mercoledì 4 maggio 2016
Ranieri, la “rivincita” dell’amico di Borgonovo
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È stato già detto che la storica vittoria della Premier da parte del piccolo, grande Leicester, è soprattutto la rivincita di un galantuomo come Claudio Ranieri? Sì l’hanno già detto. E che con Ranieri trionfa ancora all’estero la grande scuola tecnica italiana (e con essa l’università del pallone di Coverciano)? Ampiamente rimarcato anche questo. Sul carro dei vincitori che, alla vigilia del campionato i bookmakers davano 5000/1 (stessa quota per una “blasfema” salita al soglio pontificio di Bono Vox degli U2) stanno salendo tutti, anche il reverendo Martyn Snow, vescovo di Leicester, assieme a quelli che in Italia non avevano creduto, nè continuato a scommettere sulle enormi capacità del “sor/sir” Ranieri. Perché? In un mondo del pallone che, almeno fino a ieri, tende a privilegiare gli “special one/specialoni”, quella del Claudio nazionale è la rivincita dei normalone/ normaloni, specie italiani (vedi Carlo Ancelotti futuro tecnico del Bayern Monaco e Francesco Guidolin allo Swansea). Claudio di Testaccio - «Claudio ora è il nome più “battezzato” a Leicester», informano i tabloid - , è un uomo che si è formato nella cultura dell’oratorio: «Gli anni più belli e spensierati che ricordi, sono quelli passati alla parrocchia di San Saba. Solo se alla domenica andavi alla messa allora avevi diritto a giocare a basket, pallavolo o calcio con i più grandi, nel campetto dell’oratorio. Quando ogni tanto ci passo mi si stringe il cuore per la nostalgia... », ha confessato di recente ad Avvenire.  Ranieri è l’uomo per il quale prima della Premier viene la mamma, Renata, 96 anni, la sua vera, unica “Regina”. Infatti il giorno in cui è diventato il Re del football d’Inghilterra era a pranzo con la madre in Italia e in contatto telefonico costante con gli amici di sempre, gli ex ragazzi del Catanzaro del ’74: altro piccolo miracolo calcistico in cui, in campo, Ranieri ha scritto pagine di storia. E allora, solo per questo, il complimento più bello è quello che se potesse ora gli farebbe arrivare un suo caro amico, Stefano Borgonovo. «Bravo Claudio. Te lo meriti! Se fosse qui con noi questo gli direbbe Stefano », dice la moglie del calciatore morto di Sla (Sclerosi laterale amiotrofica) Chantal Borgonovo. Un altro amico di Borgonovo e dell’omonima Fondazione, l’austriaco Bernd Fisa, condivide, e ci ricorda di quegli «auguri speciali che Ranieri scrisse il 17 marzo 2014», il giorno in cui Stefano - morto il 27 giugno 2013 - avrebbe compiuto 50 anni. «Mi fa enormemente piacere scrivere per Stefano; ancora oggi nel leggere la mia posta, cerco quella che spesso mi mandava: erano sempre belle parole con tanto significato, e mi stupivo sempre che un uomo nella sua dimensione e situazione potesse condividere così profondamente i sentimenti altrui, ed altresì comunicare in modo che le sue parole non facessero ricordare in nessun modo la sua “ malattia” - ha scritto Ranieri - . Gli argomenti erano spesso calcistici, diretti, positivi, da un uomo che amava profondamente il calcio; ho le sue mail da parte ed ogni tanto le rileggo per sentirlo ancora vicino. Buon compleanno Stefano!». Un legame fraterno e sincero, come nello stile dell’allenatore del Leicester che in questo somiglia tanto al “Vecio” Enzo Bearzot, il ct campione del mondo con la Nazionale al Mundial di Spagna ’82. E al sir/sor Claudio tra i tanti riconoscimenti e premi che in questo momento gli stanno conferendo, forse quello più calzante è proprio il Premio Bearzot 2016. Lo riceverà il prossimo 9 maggio nella sua Roma, al Salone d’Onore del Coni, e Ranieri ha già fatto sapere che l’assegno del premio lo devolverà alla Fondazione Stefano Borgonovo Onlus. Un gesto che prima di lui ha fatto Ancelotti. Onore ai “normal one” alla Ranieri, e all’Ancelotti, più umani e quindi davvero vincenti.
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