e persino a ospitarti, se non hai dove dormire». Il motivo? Il roller derby è una comunità, un movimento sportivo che sta crescendo e vuole consolidarsi. «Ecco perché l’occasione dei Mondiali potrebbe rappresentare un primo passo verso l’istituzione di un organo nazionale in cui tutte le leghe si riconoscano», conclude Eleonora.
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