venerdì 12 novembre 2021
A Reggio Emilia il confronto organizzato dalla Lega Pro tra società, istituzioni e tesserati alla presenza del ministro Erika Stefani. L'esempio virtuoso di Reggiana e Feralpisalò
Gli atleti speciali della Fermana, Novara, Virtus Entella, Lega Pro scattata a Novarello per la quadrangolare “4 Special Cup” del 2019

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Il film Crazy for football. Matti per il calcio di Volfango De Biasi, la storia della Nazionale calciatori con disabilità psicosociale – fondata dal dottor Santo Rullo – insegna che la “calcioterapia” funziona. Ed è su questo crinale che oggi a Reggio Emilia, presso l’Università Unimore, la Lega Pro in collaborazione con due suoi club, la Feralpisalò e la Reggiana, organizza una giornata di studi su calcio e disabilità. “Progetto diversamente abili. Ripartire dal calcio inclusivo e di valori” (in streaming sul sito tv.unimore.it, a partire dalle ore 10.00) è il titolo del convegno che si tiene sotto l’egida della Lega Pro, in collaborazione con l’Unimore. Quest’ultima da tempo è impegnata su quattro fronti del sociale: l’inclusione, la lotta al bullismo, il benessere psicofisico di chi entra in contatto con il mondo dello sport e le connessioni tra il mondo dell’istruzione e la vita sportiva.

«Questa iniziativa riconosce la forte valenza del binomio sport e disabilità. Lo sport è infatti una grande scuola di vita per tutti, poiché insegna - anche con la vivacità e la competizione - a confrontarsi con gli altri nel rispetto delle regole. Ed è ancora più una scuola di vita quando lo sport diventa davvero accessibile a tutti: le persone con disabilità, attraverso lo sport, non solo imparano a vivere la società, il gruppo e le relazioni, ma lo fanno con divertimento e con gioia, sentendosi parte della comunità. Proprio come dovrebbe essere nella vita», spiega il ministro per le Disabilità, Erika Stefani, che interverrà a concludere i lavori del panel al quale prenderanno parte anche il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, il presidente CIP Luca Pancalli e il presidente Dcps Franco Carraro.

Diverse le testimonianze, anche dei calciatori che vanno in campo e che hanno avuto esperienze dirette di inclusione, a cominciare dal capitano della Nazionale amputati Francesco Messori, reggiano di Correggio. La Reggiana padrona di casa del presidente Carmelo Salerno, assieme alla Feralpisalò, sono due società in prima linea. I granata emiliani vantano 30 atleti tesserati, tra AC Reggiana Quarta Categoria Livello I e Livello II, tutti di età compresa tra i 20 e i 45 anni. La Feralpisalò del patron Giuseppe Pasini è stata invece la prima società ad aver adottato un cane diventato il portabandiera della sensibilità sociale del club lombardo verso il mondo animale.

Messaggi veicolati a livello mediatico da “Special News”, il primo tg in Italia condotto con ragazzi affetti da disabilità cognitiva, in onda su Teletutto (la principale Tv bresciana con un milione di contatti quotidiani) e interamente dedicato al mondo Feralpisalò, con contributi di tutto il team del progetto “Senza di me che gioco è?”.Le compagini di Reggio Emilia e Salò, rappresentano il vertice di un lavoro che mira a diventare “virale” per tutta la Serie C che vuole farsi modello per tutto il movimento.

«La mia massima aspirazione è avere un campionato delle 60 società di Lega Pro interamente dedicato ai diversamente abili – dice il presidente della Lega di C Francesco Ghirelli –. Realtà o utopia? Io lo sogno, ma lo reputo allo stesso modo possibile. Le nostre sono squadre generose, attente al prossimo, e i proprietari sono imprenditori che vogliono restituire al territorio qualcosa che va ben oltre ad una squadra di calcio. Parlo dei valori: includere, aggregare, essere vicino ai disabili, ai giovani, alle famiglie. Questo è il calcio che la Lega Pro vuole essere soprattutto dopo un periodo così difficile legato alla pandemia».

Un anno e mezzo di blackout dal quale il mondo del calcio e dello sport tutto si sta riprendendo, ma per rifarsi del tempo perduto nel campo affascinante, quanto impervio, del sociale il ministro, Stefani è consapevole che «occorre lavorare, affinché il futuro della nostra società sia pienamente inclusivo, permettendo alle persone con disabilità di sentirsi nella squadra della vita, della scuola, del lavoro».

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