venerdì 24 dicembre 2010
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«Il pellerossa con le piume in testa com’è finito tra le statuine del presepe?» si chiedeva Rodari in una delle sue fiabe in rima che hanno fatto il giro delle scuole del mondo, fin da quando il 'favoloso Gianni' 50 anni esatti fa, con Filastrocche in cielo e in terra, fu lanciato da Giulio Einaudi tra gli autori grandi per i lettori piccoli, insieme con Italo Calvino. Tanto che scherzosamente lo scrittore scrisse all’editore: «Ho ricevuto i calzoni lunghi: se ha dei nemici, disponga di me».Dieci anni dopo, le Favole al telefono lo consacrarono nella nuova collana degli 'Struzzi' con copertina di Munari: «A 600 lire, anche i fumatori di trinciato forte potranno ora comprare le mie favole. Il coraggio di infilare il mio nome tra Lee Masters e Brecht io non l’avrei mai avuto». Ora quelle storie sono tra I libri della fantasia raccolti in edizione da classico, con una nota di Pino Boero e i disegni originali munariani, come il celebre uccellino disegnato su una lettera del titolo o quegli schizzi e ghirigori che si fanno proprio quando si è al telefono. Ma il trentennale della morte del creatore di Cipollino (quanti bambini hanno ricevuto questo soprannome da quel simpatico personaggio) non è editorialmente rilevante solo per il tomo complessivo che lo celebra come un classico, quanto per un’operazione finora mai tentata con uno scrittore italiano.L’ultimo atto sono le Storie e filastrocche di Natale appena uscite, con «il pellerossa nel presepe»: in precedenza però mai comprese nella bibliografia dell’inventore della Grammatica della fantasia .Infatti il gruppo editoriale triestino 'Einaudi Ragazzi, E.Elle ed Emme Edizioni', che fa capo a Orietta Fatucci, acquisiti tutti i diritti d’autore presso altri editori, ha avviato il rilancio dello scrittore con una strategia degna d’attenzione. Eccola: va bene Munari, che non invecchia mai, ma nell’idea rodariana che «la fiaba è il luogo di tutte le ipotesi», è stata scelta un’attualizzazione del paratesto dei vari racconti: collana, formato, illustrazioni, capitoli, titoli… Non soltanto con nuovi artisti (come Altan, oltre a Giulia Orecchia, Nicoletta Costa, Valeria Petrone e altri che illustrano una seconda grande raccolta intitolata Le storie della fantasia ), ma anche con cambi di formato, addirittura trasformando i brevi capitoli delle Favole al telefono in singoli libri a sé.Chissà se Rodari avrebbe approvato? Crediamo di sì. Dunque, per ogni storia, altrettanti albi di grande formato (tra gli ultimi La strada che non andava in nessun posto con disegni di Fulvio Testa) oppure libriccini (come L’omino della pioggia: con diverse uscite ed edizioni per ogni singola storia o opera siamo di fronte a uno spin off editoriale in piena regola, con al centro la forza della parola, come in C’era due volte il barone Lamberto, ironica testimonianza del sentimento di morte che Gianni, ormai malato, cercò di esorcizzare proprio in quel suo ultimo romanzo. Qui la parola (il nome del protagonista) pronunciata di continuo non lo fa più morire: metafora della stessa letteratura che salva.Dopotutto la forza della scrittura, umana e sociale, è in effetti il segreto delle parole di Rodari, che invita i suoi piccoli (e grandi) lettori a «mai lasciarsi spaventare dalla parola 'fine'». E nel volume uscito per le feste, illustrato da Alistar, torna il suo Mago di Natale, che non ha che auguri da regalare: «Di auguri ne ho tanti, scegliete quelli che volete, prendeteli tutti quanti».
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