lunedì 24 ottobre 2011
Che Marco Simoncelli era volato in cielo con la sua moto, l’ho saputo mentre pregavo, sereno, in una Chiesa di Gerusalemme... di Massimiliano Castellani
Effettuata l'autopsia, domani il ritorno della salma
Il parroco di Coriano: Marco, spontaneaità e semplicità (Radio inBlu)
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Che Marco Simoncelli era volato in cielo con la sua moto, l’ho saputo mentre pregavo, sereno, in una Chiesa di Gerusalemme. A me e agli altri italiani venuti in Terra Santa per la Maratona della Pace, l’ha comunicato, commosso, don Claudio Paganini interrompendo il momento di preghiera. Mi trovavo al Muro del pianto, mai luogo fu più adatto, che cercavo disperatamente informazioni dall’Italia. La prima persona che ho chiamato al telefono è stata mia madre, non sapeva. Ha detto "mammamia" e si è messa a piangere. Allora è stato come se a distanza mi fosse arrivato l’urlo straziante della mamma di Simoncelli, il pianto inconsolabile di un padre e della sua fidanzata che hanno accompagnato Marco fino all’ultima curva della sua breve parabola terrena. Ma come era possibile che la corsa di quel ragazzone scanzonato di Romagna, il fratellino in pista di Valentino, si fosse arrestata così presto e per sempre? Un signore con il suo iPad inizia a farmi vedere le prime immagini, poi mi spiega la dinamica dell’incidente e alla tragedia scopro un’altra assurda fatalità: Valentino non è riuscito a schivarlo. E’ finita così per il "Sic", per un casco scivolato, una gamba rimasta impigliata sotto alla moto e una frenata impossibile da compiere per chi viaggia sempre al limite estremo, tra la vita e la morte.Mi torna subito alla mente un’altra fine analoga, quella di Gigi Meroni, la farfalla granata del Torino degli anni ’60: dopo un derby giocato da eroe e vinto contro la Juve, venne investito da un’auto. Era la macchina guidata da  uno dei suoi più grandi tifosi, Tilli Romero, futuro presidente del Torino. Meroni aveva 24 anni, come Simoncelli. Mentre l’amarezza lascia spazio alla nostalgia, nella mia stanza d’albergo riesco ad accedere a Internet e scopro che a Roma anche Damiano Russo, 28 anni, attore, in sella a una moto è volato in cielo insieme al "Sic". Damiano era un ragazzo dal viso dolce, sorridente, il figlio sognatore di Sergio Rubini in "Tutto l’amore che c’è". Penso ,vedrai, domani a Damiano non lo ricorderà nessuno. E invece credo sia giusto fermare un attimo queste nostre esistenze sfrenate, come quelle moto cadute in terra, in cui viaggiavano due ragazzi. Due destini così distanti eppure terribilmente vicini. Due "fratellini" d’Italia che stavano provando a superare questo presente stretto e che non basta più a nessuno, sperando magari che il futuro sarebbe stato tutto loro. "Dicono che l'amore è vita, io per amore sto morendo", ha scritto Jim Morrison. Un altro angelo volato via in fretta, a 27 anni, come Simone e Damiano. Angeli caduti in volo, ma che per quel poco che sono stati su questa terra hanno amato la vita e il loro mestiere, fino all’ultima curva.
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